Le semifinali di Montecarlo 2017 rischiavano di passare alla piccola storia del nostro sport come tra le più dimenticabili degli ultimi anni. A parte Nadal, certo lontano dai suoi giorni migliori visto che è stato capace di perdere un set nel primo incontro e soffrire persino contro un bravo cristo come Schwarzman, c’erano unno che non era mai arrivati in una semiifinale di un masters 1000; un altro che c’era arrivato dopo aver perso addirittura nelle qualificazioni e grazie ad una serie di ritiri tale da indurre gesti scaramantici anche a illuministi praticanti; ed un terzo che c’era arrivato due volte e che poi è anche l’unico su cui ci sentiamo di scommettere che lo rivedremo a questi livelli. E in effetti la prima semifinale è stata un piccolo strazio, visto che Ramos-Vinolas faceva fatica a credere di poter davvero arrivare addirittura in finale e Pouille si sforzava di spiegare perché mai chi ne ha pronosticato radiosi futuri, addirittura da vincitore di chissà quale slam, è stato leggermente avventato. Insomma tutto stava filando mediocremente liscio, quando Rafael Nadal e David Goffin hanno cominciato una di quelle partite che gli esperti chiamano “da terra rossa”. Scambi lunghi, tentativi di giocare l più possibile vicino alle righe, manovre tattiche raffinate, rischi calcolati. Dopo mezzora Goffin era leggermente avanti su Nadal, grazie ad un break al terzo game e ad una saggia conduzione dei suoi due turni di battuta. Il sesto game non sembrava dovesse essere particolarmente diverso dagli altri. Goffin metteva addirittura un ace di seconda, andava 40-0, però poi smarriva il dritto e permetteva a Rafa di risalire fino al 40 pari. Il belga aveva altre due opportunità di arrivare 4 a 2 e alla terza, finalmente, ci riusciva. Dritto lungo di Nadal, palla 4 dita oltre la linea di fondo, chiamata del giudice di linea e Rafa che si accingeva a farsi dare e palle per servire e cominciare il settimo game. Come ormai tutti sanno, Mourier, il giudice di sedia, scendeva dal seggiolone, si avvicinava al punto in cui era caduta la palla colpita da Nadal e decretava che no, quella palla non era caduta oltre la linea, ma da un’altra parte. Un incredulo Goffin sbraitava, strabuzzava gli occhi, implorava, e poi si rassegnava. Definitivamente. Il belga resisteva altri 4 punti poi crollava miseramente.
Degli errori di Goffin potrete leggere e leggerete: poteva coinvolgere il giudice di linea, chiedere l’intervento del giudice arbitro e chissà cos’altro. Ma, soprattutto, non doveva perdere la testa perché queste cose succedono e tutto sommato la differenza tra un normale giocatore e un campione è anche la capacità di gestire questi momenti terribili, quando ti sembra di aver finito una parte importante del tuo compito e invece devi ricominciare. Imparerà Goffin, che saggiamente in conferenza stampa ha subito detto che questa partita adesso appartiene al passato. Il belga, come Nadal prima di lui, ha precisato che “Rafa non poteva farci nulla” anche se ci ha tenuto a dire che “I’m sure Rafa knew it was out” (sono sicuro che Rafa sapeva che la palla era fuori). Del resto, lo stesso Rafa, con una sincerità che gli fa onore, ha ammesso che “I know probably that he was right” (so che probabilmente aveva ragione).
La situazione dunque è la seguente. Mentre Goffin sbraita contro l’arbitro e il pubblico comincia a fischiare, dall’altra parte del campo c’è un giocatore che poteva (“poteva”, non “doveva”) chiamare l’arbitro, dirgli una cosa che mille volte si è detta nei campi di tennis (“l’ho vista lunga anche io da qui”) e andare a servire. Rafa ha deciso di non farlo. Non era facile, poteva senz’altro essergli passato per la mente che magari si erano sbagliati tutti tranne il giudice di sedia, ma ha capito, lo dice lui stesso, che “probabilmente aveva ragione”. Purtroppo Rafa ha scelto un’altra strada, e da quel momento è cominciata una partita inutile. Giocata nel più classico dei climi surreali, con Rafa che palesemente vagava in preda a qualche senso di colpa che anche in conferenza stampa ha provato a scacciare con quel “ma che potevo fare io?” Il problema, per quanto piccolo, è che Rafa una cosa poteva farla: chiamare il giudice di sedia e andare a servire per il settimo game. Tutto gira intorno ad una semplice questione, e cioè se Nadal sapesse o meno che il suo dritto era fuori. Se pensate che avesse dei dubbi allora non si comprendono bene i sensi di colpa e le varie scuse del dopo gara. Bastava dire “in campo non ero convinto che la palla fosse fuori, d’altra parte ero lontano” e il discorso sarebbe stato chiuso. Ma se invece pensate che Rafa sapesse che la palla era finita lunga allora comprenderete che Nadal poteva fare una cosa semplicissima: dirlo.
In questo senso è stata un po’ un’occasione persa non solo per Rafa ma anche per il torneo. Che invece di far passare alla storia – piccola, l’abbiamo già detto? – le semifinali di questo torneo poco eccitante grazie ad un gesto di grande eleganza (non eccezionale, visto che tante volte è successo e tante altre volte succederà) lo seppellisce nell’ombra di due semifinali anonime. Peccato.
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