Murray, Wawrinka, Raonic, Nishikori, Nadal, Cilic, Monfils, Federer, Goffin, Berdych, Tsonga e Del Potro.
Sono i nomi – in rigoroso ordine di classifica – di tutti i top player assenti nel primo turno di Coppa Davis. Il solo big presente è stato Djokovic, ma anche i sassi sanno che nel caso non fosse stato inopinatamente eliminato nel secondo turno dell’Australian Open, non ci sarebbe stato neanche lui. Oltre a Nole, l’unico top 15 presente in questo primo round è stato l’australiano Kyrgios. Fine.
Domanda: come si fa a prendere sul serio una manifestazione così? Calma, prima di saltare sulla sedia lasciateci il tempo di precisare. Si tratta, ovviamente, d’una provocazione. La Coppa Davis ha fatto, assieme agli Slam, la storia del tennis. Le siamo sinceramente affezionati. Ci ricorda e ci riporta alla nostra infanzia. Alle intere giornate passate incollati alla TV in bianco e nero, quando mamma Rai non temeva concorrenza e poteva dilatare i tempi finché voleva. E noi a tifare per ore i nostri Panatta, Barazzutti, Bertolucci e anche Zugarelli.
Ed è proprio perché vogliamo bene alla Coppa Davis che ci fa male vederla com’è ridotta oggi. Ma vi sembra normale che una competizione che si vuol far passare – chissà poi perché – per un “campionato del mondo a squadre” non veda ai blocchi di partenza quasi tutti i suoi atleti migliori?
Ve lo immaginate un campionato del mondo di calcio senza Messi, Ronaldo, Neymar e tutti gli altri fenomeni del pallone? No che non ve lo immaginate perché, quello sì, è un vero campionato del mondo. E di conseguenza nessuno di quei campioni si sognerebbe di non partecipare. Di più: quasi tutti organizzano la loro stagione in funzione di quell’evento.
L’attuale Coppa Davis, al contrario, ricorda sempre di più la nostra Coppa Italia di calcio. Inizia a diventare importante a partire dalle semifinali, quando i giocatori importanti (e le Federazioni) cominciano a intravedere qualche possibilità di gloria. Vogliamo scommettere che già a partire dai quarti di finale qualche big tornerà ad essere presente?
Ci rendiamo conto, non è semplice conciliare le esigenze d’un calendario sempre più fitto a quelle d’una competizione come la Davis. Una volta si giocava molto meno, le stagioni erano molto meno massacranti e quasi tutti i top player la giocavano senza problemi. Con le dovute eccezioni però. Perché Borg, ad esempio, la vinse nel 1975 e poi inizio lentamente a snobbarla, giocando solo quando proprio era necessario. Per non parlare di Connors, che in tanti anni di carriera giocò soltanto 13 (tredici!) singolari e una sola edizione per intero: nel 1984.
Insomma, i problemi vengono da lontano e vanno di anno in anno peggiorando, senza che si trovi una soluzione. Il risultato è che ancora fino a 15-20 anni fa avevamo finali con protagonisti Becker, Edberg, Sampras, Agassi… Lo scorso anno il match decisivo per l’assegnazione dell’Insalatiera è stato Delbonis-Karlovic. Qualcuno salvi noi e la Coppa Davis.
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