TENNIS – Di Diego Barbiani
NEW YORK. E’ l’una di notte a New York e, per Novak Djokovic, tutto va bene. Il serbo reagisce e supera in un match con non poche difficoltà Feliciano Lopez, a cui vanno tutti i meriti di aver tenuto in campo per oltre due ore e mezza il n.1 del mondo e di creargli diversi grattacapi a forza di attacchi e discese a rete repentine quanto efficaci.
6-1 3-6 6-3 7-6(2) il punteggio finale che consentono al serbo di approdare in semifinale dove affronterà il campione in carica Marin Cilic, vincitore a sua volta di un’altra battaglia contro Jo Wilfried Tsonga nel pomeriggio newyorchese.
Sembrava filare tutto liscio per il vincitore dell’edizione 2011, ma dopo un primo set inappuntabile è venuto fuori anche il suo avversario, che ha aumentato la precisione con la prima di servizio ed ha cominciato a fare gara alla pari. Mai era successo, nei loro cinque precedenti, che ci fosse così tanto equilibrio.
Djokovic, come già successo contro Roberto Bautista Agut, si è innervosito perché non trovava più la stessa continuità alla risposta che nel primo set gli aveva garantito quel margine enorme rispetto all’avversario. Non riuscire a trovare più dei colpi ‘che si porta da casa’ (leggasi: risposta di dritto/rovescio ad un servizio di 200km/h sulle scarpe dell’avversario) lo spazientiva e col passare dei minuti il suo vantaggio diventava sempre più sottile.
Sul punteggio di un set pari, è subito salito 0-40 ma nonostante tutto non riusciva a trovare il guizzo vincente. Al contrario era l’iberico che risaliva a suon di servizi vincenti e back di rovescio micidiali. C’è voluto però un pasticcio di Lopez, comunque costantemente costretto a strafare, per ridargli un po’ di ossigeno. Nel quarto set, poi, quello che ha avuto più palle break ed ha creato più gioco è sempre stato lo spagnolo, che però nel momento delicato non riusciva (stavolta lui) a mettere la freccia ed a scattare in avanti.
Djokovic l’ha vinta (anche) così, non sbagliando mai i momenti fondamentali del match. Prima un passante di rovescio da incorniciare sulla palla break che avrebbe riaperto il terzo set, poi un ace ed un altro vincente sulle due concesse a metà del quarto, forse nel momento più delicato. Dal 5-5, poi, ha ingranato una/due marce in più ed al tie-break la partita è finita quasi subito.
Ora, come detto, Cilic, che a New York sta quantomeno facendo vedere che l’exploit dello scorso anno non fu solo merito di un particolare allineamento di pianeti. Il croato ha avuto in Jo Wilfried Tsonga un avversario pericolosissimo e per come si era messa la partita avrebbe potuto tranquillamente perderla, perché in stagione non ha (quasi) mai dato sensazioni positive. Tornato sul luogo dove ha vissuto le due settimane più belle della sua vita, però, è tornato in semifinale. Ma basterà a fermare la corsa e la fame del n.1 al mondo?
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