Coi nervi, con la rabbia, col talento, con l’orgoglio. In qualche modo Roger Federer è riuscito a venire a capo di un match che pareva ampiamente compresso dopo un set e mezzo.
Per una parte dell’incontro Roger sembrava essere quello evanescente, quasi impalpabile, della trasferta europea post Wimbledon ed alzi la mano chi si sarebbe immaginato ciò che, invece, dopo è accaduto;
poi è scattato qualcosa, anche aiutato dall’amico Haas che al momento di infliggere il colpo del k.o. è colpevolmente mancato. A quel punto forse l’elvetico si è reso conto che la rimonta era possibile e magicamente ha iniziato a calare il numero degli errori e, viceversa, salire quello dei vincenti.
Due sono stati i momenti chiave del match: il contro break ottenuto da Federer nell’ottavo gioco durante il quale, ad onor del vero, è stato più il tedesco a metterci del suo giocando quattro punti orribili ed il seguente quando, una volta riportato il set in parità, è ancora Federer a soffrire e concedere una palla break che avrebbe ucciso la partita ma, stavolta, è bravo ad annullarla ed a mettere il naso avanti per la prima volta nell’incontro. L’impressione è che Haas si sia subito reso conto dell’occasione appena sciupata e, se è bravo ad annullare col servizio due set point sul 4-5, non riesce nella stessa impresa nel seguente turno di servizio quando un regale ricamo del basilese suggella il parziale.
Le fasi iniziali del terzo set confermano che l’inerzia si è spostata verso lo svizzero che, però, non riesce a sfruttare due preziose palle break sul 2-1. Tornando, dunque, le difficoltà in casa Federer nel quinto gioco quando Haas si fa ancora sotto ottenendo due palle break: Roger, che ha già commesso due doppi errori nel game, non ha paura e rischia moltissimo col servizio e viene premiato. Superato il momento di paura, l’ex numero 1 del mondo ottiene finalmente il break che gli consegna l’incontro chiudendo per 6-3 il parziale.
Federer torna, dunque, a battere un giocatore perlomeno vicino alla top ten. Lo fa soffendo, rimontando e lottando come un ventenne e questo è l’ennesimo segnale che Roger manda: non è stanco di stare su quel rettangolo di gioco, non vuole mollare, è ancora animato da quel fuoco dentro che non lo fa smettere di fare ciò che ama.
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