Congratulazioni. Siete sembrati entrambi molto emozionati dopo il match. Parlaci un po’ delle tue emozioni
Guarda, lo sport è fatto di emozioni. Sia quando vinci che quando perdi, è più forte di te. A me piace che ci siano. E sono convinto che piace anche ai fans vedere quanto ai giocatori importi delle vittorie e delle sconfitte. Credo che Stan debba essere orgoglioso di quello che ha fatto finora dall’inizio dell’anno: qui ha fatto un grande torneo. Per me il sogno continua: la favola del ritorno era già iniziata in Australia. Ma oggi non sono sorpreso della mia vittoria come lo ero a Melbourne. Però sono comunque molto sorpreso del fatto che anche qui ho vinto partite e del modo in cui le ho vinte. Non potrei essere più felice. È un inizio di stagione incredibile: l’anno scorso non ho vinto nulla e credo di aver fatto finale solo a Brisbane. Il cambiamento è stato totale. E grandioso.
Spiegaci una cosa: stavi davvero ridendo mentre Stan stava piangendo alla cerimonia?
Stavo provando a tirarlo un po’ su. Lui lo sa. Stavo cercando di non fare la faccia triste mentre si incrociavano i nostri sguardi. Ho sorriso perché così magari lui non ci pensasse. Spero di esserci riuscito (sorriso).
È la prima volta che vieni definito uno str..
Per scherzo? No no, mi è accaduto tante volte. Lo prendo come un complimento (risata). Non abbiamo sempre le telecamere intorno, così vengo apostrofato qualche volta in quel modo. Però è vero, sul campo è la prima volta.
Lijubicic ha vinto qui contro Roddick in finale. Che consigli ti ha dato?
Oggi era anche il suo compleanno, dunque è stata una giornata importante per lui per varie ragioni. Mi ha solo ricordato di quello che avevo fatto bene a Melbourne e contro Stan. E di quello che non avevo fatto bene. Non ho dovuto cambiare molto il mio gioco rispetto ai match precedenti e questo mi ha aiutato perché non è facile cambiare qualcosa al momento a seconda dell’avversario che hai di fronte. Poi ovviamente ho parlato anche con Luthi, che conosce benissimo Stan.
Una domanda a cui è difficile rispondere: ma ci puoi parlare dei tuoi incredibili risultati, cioè di come vengano fuori? È qualcosa che riguarda soprattutto il tuo atletismo, le tue capacità tecniche, il tuo impegno nel gioco o la tua forza mentale?
Penso che il mio più grande punto debole finora sia stato quello di essere abile a concetrarmi ogni singola settimana e giocare lo stesso diritto per 25, 30 tornei. È naturale che uno si trova a suo agio su una superficie rispetto ad un’altra ma sono stato capace di gestire la cosa e oggi riesco a godermi ogni singola settimana. Ora gioco meno e questo mi aiuta molto. Devo essere grato al mio team che in tutti questi anni mi ha guidato nella giusta direzione e mi ha reso più semplice il lavoro. E poi credo di aver svoltato al momento giusto, quando ho vinto la prima volta a Wimbledon nel 2003: quel trionfo è arrivato quando doveva arrivare, né troppo prima né troppo dopo. E il resto è storia, davvero.
Pensi che sia una sfida mentale in vista di tutto l’anno che rimane l’aver già fatto questi grandi risultati ad inizio stagione?
A Dubai quando mi sono seduto negli spogliatoi dopo aver perso contro Donskoy, Severin (Luthi) mi ha detto che forse quella sconfitta era la cosa migliore che potesse capitare in quel momento in vista di Indian Wells e Miami perché avevo ancora bisogno di recuperare energie dopo Melbourne. Non è facile rimanere positivi dopo una partita che non avresti mai dovuto perdere. Quando nel novembre-dicembre scorso ho fatto il punto della situazione con il mio team, l’obiettivo era di arrivare tra i primi otto a Wimbledon: vincere l’Australian Open e Indian Wells non faceva parte del piano. Quindi ora la cosa più importante è riposare al massimo nel momento giusto.
Pensi di farcela anche a Miami?
Vincere ti dà sempre meravigliose energie. Ma certo è dura conquistare sia il titolo di Indian Wells e subito dopo Miami. Le condizioni in Florida sono diverse, questa volta cercherò di rimanere sano e di non ammalarmi come l’anno scorso. Anche in vista di Miami la priorità sarà quella di riposare al massimo per i prossimi 4-5 giorni.
È stato un problema il fatto che il match delle donne è durato tre ore?
No. Tante volte ho dovuto aspettare. Dunque oggi è stato semplice (sorriso).
I figli e la famiglia sono la tua priorità. Come fai a rimanere concentrato sui tornei?
Guarda, è molto semplice: meno tornei fai più hai la pressione. Quando giochi pochi tornei tutti diventano importanti mentre se ne giochi molti puoi anche vedere cosa succederà. Io gioco pochi tornei e quindi devo sforzarmi di essere concentrato in quelli. Cerco di trovare i giusti incastri tra gli impegni da padre e marito di famiglia con quelli professionali. Purtroppo durante la giornata devo fare dei messaggi che mi sottraggono tempo per i bimbi ma ora tutti sanno di quello che ho bisogno, anche i figli sanno quando devo riposare e capiscono che la notte devo dormire.
Un’ultima domanda: Se Stan ti promette di non rivolgerti a te in modo rude gli permetterari di aggiungersi al gruppo dei One-Handed Backup Boys?
No no, lui non ha bisogno di cambiare i toni. Il tono semmai dovrebbe cambiarlo se si unisce a noi nel cantare. Ma chiaro che lui è invitato ad unirsi al gruppo; al limite possiamo discutere se far unire al gruppo i ragazzi col rovescio a due mani, perché come vedete quelli ad una mano ancora ci sono (sorriso).
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