Come nel 2023, la finale del WTA 1000 di Madrid vedrà di fronte la numero 1 e la numero 2 del mondo: Iga Swiatek contro Aryna Sabalenka. La polacca, 19 titoli fin qui in carriera (più una United Cup da imbattuta, sebbene poi la Polonia non sia riuscita a chiudere la serie finale contro la Germania), è a caccia dell’unico grande trofeo che ancora manca al suo Palmares sulla terra rossa mentre la bielorussa, ferma a 14, a Madrid ha una sua isola felice con già due successi all’ultimo atto negli ultimi tre anni.
L’ultimo atto del torneo spagnolo non poteva offrire di meglio, con il decimo confronto tra due delle migliori in assoluto di questo periodo storico, spesso protagoniste di sfide non banali. Swiatek contro Sabalenka ha voluto dire spesso una semifinale o una finale, con entrambe che fin dal loro primo confronto alle WTA Finals di Guadalajara nel 2021 hanno dato l’impressione di aver identificato nell’altra la vera rivale a cui puntare. Si è aggiunta Elena Rybakina nell’ultimo anno e mezzo, a mescolare un po’ le carte, con anche qualche sprazzo di Coco Gauff, ma se è vero che Swiatek un anno fa aveva avuto un periodo di allenamento con Jerzy Janowicz per pensare proprio a migliorare la propria tenuta nelle sfide contro la bielorussa (o la kazaka) la stessa Sabalenka tempo fa dichiarava di aver avuto come grande motivazione nel periodo di fine 2022 proprio il desiderio di lavorare per puntare a Iga.
Dodici mesi fa le due diedero vita a un match cresciuto col passare dei game, cominciato male dalla polacca che però grazie alla reazione sul 3-3 15-40 nel secondo set ha evitato un parziale di sei game consecutivi e ha alzato il proprio livello fino al punto di avere occasioni praticamente in ogni game di risposta, forzando sempre più l’avversaria a doversi superare, al limite delle proprie possibilità quel giorno. Sabalenka riuscì a salvarsi, nel terzo set, quando dopo essere stata ripresa da 3-0 a 3-3 e nel bel mezzo di una fase in cui era sotto grande pressione trovò un rovescio cruciale sul 15-15 per ribattere l’ennesima risposta della polacca a una spanna dalla riga di fondo, creandosi uno spazio che non c’era per colpire quella palla e mandarla sulla riga opposta. Malgrado fosse metà game, quella soluzione finì per toglierle tanti pensieri dalla testa grazie anche all’immediato 40-15 e Iga tornò in difesa, non riuscendo però a evitare il break che ha deciso l’incontro né a sfruttare la chance di controbreak avuta nel game finale, dove Aryna dovette comunque arrivare al quarto match point per trovare la chiusura.
Quella era una Sabalenka di grande spessore, reduce anche da quattro mesi iniziali di 2023 di ottimo livello con il primo Slam della carriera in singolare in Australia seguito da finali praticamente in ogni torneo a eccezione di Dubai e Miami. Atleticamente brillante, con pochissimi cali nel livello di gioco, con la forza di chi stava vivendo il momento più bello della carriera. Molto diverso rispetto a quanto si sta vedendo ora. Il bis a Melbourne non ha avuto lo stesso influsso, tanto che qui a Madrid ha raggiunto la prima semifinale in questi tre mesi successivi. Ha dovuto masticare amaro diverse volte, andando vicina alla sconfitta in tante partite da cui è riemersa solo all’ultimo come quel secondo turno a Indian Wells dove Peyton Stearns era 5-4 e 40-0, o qui alla Caja Magica quando Danielle Collins ha avuto due chance per servire per il match al quarto turno, quando Rybakina è stata a uno schiaffo al volo dall’essere a match point. Rimane la solita, temibilissima avversaria, ma quando è all’angolo fa davvero tanto affidamento sul voler strafare per imporsi nello scambio da non avere spesso controllo della situazione. Swiatek dovrà essere capace di non cedere nel braccio di ferro da fondo e lavorare il più possibile l’avversaria. L’ha battuta sei volte si nove, anche oggi verrà considerata favorita, e tendenzialmente nelle finali ha l’atteggiamento migliore anche quando le cose non cominciano nel modo giusto, come visto qui nel 2023.
Iga al contrario ha avuto un cammino quasi perfetto e anche nell’unica occasione in cui ha lasciato per strada un set ha comunque ribaltato la partita chiudendo 4-6 6-0 6-2 nei quarti di finale contro Beatriz Haddad Maia avendo chance di break in 10 game su 12 giocati in risposta. A inizio torneo sembrava far fatica con l’avversaria che toglieva peso alla palla in risposta, alzando la traiettoria e tenendola profondissima, fattore che ha poi avuto modo di testare sia contro Sara Sorribes Tormo sia la stessa Haddad Maia. Contro Madison Keys in semifinale ha giocato, a suo dire, una delle migliori partite, magari cominciando ad aggiustare la propria mente alla tipologia di gioco a cui andrà incontro oggi. Favorita sì, ma magari non con tanto margine. Nelle loro partite, al di là di stese pesanti rimediate da Aryna, il fattore che forse incideva di più era proprio l’eventuale altalena di livello che Sabalenka poteva avere. Perché la Swiatek vista fin qui è una a cui difficilmente si può far punto se non colpendo a tutta potenza, in maniera costante, sempre al limite delle proprie possibilità per almeno due ore. Aryna lo ha fatto lo scorso anno, ci è riuscita, e le condizioni a Madrid inevitabilmente la aiutano ma sa bene che in queste sfide il suo minimo calo in convinzione e profondità può voler dire darsi in pasto all’avversaria. E stavolta non è mai apparsa troppo rapida negli spostamenti soprattutto laterali. Oggi però, in una finale così importante, tanti di questi discorsi potrebbero essere ribaltati già solo dalle motivazioni extra che entrambe hanno nell’affrontarsi.
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