[7] M. Cilic b. [16] G. Muller 3-6 7-6(6) 7-5 5-7 6-1
dall’inviata a Londra
Non era l’avversario che si aspettava, non quello che si era figurato davanti.
La mano è quella, le traiettorie mancine sono insidiose uguali, le accortezze tattiche simili da mettere in campo.
Dall’altra parte del campo però c’è Gilles Müller, con un’espressione a metà tra Adriano Celentano e Mark Bresciano, che tanto ha ricordato nell’esultanza “frozen” dell’altro giorno contro Rafa Nadal.
Marin Cilic da qualche anno a questa parte è un giocatore concreto però e se i campi sono quelli che ama sa diventare davvero cattivo; una macchina di servizi vincenti e rovesci penetranti, che ti aggrediscono sempre, non ti lasciano respirare.
E in questa partita ha dovuto e saputo incassare da un avversario ancora in piena fiducia per la splendida stagione fin qui e per l’impresa compiuta agli ottavi di finale, ha dovuto tenere quello che poteva, respirare quando l’onda andava giù per un attimo e guardare da lontano una riva chiamata palla break per quasi un’ora. Un’ora di nulla, un’ora di tennis senza sbavature quella di Müller, nemmeno un’occasione per aggrapparsi a qualcosa.
A volte però devi aspettare la corrente e nuotare come sai fare meglio e questo Marin Cilic lo sa, lo ha visto fare anche contro di lui, proprio qui, lo scorso anno, a Roger Federer. Quel ricordo potrebbe aiutarlo e scoraggiarlo al tempo stesso. Occasioni sprecate e insegnamenti.
Il croato decide che è l’ora di imparare perché il sogno Wimbledon, dopo gli US Open conquistati questa è una chimera non più troppo chimera e le chances sono concrete, alla portata.
Nulla ti viene regalato e questa partita lo dimostra, nemmeno chi potrebbe essere sazio dopo la partita più importante vinta fin qui.
Dall’altra parte Sam Querrey, contro cui non ha mai perso, invece di Andy Murray.
“C’è un tempo bellissimo, tutto sudato”. Ed è proprio questo qua per Cilic.
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