Difficile calcolare esattamente quanto sia stato importante per Aryna Sabalenka avere una giornata così, con una partita finalmente chiusa in due set e senza nemmeno soffrire pur giocando spesso quasi in gestione di energie che sono messe a dura prova nelle ultime settimane. La bielorussa, che ha concluso all’una di notte la battaglia contro Elina Svitolina al quarto turno, ha superato ora con un netto 6-2 6-4 una spenta Aljona Ostapenko raggiungendo per la seconda volta in carriera la semifinale al WTA 1000 di Roma.
Non sono ancora del tutto dissipati i pensieri sul suo reale stato fisico, visto come oggi abbia spesso tenuto il braccio dall’andare a tutta sulla palla e sceglieva in maniera molto attenta quando forzare per esempio col servizio. La sensazione in queste 36 ore dalla fine del quarto turno al match di quarti di finale è che possa aver trovato un equilibrio per non patire quel dolore alla parte bassa della schiena che ha avvertito durante la partita contro l’ucraina, che aveva costretto alla chiamata della fisioterapista e a prendere una pasticca prima di tornare a giocare.
Ha puntato molto il discorso sulla sua volontà di non lasciare il campo per ritiro, nell’intervista a bordo campo a Canal+ Polonia dopo il match di lunedì sera, e di come sia proprio un concetto che non può contemplare non avendolo mai fatto in carriera (né ritiro, né walkover) sebbene poi gli sguardi dal suo angolo fossero abbastanza nervosi. Aveva dichiarato che c’è questo dolore che ha descritto come “abbastanza significativo” ma che avrebbe testato la situazione nella giornata di ieri, prima di tutto, e avrebbe ascoltato il proprio corpo nel caso proprio sentisse che bisognava fermarsi, anche perché “so che Parigi è proprio dietro l’angolo”. Averla vista in campo oggi è stata la notizia migliore per il torneo e un 6-2 6-4 può far pensare sia tutto rientrato, in realtà non è stata la partita dove si è davvero capito in che condizione possa trovarsi. Spesso veniva aiutata dall’avversaria, che cominciava la sua giornata ‘no’ già sull’1-1 perdendo la battuta da 40-15 e che ha di nuovo ceduto il servizio sull’1-3 in un altro game ai vantaggi. Il livello di Ostapenko era troppo basso per dare fastidio alla bielorussa, che pareva muoversi bene e colpire la palla con buona verve, ma erano traiettorie più alte del suo solito e senza quella pesantezza che normalmente può imprimere.
Può essere anche un accorgimento tattico, visto che Aljona doveva impattare una palla più lavorata e non poteva appoggiarsi al peso che aveva, ritrovandosi a commettere tanti errori. Per Sabalenka, che non ha mai davvero tremato col servizio, la giornata di sostanziale riposo ieri può aver aiutato parecchio e magari c’è stata una lastra che ha evidenziato come non ci siano problemi così seri da impedirle di giocare. Forse una risposta migliore si potrà avere già domani quando sarà di nuovo in campo e nell’ultimo match serale contro la vincente di Victoria Azarenka contro Danielle Collins, nell’umidità della serata romana, la stessa che rovinò Roger Federer nel 2013 prima della finale di fatto mai giocata contro Rafael Nadal. L’importante, per la numero 2 del mondo, era passare questa giornata nel migliore dei modi e darsi comunque una chance, capendo forse meglio gli eventuali limiti del suo corpo in questo momento, e il break sul 3-3 nel secondo set arrivato grazie a quattro brutti errori dell’avversaria è stato seguito da due buoni turni di battuta che hanno confermato, anche, la differenza attuale tra una grande giocatrice ma che rischia di essere vittima di se stessa come Ostapenko e chi invece ha qualche step in più nella gestione del momento.
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