[13] J. Ostapenko b. A. Sasnovich 6-0 1-6 6-3
Tra i “nerd” del mestiere e gli amanti di statistiche strane (che poi, via, non c’è neppure questa gran differenza) c’era grande curiosità intorno all’esordio di Jelena Ostapenko in questo Wimbledon. Non tanto per vedere come si sarebbe trovata sull’erba londinese, dove già trionfò nel 2014, la vincitrice dell’ultimo Roland Garros, ma per capire se ci fosse un possibile contraccolpo emotivo e se la maledizione che ha colpito le ultime vincitrici del Roland Garros (ad eccezione di Serena Williams) avrebbe fatto effetto anche su di lei.
Facciamo un riepilogo: Francesca Schiavone ha vinto il titolo a Parigi nel 2010, perdendo poi il primo match a Wimbledon da Vera Dushevina; Na Li vinse Parigi nel 2011, perdendo poi al secondo turno di Wimbledon da Sabine Lisicki; Maria Sharapova è quella che si è comportata meglio vincendo a Parigi nel 2012 e perdendo poi al quarto turno a Wimbledon ancora da Lisicki; stesso turno in cui Lisicki superò Serena Williams nel 2013; Garbine Muguruza vinse Parigi nel 2016, poi venne sconfitta al secondo turno a Wimbledon da Jana Cepelova. Andò meglio a Simona Halep, che però nel 2014 si girò una caviglia in semifinale, e a Lucie Safarova nel 2015, quando arrivò ai quarti.
Per Ostapenko, nonostante oggi sia arrivato un nuovo terzo set, il settimo consecutivo contando le ultime quattro partite a Parigi e le due a Eastborune, la situazione sembra molto più simile a quella di Maria Sharapova, che perse da Lisicki ma senza patire un’ansia dal dover fare il risultato. D’altronde, la russa, che bisogno aveva di dimostrare ancora qualcosa alla gente? Per la lettone invece sembra tutto diverso: a 20 anni, sembra davvero non sentire questo cambiamento che ci sarà stato, nella sua vita. Probabilmente la starà aiutando l’essere nata e cresciuta in un paese piccolo piccolo come la Lettonia, con meno di due milioni di abitanti, dove il tennis non è stato considerato come sport principale perché riservato a poche persone. Che pressione può avere una che proviene da un paese così tranquillo? Sono tutte domande che al momento sembrano trovare una risposta chiara: Ostapenko è già ripartita, Parigi è alle spalle. Forse ancora non ha realizzato, forse lo ha fatto e vuole già puntare al prossimo traguardo.
Perderà ancora, avrà ancora momenti in cui magari le vittorie faranno fatica ad arrivare, ma è l’atteggiamento che mostra a far pensare che questa giocatrice, almeno di testa, vuole dimostrarsi superiore alle tante giocatrici che in tutti questi anni si sono avvicendate. Il primo set era il momento più critico, stasera, per tanti motivi. Era l’esordio, arrivava dopo una giornata che non deve averla soddisfatta (campionessa Slam che solo alle 7:30 di sera ora londinese scopre in che campo deve giocare perché sul precedente un match maschile rovina la programmazione, con la controparte maschile sarebbero insorte polemiche a non finire), ed ora inevitabilmente sono tanti quelli che vorranno seguire i suoi risultati. 23 minuti, 6-0. Sembrava tutto perfetto, poi un calo ad inizio della seconda frazione e Aliaksandra Sasnovich ha preso il largo per conquistare il secondo parziale quasi con lo stesso punteggio. A quel punto, però, la lettone è salita di nuovo in cattedra ed a parte per una distrazione nel finale quando l’oscurità ormai era calata e si vedeva molto poco, è riuscita a concludere senza grandi affanni.
Continua il suo momento d’oro, rimandando quella che è la maledizione del Roland Garros per le “nuove arrivate” e mettendo un po’ a tacere chi pensava che potesse uscire subito di scena sui prati londinesi. Lei che è la più giovane, avrà una responsabilità in più, un test in più. Sarà preparata? Francoise Abanda la aspetta al secondo turno, poi eventualmente un match molto tosto contro Madison Keys (o Camila Giorgi, quindi sicuro affronterebbe una grande colpitrice). Parigi è alle spalle, al momento l’unica certezza sembra essere questa.
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