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Wimbledon: Murray batte Kukushkin e le sue distrazioni

TENNIS – DI PIERO VASSALLO

Giornata d’esordio a Wimbledon anche per Andy Murray: lo scozzese batte in tre set Mikhail Kukushkin (6-4 7-6 6-4) pur complicandosi la vita in varie fasi del match. La tendenza a distrarsi continua ad essere il suo più grande tallone d’Achille.

Sarebbe bello entrare nella testa di Andy Murray durante un suo match per poter capire cosa succede lì dentro tra un punto e l’altro, soprattutto in quei momenti di buio in cui lo scozzese si estranea dalla partita e gioca in maniera scriteriata. Perché Murray è davvero un giocatore completo, ha saputo elevare all’eccellenza alcune sue caratteristiche e ha migliorato anche i punti più deboli, tutti eccetto due: la seconda di servizio e la tenuta mentale.

Prendiamo i risultati di quest’anno: il numero 3 del mondo è senza dubbio il miglior giocatore della stagione dopo Novak Djokovic, sta attraversando un periodo di grazia e ha finalmente compiuto il salto di qualità anche sulla terra. Ma nelle poche partite perse, in particolare quelle dei grandi tornei, si nota come lo scozzese abbia alla lunga mollato l’incontro: ha preso due bagel tra Melbourne e Miami e anche nella semifinale del Roland Garros si è sciolto al quinto, raccogliendo un misero game.

Murray è così: è incapace di stare mentalmente concentrato per l’intera durata di un match, si distrae continuamente e si prende delle pause pericolose. E’ successo anche oggi, nell’esordio a Wimbledon contro Mikhail Kukushkin, uno che più o meno il suo lo fa sempre, anche se l’erba non è esattamente il suo habitat più gradito. Il kazako è stato tenuto in vita più volte da un Murray sprecone, che ha avuto l’occasione di uccidere il match già a inizio secondo set, ma che ha lasciato rientrare il suo avversario concedendogli addirittura il lusso di servire per il parziale.

Buon per lui che nei momenti più delicati il dritto già ballerino di Kukushkin sia diventato totalmente inaffidabile, ma la sostanza non cambia e vien da chiedersi se a 28 anni il britannico possa davvero correggere questo innato difetto, magari con l’aiuto della quasi mamma Mauresmo e della new entry Jonas Bjorkman. Ma se è vero che chi nasce tondo non può morir quadrato…

Redazione

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