Una cosa è certa: di fronte a storie come queste, è impossibile rimanere impassibili. Si può parlare anche solo di un semplice moto emotivo, una condizione per cui la metà dei problemi e degli infortuni che Allie Kiick ha dovuto affrontare, da giugno 2014, basterebbe per sentirsi vicino a questa ragazza di quasi 22 anni, nativa di Fort Lauderdale in Florida, ma che ha coltivato nel tempo l’amore per le montagne del Colorado e che promette di voler trasferirsi lì nel giro di qualche anno.
Nel frattempo, però, ci sarà il rientro sui campi. Un passaggio già effettuato nel 2015 quando riuscì a giocare diversi tornei ITF tra marzo e giugno vincendo anche a Charlotsville dove battè anche 2 giocatrici poi approdate in top-100 (Patricia Maria Tig e Irina Khromacehva). Il problema, in quel caso, è che ancora non era a conoscenza di un nuovo, grave problema che si stava sviluppando nel ginocchio destro.
Tanti gli interventi chirurgici subiti da giugno 2014. 4 solo per curare le ginocchia. Lei che nel 2012 batteva Belinda Bencic (6-1 6-1) e Garbine Muguruza, si ritroverà a ripartire da zero e ricominciare la lunga trafila. Non sarà facile, ma dalle sue parole traspare netto l’ottimismo e la speranza di riprendere, finalmente, il cammino.
Sapresti riprendere quello che ti è successo negli ultimi anni?
“Ero a Wimbledon, nel 2014, per il primo turno delle qualificazioni e stavo rispondendo ad un servizio quando ho sentito un dolore lancinate al ginocchio. Ho finito il match giocando con quel dolore ed ho poi continuato così finché non sono arrivata al punto in cui zoppicavo. Una volta a casa sono andata a fare degli esami e mi è stato detto che c’era un edema osseo per cui avrei dovuto star ferma 7 mesi per guarire. Un paio di mesi dopo il mio rientro, lo stesso dolore si è ripresentato, stavolta però nell’altro ginocchio. Proprio poco prima di Wimbledon, nel 2015, il dottore mi ha detto che si trattava ancora di un’edema, stavolta però sull’altro ginocchio. Mi ha consigliato di utilizzare un tutore per non farmi perdere ancora lo stesso periodo, ma ad un certo punto il dolore non era più sostenibile. Ho voluto rischiare perché volevo a tutti i costi una wild-card per lo US Open, visto che già nel 2014 il problema al ginocchio sinistro mi costrinse a saltarlo. Tre settimane prima che annunciassero le wild-card sono andata per una visita dal mio dermatologo per un normale controllo, lui ha scoperto un neo che non aveva un bell’aspetto e mi ha detto che andava rimosso al più presto. Era una procedura normale, ne avevo fatte già altre, ma una settimana più tardi mi arriva una chiamata dove mi dicono che ero affetta da melanoma. Fortunatamente non era in uno stato avanzato ed ho potuto vedere subito un oncologo per cominciare le cure. Alla fine, tutto quello che mi è rimasto di questo problema è un’enorme cicatrice sulla schiena. Ancora adesso però continuo ad avere rapporti diretti con l’oncologo per evitare che il problema si riproponga. In quel periodo, settembre-ottobre 2015, visto che ero ancora in cura anche per i problemi al ginocchio, decisi per un viaggio a Vail, in Colorado, da uno specialità dei problemi al ginocchio. Lui ha voluto farmi una serie di lastre ed ha scoperto che ho una malformazione genetica nonché una osteocondrite dissecante…”
Cioè?
“Un problema al tessuto della cartilagine, che vedeva la progressiva scomparsa della cartilagine stessa e nel giro di breve tempo mi avrebbe impedito di fare alcun movimento con quell’arto. Gli ho poi detto dell’altro ginocchio, abbiamo fatto ulteriori lastre ed i risultati sono stati, se possibili, anche peggiori: nella parte sinistra la cartilagine era già quasi del tutto sparita. A quel punto l’unico modo che avevo di sperare di tornare a camminare, prima, ed a sentirmi nuovamente una tennista fu quello di attendere che venisse trovato un donatore per entrambe le ginocchia per un trapianto di cartilagine”.
