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Tornare Federer? Più difficile che essere Federer

Tornare Federer sarà quasi più difficile che essere Federer. E non è detto che… Federer ci riesca. Non può essere certo una partita, quella vinta dallo svizzero contro Jurgen Melzer (quasi la stessa età di Roger, ex numero otto del mondo, un vecchio volpone che ogni tanto torna ad essere un signor giocatore) a darci questa risposta, certo, ma quello che si può intuire è che quella strada è lunga, piena di insidie, e quelle insidie potrebbero essere pure non superate.

Non è andata male, ma certo è che siamo ancora lontani anni luce dal Federer che in Australia, lo scorso anno, era numero 3 del mondo (ora è 17) e battagliava (quasi) ad armi pari con Novak Djokovic e compagnia bella. Contro Melzer, lo svizzero è stato né più né meno come deve essere un giocatore che rientra in campo dopo 6 mesi di inattività. Hopman Cup a parte, ma la Hopman Cup non è esattamente una partita di uno slam, per intensità, set e compagnia bella. Ci stava che Melzer lo mettesse un po’ in difficoltà, anche perché l’austriaco arrivava “caldo” dalle qualificazioni, era già rodato. Detto ciò, probabilmente la stessa partita lo scorso anno sarebbe volata via molto più velocemente e senza difficoltà, ma tant’è. Per adesso, quando si parla di Federer, in realtà non si parla di Federer, ma di un giocatore che cerca, sta cercando, cercherà di tornare se stesso. E che, inutile nasconderlo, sta anche testando la sua capacità di essere competitivo per far slittare ancora il ritiro. Decisioni e pensieri importanti, dunque, per Roger.

Per l’amico e connazionale Wawrinka, una serata infuocata. “Dannato Klizan” il pensiero ricorrente del campione 2014, che ad un certo punto è stato a tanto così dal perdere contro uno slovacco che aveva probabilmente stretto un patto col demonio e questa sera ha giocato 3 ore di tennis spettacolare alla pari con il numero 5 del mondo. Si è salvato, Stan, ma si è già giocato tante delle nove vite che potrebbe avere a disposizione in queste due settimane. In un tabellone che lo vede possibile avversario al quarto turno di Nick Kyrgios e nella semifinale uno tra Andy Murray, Roger Federer e, perché no, Kei Nishikori.
Certo comunque che sulla fucilata di dritto che diede il break a Klizan, sul 3-3 nel quinto set, l’unica cosa a cui il 3 volte campione Slam pensava era di rientrare il più presto possibile, anche perché da lì a fine match avrebbe avuto solo 2 chance. 2 game di risposta e 2 break, con tanto di tentata castrazione: “Ogni tanto la gente fa finta, smette di giocare, poi mette la racchetta e rigioca il punto come se nulla fosse. Quello che volevo non era colpirlo, ovvio, per questo poi mi è dispiaciuto”.

Per quanto riguarda la donne, e se la sorpresa della parte alta fosse… Eugenie Bouchard? Lei è l’unica delle tre giocatrici che avevamo elencato  nello spot presidiato da Daria Kasatkina e Roberta Vinci ad essere arrivata al secondo turno dell’Australian Open. Tra lei ed il quarto turno, ora, ci sono Shuai Peng ed una tra CoCo Vandeweghe e Pauline Parmentier: fattibile anche per una canadese a mezzo servizio, distratta o quasi svogliata come negli ultimi anni. Il punto è che ad inizio stagione Bouchard ha sempre fatto bene: a Melbourne nel 2014 la semifinale, nel 2015 i quarti, nel 2016 il secondo turno (ma perdendo da un’avversaria con cui farà sempre tanta fatica, Agnieszka Radwanska). In un ottavo di finale, inoltre, l’avversaria più probabile appare Angelique Kerber. Ebbene, Bouchard è avanti nei confronti diretti per 3-2.

Sta giocando bene, al di là di un vestito a metà tra il voler apparire bella e sembrare in realtà un palo, ma non c’è stata ancora l’avversaria veramente insidiosa per un test importante. Anche stasera, contro Louisa Chirico, la canadese ha potuto gestire una situazione di grande tranquillità: la statunitense fino allo 0-6 1-4 non sembrava avere le armi adatte per fronteggiarla. Alla fine comunque, per poco, non ha rischiato di complicarsi la vita: sul 5-4 ed al servizio per il match, Bouchard si è fatta riprendere da 30-0 e sul quinto punto una parata di puro istinto a rete le ha garantito il match point. Insomma, come da tradizione questo è per lei il periodo più felice della stagione. L’importante, comunque ne esca, sarà poi la continuità o tra dodici mesi saremo ancora punto ed a capo.

Capitolo italiani: speriamo che tra qualche giorno non saremo qui a dire “ve l’avevamo detto”, ma la spedizione azzurra non è partita nel migliore dei modi, soprattutto in campo femminile, con la Vinci e la Schiavone fuori subito. Due a cui tutti dobbiamo molto, ma sono pur sempre due giocatrici di cui una, la Schiavone, ha già annunciato il ritiro a fine anno, mentre Roberta fino al mese scorso era indecisa addirittura se andare avanti in questo 2017 oppure no.

Tra gli azzurri, per fortuna, Lorenzi e Seppi sono riusciti a vincere, Vanni si è ritirato (ma contro Berdych aveva ben poche possibilità). Domani Giorgi, Fabbiano, Fognini, Errani e Knapp. La sensazione generale è che difficilmente, in singolare, vedremo qualcuno alla seconda settimana. Speriamo ovviamente di essere smentiti, ma in Australia potrebbe aprirsi un anno davvero difficile per tutto il tennis italico.

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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