TENNIS – TORONTO – DI DIEGO BARBIANI – Jo Wilfried Tsonga corona la sua settimana da favola battendo 7-5 7-6(4) un Roger Federer molto stanco, che ha commesso tantissimi errori e perso, con questa, la quinta finale su sette in stagione.
Questo è il più importante titolo per il transalpino da quando nel 2008 ottenne il successo nella sua Parigi (zona Bercy) in finale contro David Nalbandian. Lo svizzero manca il terzo titolo stagionale, perdendo anche la terza finale in un Master 1000 dopo le sconfitte patite ad Indian Wells contro Novak Djokovic ed a Monte Carlo quando fu superato in tre set da Stan Wawrinka.
Tsonga è anche il primo francese di sempre a vincere la Rogers Cup, prendendo grandissima fiducia dopo sei mesi di buio battendo in un unico torneo Novak Djokovic, Andy Murray, Grigor Dimitrov e – appunto – Federer. Quattro top-10 messi in fila uno dietro l’altro per una settimana giocata a livelli elevatissimi e che gli regalerà tantissima fiducia per la stagione sul cemento e la parte finale con i tornei indoor, dove potrebbe essere la vera mina vagante. Se manterrà l’integrità fisica e l’esplosività mostrata in Canada, l’allievo di Thierry Ascione potrebbe anche tentare il rientro stabile tra i primi dieci del mondo. Intanto questa settimana lo riconsegna lassù, al n.10 del mondo, in attesa dei prossimi importanti avvenimenti.
Piuttosto spento invece Federer, che da fondo ha commesso troppi errori. In generale però mancava la spinta nel braccio e nelle gambe. Così durante lo scambio difficilmente forzava i colpi, cercava più la profondità o l’angolo per aprirsi un settore di campo dove piazzare il colpo successivo. Però mancava qualche tassello del puzzle e le gambe, sottoposte negli ultimi giorni a tanta fatica per eliminare prima Marin Cilic e poi David Ferrer, hanno chiesto il conto. Mancava sempre un passo per colpire dritto o rovescio ed arrivando in ritardo il colpo non poteva avere il giusto controllo e la spinta necessaria.
Era comunque uno svizzero volitivo, che aveva fiutato la situazione e cercava in vari momenti di accelerare gli scambi per poi scendere a rete. La tattica della chiusura al volo ha pagato, in tante occasioni Federer ha portato a casa il punto, ma contro lo Tsonga di questa sera non è comunque bastato. Al servizio il francese era pressoché perfetto, lo dimostra il dato che non ha mai offerto una palla break in tutto l’incontro. Il n.3 del mondo cercava costantemente aiuto dal servizio, ma anche quello stasera non offriva le garanzie dei giorni scorsi.
In un primo set comunque lottato, la svolta arriva sul filo di lana. Sul 5-5 Tsonga ha recuperato da 0-30 con il servizio ed un grande dritto lungolinea sul 15-30, Federer nel game successivo ha sbagliato tanto e dal 15-15 due errori di rovescio lo hanno spinto sotto di un set. La forbice tra i due si stava ampliando e lo svizzero era sempre più nervoso: aumentavano i suoi errori, aumentava di conseguenza la sua frustrazione. Dal 3-2 per Tsonga sono iniziati dei game d’inferno per lui, più volte costretto a togliere le castagne dal fuoco.
Il pubblico aveva intuito l’andamento negativo, si notava come mancasse la scintilla in lui ed ogni punto, quando si entrava nello scambio, era una lotta impari: il francese sbagliava pochissimo, lui non riusciva a forzare i colpi ed a trovare schemi vincenti. Quando riusciva a portare a casa i punti c’era una vera e propria ovazione dagli spalti e lui cercava di spronarsi urlando a squarciagola. Ma non poteva farcela, non con quel dritto – vero neo della serata – e non contro questo Tsonga. Nonostante abbia anche annullato un match point nel decimo game, al tie-break è stato fatale l’errore di rovescio sul 3-3. L’equilibrio si era spezzato, stavolta in maniera definitiva.
Tsonga si dirigeva verso il primo, inatteso, successo della stagione. Federer invece, dopo l’ultimo rovescio in rete, con aria delusa si è avviato verso la rete. Era una finale a cui teneva tantissimo: per farsi un regalo, per rosicchiare qualche altro punto a Nadal in classifica ma soprattutto per dare una sterzata positiva ad una stagione fin qui positiva, con sette finali raggiunte – solo dodici mesi fa veniva battuto senza appello da Daniel Brands e Federico Delbonis – ma solo due titoli in cascina.
Lo scorso anno Federer, al Master di Londra, parlava di voler conquistare cinque titoli in questa stagione e ritornare nei top-4. Un obiettivo è già stato raggiunto, per l’altro – a stagione comunque non ultimata – c’è tanto rammarico per le occasioni gettate al vento. Come in questa soleggiata giornata canadese.
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