[9] R. Federer b. [3] S. Wawrinka 6-4 7-5
Volée di rovescio, rovescio lungolinea, rovescio incrociato e ovviamente un dritto inside-out a chiudere: i quattro vincenti con cui Federer ha vinto il primo game della finale di Indian Wells contro Stan Wawrinka sono stati una specie di riassunto della tranquilla settimana al servizio di Roger, che ha concesso una palla break ai quattro avversari (Robert, Johnson, Nadal e Sock) battuti nel corso del torneo. Wawrinka, che è pur sempre il numero 3 del mondo, quantomeno è riuscito a procurarsene tre in un game solo, tutte di fila, e a convertirne una su un rovescio lungo di Federer. Sarà l’unico sussulto di un match vinto meritatamente da Federer, il cui immenso repertorio gli fa trovare ogni volta le contromisure adatte per arginare la maggiore, ma scriteriata, potenza dell’avversario.
Il primo set dura dieci game, una mezz’ora di scambi brevi e di accelerazioni che vanno spesso a segno, ma per raccontarlo bastano gli ultimi tre punti. Wawrinka sul 30-15 del decimo game trova l’ace, l’arbitro fa overrule e Stan non chiama il Falco, convinto dalla certezza del giudice di sedia. Federer, con il cinismo proprio dei despoti, si prende il punto con un eccellente dritto inside-out e nei successivi due punti fa quello che di solito fanno i campioni: vince lo scambio con la pazienza, più che con la classe. Wawrinka, che spesso difetta in questa virtù, manda fuori due dritti, il primo per colpa di un back lungolinea profondo e malefico, il secondo dopo uno scambio lungo in cui Federer fa vedere come si vincono i punti importanti. È un 6-4 vinto per inerzia da quello che sa sempre fare le cose giuste al momento giusto. E di momenti giusti, in questo 2017 di Federer, pare ce ne siano parecchi.
Visto che il conto dei rovesci vincenti dice che Wawrinka è a 0 e Federer a 4, al numero 3 del mondo non resta che spingere a tutta col dritto: è così che Stan si procura le prime palle break dell’incontro, grazie anche ad un dritto a 162 chilometri orari che sarà piaciuto di sicuro a Monfils. Federer, poco abituato a trovarsi in svantaggio nei suoi turni di servizio, ne annulla due ma alla terza il suo chiacchieratissimo rovescio lo costringe alla resa. È la prima volta nel torneo che Federer perde il servizio, ma si capisce presto che è solo una statistica che domani verrà già dimenticata. Federer fa le prove del break nel secondo game, Wawrinka tira fuori un po’ di orgoglio, ma riesce a rimandare l’inevitabile solo di una manciata di minuti. “Mi ha battuto 15 volte su 15 sul cemento, è vero, ma prima o poi questa storia dovrà cambiare”, ha detto Wawrinka dopo la sua facile vittoria in semifinale contro Carreño Busta. Ma la storia non cambia nemmeno a Indian Wells: ripreso il break, Federer tiene i suoi turni sempre più agevolmente, mentre a Wawrinka non basta colpire sempre più forte il suo rovescio: un paio di errori portano Federer a match point, che ovviamente lo svizzero converte grazie ad un’eccellente risposta aggressiva.
Fanno 90 titoli complessivi, 25 dei quali sono Masters 1000 (Federer è il tennista più anziano a vincere un titolo di questo livello), 5 dei quali sono titoli di Indian Wells. Federer a metà marzo ha già fatto più punti del suo disgraziato 2016 e nella Race ha quasi il doppio dei punti del suo primo inseguitore. A Miami arriverà da numero 6 del mondo, ma sarà la quarta testa di serie per via dei ritiri di Murray e Djokovic. Se lo conosciamo un poco, proverà a vincerlo senza mai perdere il servizio.
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