Il Roland Garros in una parola? Noia, noia e ancora noia

TENNIS – ROLAND GARROS – DI LUIGI ANSALONI – In un Roland Garros storico non c’è stato proprio nulla di storico. Se il torneo parigino non lo avesse vinto per la nona volta (sì, nona volta) Nadal, il lunedì ce ne saremmo già dimenticati. Certo, rimarrà il risultato mostruoso dello spagnolo, questo sì. Ma poi? Nulla. Forse solo Djokovic che ha deluso in pieno, e la caccia di Nadal ai 17 Slam di Federer. Se il suo fisico regge, è solo questione di tempo?

In un Roland Garros storico non c’è stato proprio nulla di storico. Se il torneo parigino non lo avesse vinto per la nona volta (sì, nona volta) Nadal, il lunedì ce ne saremmo già dimenticati. Certo, rimarrà il risultato mostruoso dello spagnolo, questo sì. Dal 2005 ad ora questo signore ha perso una (dicasi UNA) partita sulla terra francese, da Soderling nel 2009. Lo dico così, non perché ci fosse bisogno di ricordarlo, anche perché è una cosa talmente rara e talmente unica che non bisogna nemmeno scomodare gli statistici.

Ma la storia di questo Roland Garros finisce qui. A parte la nona sinfonia spagnola, il resto è zero. Proprio, zero. Ancora ancora nel torneo femminile qualcosa da raccontare c’è: la storia della finalista Halep, il bis della Sharapova nel torneo dove nessuno pensava potesse mai vincere, la conferma della Bouchard, l’uscita al primo turno di Serena e così via. Anzi, forse la cosa che ci ricorderemo di più è successa fuori dal campo, con una delle polemiche più stupide e insensate della storia delle polemiche (non solo tennistiche), cioè quella tra Sara Errani e la stampa italiana. Inutile, inutile, inutile sotto qualsiasi punto di vista possibile e immaginabile, tranne che i giornalisti di tutto il mondo (francesi e americani prima di tutto) ci hanno spernacchiato, “dedicando” articoli e cinguettii non esattamente gentili. E onestamente stavolta qualsiasi giustificazione, vittimismo in primis, non regge. Non mi soffermo tanto nel torto o nella ragione degli schieramenti in campo, ma è palese (davvero palese) che è un qualcosa che andava assolutamente evitata. In ogni modo e per mille validissime ragioni.

Detto questo, ci ricorderemo anche di Gulbis e del suo ingresso nella top dieci, magari di Monfils che a Parigi sembra risorgere, e davvero di poco poco altro. Djokovic, secondo chi scrive, ha deluso in pieno. Magari non stava bene, per carità, ma ha giocato una finale assolutamente non all’altezza. Federer insomma, non ci si aspettava più di tanto, ma il fatto di aver regalato la partita ad uno in forma pazzesca come Gulbis, paradossalmente lo rende più forte agli occhi dei suoi sempre numerosissimi tifosi. Il resto? Non esiste. Come dicevano gli amici di Controbreak, la cosa bella di questo Roland Garros è stata… nessuna. Forse un po’ forzato, un po’ esagerato, ma non assolutamente lontano dalla realtà. Ce ne dimenticheremo in fretta.

Certo, è stato lo slam numero 14 di Nadal. Ed è su questo numero che si discuterà nei prossimi mesi e forse qualcosa in più. Ormai è chiaro, la caccia ai 17 slam è più che aperta. Apertissima. Se il fisico e la testa reggono, non è un qualcosa di utopico. E poi, certo, ci sarebbero altre discussioni. In caso di pareggio, sarebbe senza dubbio difficile continuare a sostenere la superiorità dello svizzero nei confronti dello spagnolo, perché va bene, i numeri non sono tutto, ma certamente la tesi accusatoria dei fan elvetici un po’ (più di un po’) ne risentirebbe. Credo che tutto dipenda dalla continuità fisica di Nadal nei prossimi due – tre anni: anche in finale contro Djokovic (non esattamente il primo che passa) è apparso palese che la vera e la più profonda differenza (specie sulla terra) tra lui e il resto del mondo è proprio questa, la capacità di non sentire la benché minima stanchezza o pressione. Nel quarto set, dopo tre ore di gioco, il serbo aveva la lingua di fuori, lo spagnolo era come fosse iniziata appena la partita. Adesso, nelle altre superfici (in quelle superveloci, se ne sono rimaste) questo magari non è sufficiente, ma nelle altri parti, lo è eccome.

Lo strapotere fisico di Nadal dura da quasi dieci anni, con ovvie pause (anche di anni), e se non diminuisce, l’attacco a Federer è serio, molto serio, estremamente reale. Ecco, questo semi-insulso Roland Garros 2014 ci lascia in regalo questo: l’immobilità. Sembra non essere cambiato nulla. Stessa storia, stesso posto, stesso Nadal. Per il resto, benvenuta stagione sull’erba…

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