Da colpevole per non aver commesso il fatto a innocente squalificato per non aver impedito ad altri di sbagliare. Se la vicenda Clostebol ha un merito (ma davvero ce l’ha?) esso viene dalla plastica raffigurazione che ha assunto ai nostri occhi la giustizia sportiva quando non si attiene ai fatti ma deve rispondere a esigenze […]
Si era capito subito, due giorni fa, che quello odierno poteva essere il primo vero ostacolo concreto per Iga Swiatek sull’erba in questo torneo di Wimbledon e la polacca ha visto la sua corsa all’All England Club fermarsi contro Yulia Putintseva. La kazaka è di un altro livello rispetto alle giocatrici che la numero 1 del mondo ha affrontato nei primi due turni, soprattutto negli ultimi mesi quando ha collezionato diversi scalpi di spessore.
I precedenti erano 4-0 per Iga, tutti però lontani dall’erba. Oggi Swiatek è pure riuscita a prendersi il primo parziale, ma proprio quel game sul 5-3 ha cominciato a girare l’inerzia della sfida conclusasi poi 3-6 6-1 6-2 per la numero 34 del mondo, recente campionessa a Birmingham. Come spesso accade sul verde, i rischi maggiori per Iga erano sulla lunga durata perché pur cominciando con buon piglio soprattutto al servizio non sembra ancora avere la capacità di evitare quei passaggi a vuoto che le costano tanto, alle volte anche la partita stessa. Contro Sofia Kenin e Petra Martic ha gestito bene i pochi momenti difficili affrontati, pur senza esprimere spesso un gran livello, ma oggi prima sono venuti a meno i punti gratuiti col servizio e poi perdendo il controllo del dritto sbagliando con sempre maggiore continuità su scambi che cominciavano a essere sempre più difficili.
È un po’ un film già visto, ripercorrendo nella memoria le partite che Iga ha giocato sull’erba in carriera. Lo scorso anno nelle due battaglie a Wimbledon contro Belinda Bencic ed Elina Svitolina si era trovata in affanno dalla fine del primo parziale. Quando è in grado di gestire la situazione e rimanere “tough to beat” (“dura da battere”, come dicono dalle parti di Londra) può farsi valere, ma i primi cenni di nervosismo avuti sul 5-3 nel primo parziale sono stati l’anticamera a un resto di partita davvero negativo. Dopo vari game al servizio abbastanza tranquilli, nel nono doveva chiudere la frazione e il rovescio colpito male sul 30-15 anziché darle due set point consecutivi l’ha spinta in una brutta situazione perché la prima smorzata della partita per la kazaka è valsa un tocco sotto rete comodo da rigiocare con un passante vincente per la prima palla break, e Swiatek si è lasciata andare a un urlaccio abbastanza “anomalo” per il punteggio ma significativo di come non fosse già per nulla a suo agio in campo.
In quel momento si era solo in attesa dell’episodio chiave. Non è stato sul 5-3, perché la polacca ha cancellato tutte le tre chance offerte e ha trovato la chiusura al primo set point, ma è stato a inizio del secondo. Due game al servizio abbastanza comodi per la kazaka e la partita è girata. E come capita quando Swiatek è in campo sull’erba, il crollo per Iga è arrivato con grande rapidità. Il dritto ha cominciato a franare, colpito male e forzato troppo per la chiusura. Voleva essere aggressiva per uscire dal momento psicologico negativo, ma ha finito per deragliare mancando anche tre chance dell’immediato controbreak sull’1-3 che potevano darle un attimo di respiro. Finita sotto 1-4, non è riuscita a mettere fine all’emoraggia e si è portata così fino alla sconfitta del set contro un’avversaria a cui in quei momenti riusciva tutto, completamente padrona del campo. L’inizio del set decisivo è stato solo un proseguo di quanto visto fin lì, con Swiatek che cercava di darsi più tempo per colpire col dritto ma finiva per essere timorosa e non chiudeva più un punto, scivolava subito dietro nel punteggio ed era totalmente in balia dell’avversaria.
Solo sullo 0-4 è riuscita a evitare l’umiliazione di un 6-0 che stava materializzandosi, fermando la serie di game subiti a 9. Quel turno di battuta tenuto, però, ha cambiato davvero nulla. Fa impressione, semmai, come la giocatrice che meglio di tutte riesce a interpretare i vari cambi di superficie si trovi come un pesce fuor d’acqua sul verde. È un problema che lei stessa sa e che allo stato delle cose difficilmente potrà variare, perché nella dinamica attuale la stagione su erba è una parentesi minuscola nel calendario femminile e lei che punta tutto (o quasi) sulla terra battuta si ritrova quasi sempre a dover “sacrificare” tempo utile per lavorare sull’erba e cercare una soluzione per ovviare a scenari che la mettono molto in difficoltà contro tante. Putintseva non è la tennista con le caratteristiche sufficienti a mandarla in affanno come oggi, ma l’erba ha ribaltato ogni valore. E così agli ottavi sarà sfida tra Yulia e Aljona Ostapenko, che in precedenza aveva fatto il suo battendo 6-1 6-3 Bernarda Pera.