Cosa ti ha fatto emozionare così tanto dopo il match?
Beh, non so (sorride). Un po’ tutto, è stata un match difficile, una sconfitta dura. Per certi versi, sono felice di essere arrivato in finale. Si vuole sempre il massimo, non è facile perdere una finale. Ho avuto un periodo difficile dopo gli AO, sono stato infortunato e sono comunque felice di essermi rimesso così in fretta. Ma ho comunque perso la finale.
Sai di potertela giocare punto a punto con Roger. Quanto è frustrante sapere di essere così vicino, ma che lui a 35 anni gioca ancora a questi livelli, e chissà quando smetterà?
No, da quel punto di vista è piuttosto incoraggiante e istruttivo, mi dico che a quell’età si può ancora giocare così bene. Perdere contro di lui non è facile, ma come molti altri giocatori, siamo abituati, perché Roger è il migliore di sempre. L’ho battuto poche volte, cambia in continuazione il suo gioco, e ti fa chiedere sempre cosa fare per migliorarti e batterlo. Anni fa sognavo di giocare una finale di un Masters 1000 con lui, ora ne ho giocate due. Ho vinto la prima, perso questa. Certo, sono deluso, ma comunque è stata una grande settimana per me.
C’è chi dice che Roger sia uno dei migliori atleti al mondo, se non il migliore. Cosa fa di lui il favoloso atleta e anche ambasciatore che è?
Quello che fa da 15 anni dentro e fuori dal campo, con gli sponsor, i fans, sempre col sorriso sulle labbra e con la massima disponibilità. In campo, è semplicemente fantastico. Il suo gioco è così bello, tutto sembra perfetto, i suoi movimenti, il tocco, fa tutto quello che vorresti fare in campo.
A dicembre Roger è andato all’Accademia di Nadal per aiutarlo ad aprirla. Ricordi un momento particolare in cui, a tuo avviso, Roger ha fatto qualcosa di eccezionale?
Credo sia il modo in cui gioca e come riesca ancora a vincere grandi tornei, quello che lo fa amare così tanto dai suoi fans.
Hai giocato contro Roger tante volte nel corso degli anni. Cosa è uguale e diverso nel Roger del 2017 rispetto al passato?
Non faccio confronti, né per lui né per me. Vivo il presente. I materiali cambiano e anche noi ci adattiamo, cercando di migliorarci. Oggi ha giocato molto velocemente, giocando bene tutti i colpi. C’era vento, e per me non è stato facile mettergli pressione. Ho avuto poche opportunità per far girare le cose, ma non è bastato.
Quanto questo risultato ti aiuterà a Miami e nei tornei successivi?
Potrò dirlo dopo Miami. Mi darà fiducia, ma non credo che possa farmi giocare meglio. Spero di migliorare rispetto agli ultimi anni, continuare a vincere, ma non posso garantire nulla. Adesso devo rimettermi in forma, andare a Miami e prepararmi per il torneo nel miglior modo possibile.
Avevi condiviso cosa era ti successo prima degli US Open, oggi hai mostrato ancora le tue emozioni. È questo il vero Stan?
Sì, sono fatto così. Quando le provi tutte, arrivi al limite, giochi una finale Slam, tutte situazioni in cui le emozioni sono a mille. Oggi è stato più il risultato della pressione di questo torneo e delle ultime settimane. Dopo gli Australian Open ho avuto problemi seri al ginocchio, non credevo che avrei potuto rimettermi e tornare ad alti livelli così in fretta. Il match di oggi è stato duro ma in modo positivo, perché sono arrivato in finale ed è un grande risultato. Voglio sempre fare di più e di tutto per vincere, prendendo il massimo dalle cose positive. È quanto farò nelle prossime settimane.
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