Questo pezzo nasce da una discussione con dei giornalisti stranieri, qui a Wimbledon. Non si dovrebbe parlare mai in prima persona in un pezzo (tranne se sei Gianni Clerici o Daniele Azzolini) ma non vedo come posso evitarlo. Tant’è.
Nella sala stampa londinese c’era ancora l’aria frizzantina, le scorie di stanchezza e pathos del derby Sinner-Berrettini, chiuso qualche ora prima. Tra un caffè (vabbè, quello che è) e altro, si parlava in termini increduli di quello visto sul Centrale.
Non tanto per la partita in sè, ma quanto per il significato stesso del momento. Due italiani, un numero uno del mondo, un ex finalista, sul Centre Court di Wimbledon. Ora, come ha ricordato la mia amica Rossana, fino a poco tempo fa nemmeno sotto acido lisergico si sarebbe immaginata una roba così, e chi ha fatto ormai un discreto numeri di slam dal vivo, lo sa: la massima aspirazione, per chi seguiva gli italiani, era arrivare alla seconda settimana, soprattutto a Wimbledon, se parliamo di uomini. Ieri sera invece c’erano il n.1 del mondo, tra i 2-3 favoriti per la vittoria finale, e un ex finalista. Dunque, ci sta magari andare oltre le righe? Ci potrebbe stare.
I colleghi stranieri però non erano così d’accordo. Gli spagnoli, sopratutto, che hanno visto anche derby in finale di slam (Nadal-Ferrer a Parigi, tipo), non sembravano così eccitati. “Beh? La partita per due set e mezzo è stata inguardabile”, diceva un collega di Lavanguardia, con lo sdegno (letteralmente) degli italiani. Anche gli altri giornalisti, al di là delle “dichiarazioni pubbliche”, non erano così entusiasti dello spettacolo. Dunque, dove sta la verità? Nella nostra eccitazione italiana, sopravvalutiamo una partita ormai anche dal punto di vista tecnico (l’emotività porta a sopravvalutare certe questioni, anche sportive e non solo amorose) per troppa amore o gli altri ci invidiano e criticano?
La verità come spesso accade, si può dire che sta nel mezzo, un’espressione tanto terribile quanto efficace.
Il tifoso fa il tifoso e quindi si può lasciare (anzi, si deve) lasciare andare, l’addetto ai lavori dovrebbe fare altro, cosa che ultimamente non fa. E’ stata certamente una partita bella ed emozionante, ma definirla “una delle più belle partite mai viste sul Centrale di Wimbledon”, come qualcuno ha fatto, è una bestemmia sia per la professione sia per la storia del Centre Court. Perchè nel mondo non esiste solo l’Italia, ma questo forse è un altro discorso. Personalmente, primo set noiosetto, secondo altalenante ma niente di così incredibile, terzo bello e quarto set molto bello. Peccato non aver vissuto questo derby col Matteo di 3 anni, ma è un inizio
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