Due settimane fa Petra Kvitova aveva annunciato che si sarebbe iscritta all’entry list del Roland Garros per darsi una spinta ulteriore a continuare la lunga fase di recupero che la vede impegnata da fine 2016, quando fu aggredita in casa sua a Prostejov da un uomo armato di coltello che le ha lacerato tutti i tendini della mano sinistra.
Ieri la tennista ceca, che risiede a Monte Carlo, si è allenata a Nizza assieme alla giovane tennista rumena Oana Gavrilova in quello che sembra essere uno dei primissimi momenti in cui la due-volte campionessa di Wimbledon ha rimesso piede in campo.
Sempre molto riservata, Kvitova aveva chiesto rispetto per la privacy ai media internazionali nella conferenza stampa all’uscita dall’ospedale a fine dicembre. Da quel momento si sono avute solo qualche foto e dichiarazioni (speculazioni se non arrivavano da fonti direttamente a contatto con la giocatrice) o veri e propri comunicati dalla ex numero 2 del mondo come è avvenuto per l’iscrizione al Roland Garros.
Caroline Wozniacki, in questi giorni a Praga per il torneo WTA International, ha rilasciato qualche dichiarazione a proposito di un incontro con la ceca
“L’ho incontrata qualche giorno fa. È stato bello vederla sorridente e positiva. È una ragazza forte, che sta continuando la riabilitazione, ci manca tanto la sua presenza nel tour. Non è facile recuperare da quello che ha subito, ma è una grande lottatrice”.
Cristopher Clarey, giornalista del New York Times, ha comunicato una decina di giorni fa che la Wilson ha preparato per Kvitova una racchetta più leggera della precedente, che dovrebbe quindi affaticare meno la giocatrice al momento dell’impatto (soprattutto) ed in generale in tutta la fase di controllo dell’impugnatura. Nel frattempo, il dottor Kerble racconta della convalescenza della stessa ceca e di come furono i primi momenti dopo l’aggressione
“È stato un grosso problema: lei ha subito coltellate lungo tutta la mano sinistra, ha subito la lacerazione di sette tendini ed abbiamo dovuto operarla in una zona molto delicata, che chiamano “no men’s land area”, dove cioè si intende uno dei peggiori punti per subire infortuni. Il dottor Kolar mi ha chiamato, quel giorno, dicendomi di tutto quello che era avvenuto e che Petra fosse lì in ospedale. Non sapevo ancora bene i dettagli, poi la stessa Petra mi ha chiamato chiedendomi se poteva arrivare al nostro ospedale (a Praga, ndr) ma io le ho detto di andare in quello più vicino e così l’ambulanza l’ha portata a quello di Prostejov. Lì c’era un mio amico, un dottor molto esperto in infortuni alle mani. Mi ha chiamato e mi ha spiegato tutta la situazione: mi sono sentito male. Ho subito detto che sarei arrivato lì di corsa. L’infortunio era veramente grave. Ho capito quello che stava accadendo: se sei infortunato in un solo tendine, come atleta, hai il 5% che si verificano complicazioni durante la convalescenza e quindi di non poter più giocare. Essendo infortunata, lei, in tutti e 7 aveva il 25% di possibilità che uno di questi potesse non funzionare più e quindi di smettere col tennis”.
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