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Stats / Indian Wells, ecatombe di teste di serie. Pennetta fa un regalo a Serena Williams

TENNIS – Di Giancarlo Di Leva

INDIAN WELLS. L’impresa di Flavia Pennetta che ha battuto per la 3° volta consecutiva in carriera la n.2 del mondo Maria Sharapova con una prova maiuscola sfidando la russa sul suo stesso terreno della potenza ma con un’intelligenza tattica finissima che le ha consentito le variazioni al gioco nei momenti giusti, resterà negli archivi quale ennesima perla nella carriera lunghissima di Flavia che in termini di qualità pura si è resa protagonista negli anni, a più riprese di episodi esaltanti che tanto più hanno risalto se si ripetono a 33 anni come stanotte.

La Pennetta resta in corsa nel torneo, mantenendo vivo il sogno di ripetere l’impresa dello scorso anno (e a questo punto le probabilità aumentano) e nel frattempo raccoglie i ringraziamenti di Serena Williams che, con l’uscita di scena della “tigre siberiana”, potrà giocare più tranquilla sapendo che, essendo stata assente lo scorso anno, capitalizzerà la gran parte dei punti che avrà guadagnato nel torneo in termini di vantaggio in classifica nei confronti della sua principale antagonista al trono mondiale che migliorerà il suo punteggio di soli 55 punti, essendo lo scorso anno uscita al 3° turno (120 punti rispetto ai 65 del 2014) .

Numeri (dopo l’allineamento ai quarti di finale):

2 – le tds tra le prime 8 approdate, secondo pronostico, ai quarti di finale: Serena Williams (n.1) e Simona Halep (n.3). Eguagliato il record negativo nella storia del torneo registrato in precedenza, nel 2002-2007 e 2011.

10 – le tenniste provenienti dalle qualificazioni approdate al 2° turno (83,33%). Solo nel 2004 si registrò una performance superiore. Unica superstite al turno successivo, l’ucraina Tsurenko (n.85) che ha saputo sorprendentemente ripetersi, superando due top 10: Pektovic (n.10) e Bouchard (n.7) e la francese Cornet, ex top 20, in incontri tutti combattutissimi finiti al terzo set, e approdando per ora ai quarti dove l’aspetta una ritrovata Jankovic che a 30 anni a sua volta ha fatto incetta di giovanissime (le americane Davis – 21 anni – e Keys – 20 anni – e la teenager per eccellenza Bencic – 18 anni compiuti appena qualche giorno fa).

 

ANNO

Q. 1^ turno

Q. 2^ turno

%

Q. 3^ turno

%

2004

14

12

85,71

7

50

2005

13

8

61,54

3

23,08

2006

13

6

46,15

1

7,69

2007

13

5

38,46

2

15,38

2008

14

7

50

3

21,43

2009

12

5

41,67

3

25

2010

13

7

53,85

1

7,69

2011

12

5

41,67

2

16,67

2012

12

3

25

0

0

2013

13

5

38,46

3

23,08

2014

12

6

50

3

25

2015

12

10

83,33

1

8,33

 

21 – i match vinti quest’anno (di cui 15 consecutivamente) dalla sempre più sorprendente rediviva Timea Bacsinszky, che non perde dagli Aus Open (dove fu battuta da Garbine Muguruza)

 

In campo maschile:

Non c’è dubbio che la notizia più interessante di questa prima settimana è l’esplosione degli australiani nel loro complesso e non solo dei suoi preziosi gioielli (Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis) su cui sono riposte molte delle speranze di chi vuole che si materializzino gli eredi degli attuali campionissimi.

Nonostante l’uscita (forse definitiva) del mitico Lleyton Hewitt dai top 100 (era ancora il n.1 australiano alla fine del 2014 al n.50), gli australiani si sono rigenerati alla grande, ricostituendo tra i top 100 un quintetto con l’ingresso del 22enne James Duckworth che in settimana, dopo aver superato le qualificazioni, ha battuto Dominic Thiem prima di uscire sconfitto da Fernando Verdasco, ed aspettando Kokkinakis che sembra aver rotto gli indugi e che a furia di best ranking settimanali (era n.150 alla fine del 2014) appare prossimo a diventare il 3° teenager tra i top 100 dopo Kyrgios (di cui è più giovane di quasi un anno) e Coric, la qual cosa potrebbe verificarsi alla fine del derby australiano di stanotte tra lo stesso Kokkinakis e Tomic che è l’incontro più stimolante degli ottavi ed erano decenni che un match tra due australiani non generava sensazioni di questo tipo.

 

Numeri dopo l’allineamento agli ottavi:

3 – i tennisti con meno di 23 anni presenti ancora in tabellone: gli australiani Kokkinakis e Tomic e l’americano Jack Sock. Se si pensi allo sfortunato epilogo che ha avuto il match di Kyrgios contro Dimitrov, in cui l’australiano è andato a servire per il match dopo essersi infortunato seriamente a una caviglia (ne avrà per qualche settimana), l’Australia avrebbe potuto avere ancora nel torneo i 3 tennisti più giovani.

9- le teste di serie rimaste i
n gara tra le prime sedici. Delle prime otto sono saltate Wawrinka (n.7), irriconoscibile contro l’olandese Robin Haase che non batteva un Top 10 da Vienna 2013 (vittoria contro Jo Wilfiried Tsonga) e Daivd Ferrer (n.8) che si è dovuto piegare ad un ritrovato Tomic che da l’idea di aver resettato il passato e forse, anche spronato dalla crescita dei suoi giovanissimi connazionali che gli hanno rubato la scena (Kyrgios e Kokkinakis) sembra orientato a concentrarsi seriamente sul suo tennis mettendo a frutto con continuità il suo altissimo potenziale.

11- i game persi in 2 match da Tomas Berdych. Seguono Djokovic e Nadal con 12 e Federer con 13.

 

Torneo degli italiani:

Con la sconfitta al terzo turno di Andreas Seppi che non è riuscito a ripetere l’exploit di Melbourne contro Federer, si è chiusa l’avventura azzurra in campo maschile nel tabellone di singolare. Rimangono solo Fognini e Bolelli in doppio, che oggi sfideranno Rafael Nadal e Pablo Carreno Busta.

Lo scorso anno chiudemmo il torneo con 4 vittorie e 3 sconfitte, con Fognini che approdò agli ottavi e Seppi al 3° turno. Nel complesso gli azzurri registrarono la miglior performance nel torneo dal 1990 quando fu istituita la categoria dei Master 1000 (57,14%). Quest’anno il bottino è più magro (due vittorie e tre sconfitte) con una performance del 40% .

Purtroppo ancora una volta la nota più dolente arriva dal nostro n.1, Fabio Fognini, che è uscito all’esordio dopo aver fornito un’esibizione molto deludente contro un avversario alla sua portata come Adrian Mannarino, né rappresenta un’attenuante il fatto che questi abbia superato anche l’ostacolo successivo, Ernests Gulbis.

 

Giancarlo Di Leva

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