UP
Belgio
Seconda semifinale di Coppa Davis negli ultimi tre anni per il Belgio guidato da Johan Van Herck, ne fa le spese l’Italia che a Charleroi si arrende sotto i colpi di David Goffin e Steve Darcis. Una squadra senza un fuoriclasse ma che ha nel numero 14 del mondo un giocatore molto affidabile e nello “Squalo” Steve un vero uomo Davis. Inoltre la coppia Bemelmans-De Loore si è scoperta molto competitiva in doppio, andando a mettere una pezza in quello che era il grande punto debole della squadra finalista nel 2015, pronta a ospitare Kyrgios e la sua Australia nella semifinale di settembre. Per quale strategia opterà Van Herck? Nuovamente una superficie rapida oppure terra rossa per cercare di mettere a disagio la squadra ospite?
Daria Kasatkina
A Charleston le più attese erano Madison Keys, Venus Williams e Johanna Konta, ma le prime due non hanno fatto nemmeno in tempo a prendere confidenza con la terra verde e la terza reduce dalle gloriose fatiche di Miami ha preferito dare forfait. Così nella solita incertezza made in WTA a giocarsi il titolo sono state due giovanissime classe ’97 come Jelena Ostapenko e Daria Kasatkina. Ha vinto quest’ultima, al primo titolo assoluto in carriera che le vale anche un ritorno nella top 30 abbandonata dopo un ultimo mese e mezzo poco fortunato in termini di risultati. Menzione di merito anche per Ostapenko, ancora senza trofeo ma sempre più in crescita.
DOWN
Marcos Baghdatis
Trentasei vittorie consecutive nei singolari di Coppa Davis: si ferma qui la striscia record di Marcos Baghdatis, capace persino di superare Bjorn Borg – fermo a 33 – e primatista assoluto nella competizione. Un record aiutato dalla qualità tutt’altro che eccelsa dei suoi avversari ma d’altronde se Cipro naviga tra il Group II e il Group III della zona euro-africana la colpa non è certo di Marcos, a cui va dato merito di aver sempre perorato la causa. Questo weekend però è stato davvero funesto per l’ex finalista degli Australian Open, sconfitto sia in singolare che in doppio nel match contro la Tunisia. In particolare la battuta d’arresto contro il numero 799 del mondo Echargui che interrompe la sua serie di successi è di sicuro il peggior KO della sua intera carriera.
Kyle Edmund
Senza Andy Murray, la Gran Bretagna sapeva di andare incontro a un confronto quasi proibitivo in casa della Francia, nonostante la formazione rimaneggiata presentata da Yannick Noah. Sulla terra rossa, superficie per niente amata da Daniel Evans, gli unici appigli rimasti erano il doppio Inglot-Murray e Kyle Edmund. Andata male in entrambi i casi e soprattutto dal giovane britannico ci si aspettava qualcosa in più; la sconfitta contro Lucas Pouille ci può stare ma con il miglior giocatore fuori causa la Gran Bretagna sperava in una prova di maturità del suo numero 2, invece Edmund ha dimostrato di non essere ancora pronto per caricarsi la squadra sulle spalle.
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