Alle 20 e 17 londinesi, l’Italia del tennis perde per strada in questa edizione di Wimbledon anche Paolo Lorenzi, sconfitto in quattro set (6-4 7-6 6-7 6-2), in tre ore e quattro minuti, dallo statunitense Donaldson.
Poteva e doveva essere una partita alla portata del numero due azzurro, ma Lorenzi, su questi prati, al di là del grande impegno, che anche oggi non è mancato, proprio non ci sa giocare o, quantomeno, non è a proprio agio. Altra pecca di un match giocato alla pari per tre, il quarto parziale dove Donaldson ha davvero tirato fuori tutto quello che aveva, ma nel quale Lorenzi ha pensato soltanto a difendersi, a cercare di mettere davanti al proprio corpo una sorta di scudo protettivo.
E dire che il tie break del terzo set, vinto a zero come a zero aveva perso quello del secondo, avevano di fatto riacceso le speranze in casa azzurra, con un Donaldson provato anche dal punto di vista fisico per un problema alla coscia destra, ma anche agli adduttori della sinistra. Ed invece gli infiammatori hanno avuto un effetto immediato, condizionando fortemente Lorenzi, che invece di far leva su quanto fatto un attimo prima, ha dato subito via libera al suo avversario, che ha cominciato a tirare “comodini” dall’altra parte, trovando terreno fertile, tanto per restare in tema con i peggiori campi degli ultimi anni da queste parti, in casa statunitense.
Alla fine, dunque, Lorenzi ha abbandonato mestamente questo Wimbledon e lo ha fatto con un pizzico di rammarico perché, proprio lui che è un combattente nato, ha finito invece per ammainare bandiera sul più bello, quando la partita sembrava aver girato dalla sua parte. Ci resta, dunque, in campo maschile il solo Fognini che, domani, chiuderà il programma sul campo centrale con un certo Andy Murray, numero uno del mondo e del tabellone, nonché campione uscente dei Championships. A Lorenzi, oggi, qualcosa invece può essere rimproverato. Perché davanti non aveva un avversario insormontabile e perché, una volta vinto il terzo set, la partita poteva davvero prendere un’altra piega. Ma così non è stato.
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