In pratica dovevano asportare una piccola placca di cartilagine ed aspettare ricrescesse nella parte lesionata del tuo corpo.
“Esatto, di 1,5 millimetri. E mi dissero che prima di poter tornare a competere sarebbe dovuto passare non meno di un anno. Un anno che però sarebbe partito dal momento dell’ultimo intervento, avvenuto poi tra marzo ed aprile 2016. Dunque ho passato le giornate ad attendere una chiamata. Speravo arrivasse anche solo perché volevo cominciare quella che si è poi rivelata l’ultima fase della mia riabilitazione. Più attendevo più i tempi si allungavano, poi finalmente ho potuto esultare. A dicembre 2016 ho fatto l’ultima visita e mi hanno detto che ormai il problema peggiore è alle spalle ed ora devo pensare a rimettere su la massa muscolare perché tra qualche settimana avrò il test della verità, ma sono ottimista e confido che tra 2 mesi e mezzo potrò finalmente tornare a competere”.
Ripartirai da zero, tre anni dopo aver cominciato l’impressionante serie di problemi, proprio quando eri arrivata al tuo best ranking (numero 136) quando ancora avevi 19 anni. L’ultima volta mi avevi detto che questa serie di sfortune, i 4 interventi alle ginocchia ed il cancro, fossero il peggiore incubo che potesse accadere e nel frattempo caricavi su Facebook diverse foto di te che passavi le giornate a fare varie attività come delle passeggiate lungo le montagne. Qual era il segreto per non abbatterti di fronte a tutto quello che ti capitava?
“Ho fatto diverse altre attività in questo lungo periodo, è vero. Ho pure frequentato il college e lavorato come maestra di tennis per i bambini, adulti e persone su sedia a rotelle. Per la scuola, prima di infortunarmi prendevo lezioni online e forse mai avrei pensato di poter veramente frequentare un college. Sto frequentando un corso di medicina che mi ha tenuta iper impegnata tra i vari esami effettuati. Un giorno, quando avrò appeso la racchetta al chiodo ed indipendentemente da quello che sarà l’esito della mia carriera, vorrò continuare sulla strada della medicina anche perché non riuscirei a vedermi a 35 anni senza sapere cosa fare per il resto della mia vita. Fare la maestra di tennis invece era anche per racimolare qualche soldo visto che nel corso degli anni in cui sono stata ferma ho speso quel poco che avevo guadagnato. Grazie a questi 2 nuovi aspetti, studio e lavoro, avrò per sempre un punto di vista diverso sulla vita. È stato bello poi incontrare tantissime persone lungo questo periodo, anche chi ha potuto condividere la propria esperienza e darmi forza che prima o poi questo calvario sarebbe arrivato al termine. Ora ho anche cominciato l’ultimo semestre al college prima di trasferire tutto il materiale di studio online e proseguire lì”.
Qual è il college?
“Broward College, rimarrò qui finché non prenderò il diploma. Poi mi trasferirò in una università tra la Florida Atlantic University di Miami o l’università della Florida. Dipenderà da quale tra le 2 offrirà maggiori opportunità online. L’obiettivo finale, poi, sarà frequentare una scuola di medicina in Colorado, il mio posto preferito al mondo. Sono nata e cresciuta in Florida ma vado ad Aspen ogni anno da quando ne avevo appena 1. È grazie a questo che mi sento ora di adorare molto più la montagna nonostante abbia la costa della Florida a pochi passi e vorrei spendere il resto della mia vita lassù”.
Chi è la persona che vorresti più ringraziare, al termine di questo percorso?
“Non lo so, ancora. Ho ricevuto tantissimi messaggi lungo questi 3 anni da amici e fan, ho avuto continuo supporto della mia famiglia… Forse però il “thank you” più grande deve ancora arrivare. Il giorno in cui entrerò per la prima volta su un campo da tennis e giocherò il mio primo match, quello sarà il momento in cui il “thank you” più grande verrà fuori. “Grazie per avermi riportato nel mio sogno”, “Grazie per non avermi mai abbandonato e creduto in me nonostante la marea di ostacoli che ho affrontato”. Quello sarà il più speciale di tutti”.
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