TENNIS – Di Piero Vassallo
Il Masters 1000 di Miami appena concluso ha visto ben 4 giocatori under 20 spingersi al secondo turno (Zverev, Coric, Rublev e Chung): è nata una nuova generazione d’oro?
Cosa sarà il tennis dopo l’era di Federer e Nadal? La domanda è ormai diventata virale da anni e l’affermazione ad alti livelli di Djokovic e Murray non è comunque riuscita a cancellare del tutto l’interrogativo. Innegabile che il tennis stia vivendo un’epoca d’oro, ma con il campione di Basilea vicino a spegnere 34 candeline e con il maiorchino sempre più acciaccato, pensare a ciò che accadrà in futuro appare quasi un obbligo. Lo stesso Djokovic, dopo il successo in Florida, ha sottolineato come il suo momento di grande splendore non potrà durare in eterno e dunque vien da chiedersi chi riuscirà a raccogliere l’eredità di questi grandi campioni. Ammesso che accada subito.
Tra il 2001 e il 2004, ovvero tra la fine dell’impero di Sampras e l’inizio della dittatura Federer, si è assistito a un periodo di transizione in cui la corsa agli Slam e alla testa del ranking è rimasta aperta a tanti giocatori, senza trovare di fatto un vero numero 1. Potrebbe succedere lo stesso tra qualche anno se i baby prodigi saliti alla ribalta in questi mesi non riusciranno a confermarsi ad alti livelli. Su Nick Kyrgios dovrebbero esserci pochi dubbi: ha già fatto vedere qualità importanti e due quarti di finale Slam consecutivi a soli 19 anni (l’ultimo teenager a riuscirci fu Federer) rappresentano un biglietto da visita rassicurante. Altro talentino in erba è Borna Coric, croato diciottenne che vanta già uno scalpo importante (un Nadal moribondo a Basilea) e che pur con tutti i difetti del caso è già vicino alla top 50. Ancora fuori dai primi 100, ma con un roseo futuro assicurato ci sono l’australiano Thanasi Kokkinakis e il tedesco Alexander Zverev; più indietro, ma giustificati dalla giovanissima età, promettono ottime cose anche Elias Ymer, Stefan Kozlov e Andrey Rublev.
La sensazione dunque è che possa esserci davvero un ricambio di qualità, cosa che invece non è avvenuta con i tennisti nati tra il 1989 e il 1992. I meglio piazzati in classifica al momento sono Nishikori (’89, numero 4 ATP), Raonic (’90, numero 6 ATP), Dimitrov (’91, numero 11 ATP) e Tomic (’92, numero 27 ATP). Il giapponese sembra essere riuscito a liberarsi dai problemi fisici e sta finalmente raccogliendo ottimi risultati, ma gli altri? Raonic ha un’ottima classifica e grazie alla guida di Ljubicic ha fatto grandi miglioramenti, ma la distanza dai migliori è ancora molto più ampia di quanto non dica la classifica; Dimitrov non riesce a fare il definitivo salto di qualità e ristagna ai piedi della top 10, mostrando anche pericolose involuzioni dal punto di visto tattico; infine Tomic che dopo anni di follie sembra aver messo la testa a posto e sta tornando a giocare su buoni livelli. In definitiva, nessuno di questi è riuscito a inserirsi nel club esclusivo occupato dai Fab Four e, a parte qualche incidente di percorso, i Big rimangono ancora un passo avanti.
A riprova delle difficoltà della generazione ’89-’92 basta dare uno sguardo ai ranking ITF delle annate comprese tra il 2007 e il 2010: tra i top 10 delle stagioni selezionate, solo Bernard Tomic e David Goffin sono riusciti a confermarsi su buoni livelli anche nel circuito ATP, mentre sono tanti i nomi finiti nel dimenticatoio. Nel 2007 chiuse l’anno da numero 1 Ricardas Berankis, lituano classe 1990, oggi numero 80 del mondo e con all’attivo una finale persa a Los Angeles contro Sam Querrey. Per il resto il nulla. Non è andata meglio a Tsung-Hua Yang, tennista di Taipei numero 1 Juniores nel 2008: ha appena vinto il Future di Anning e occupa la posizione 216 della classifica, abbastanza lontano dal suo best ranking di tre anni fa, quando arrivò alla posizione 164. Infine Daniel Berta e Juan Sebastian Gomez: il primo, svedese di Helsingborg, vinse il Roland Garros dei giovani nel 2009 ma da professionista non è mai entrato nei primi 500 della classifica e a oggi risulta inattivo; il colombiano, miglior juniores del 2010, si divide tra Futures e Challenger del Sudamerica senza grandi squilli. La dimostrazione che non è oro tutto ciò che luccica: Kyrgios e co. sono avvisati.
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