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Rybakina, un’alta cilindrata come Porsche. Battuta Kostyuk in finale

[4] E. Rybakina b. M. Kostyuk 6-2 6-2

Elena Rybakina da oggi avrà una motivazione in più per procurarsi una patente. O meglio, una Porsche in più da parcheggiare momentaneamente nel garage, in attesa di prendere quel documento a cui magari fino a qualche giorno fa nemmeno pensava più di tanto perché nello stile di vita di un tennista professionista l’utilizzo della macchina rimane abbastanza secondario. L’ottavo titolo in carriera della kazaka, però, porta con sé anche questo regale così speciale.

È lei, dunque, a succedere nell’albo d’oro del torneo a Iga Swiatek, dopo averla battuta ieri in semifinale infliggendole la prima sconfitta su questo campo. E dopo un match iniziale un po’ altalenante contro Veronika Kudermetova e quel black out a fine secondo set contro Jasmine Paolini, ha riservato un bel crescendo di prestazione nelle due occasioni conclusive. Come era anche prevedibile, la vittoria contro la numero 1 del mondo aveva rappresentato lo scoglio più grande nella strada all’ottavo trofeo nel circuito maggiore perché ormai la presenza sua, di Iga e anche Aryna Sabalenka stanno segnando i tabelloni a ogni livello. E le sfide tra loro, nemmeno così remote, hanno sempre più il sapore di snodo decisivo per capire chi arriverà in fondo.

Quasi tre ore ieri contro la numero 1 del mondo, poco più di un’ora oggi. 6-2 6-2 il punteggio, netto, con cui si è imposta contro Marta Kostyuk, splendida protagonista nella parte bassa del tabellone, acclamata a gran voce non solo da fan o ucraini qui presenti che hanno messo qualche bandiera alle ringhiere ma anche da tanto pubblico neutrale che può aver seguito durante la settimana le sue maratone. Troppo alta, però, la cilindrata di Elena per pensare di farci partita alla pari. A cominciare da percentuali al servizio impressionanti: non era forse partita con un buon numero di prime palle in campo ma si è stabilizzata sempre più sul 60% e fino al 6-2 3-2 aveva oltre il 90% di resa con la prima palla.

Kostyuk doveva fare qualcosa di speciale e già nel primo game si è vista tutta la forbice tra le due. Rybakina attaccava ogni seconda palla di servizio con grande precisione e profondità, differentemente dai match precedenti dove era solita partire a rilento, e Marta nell’unica occasione in cui ha avuto la chance ha cercato di palleggiare facendosi però trascinare subito in una fase di rincorsa e con l’avversaria a prenderle immediatamente il campo. Elena ha fatto quel salto mentale che ci si attende da una così, da chi vuole stare lassù con Swiatek e Sabalenka, come la stessa Iga diceva ieri in conferenza stampa: “Io, Aryna ed Elena siamo le migliori al mondo in questo momento”. Un momento che dura probabilmente da oltre un anno. Non siamo nella fase ‘Big-3’ del tennis ATP, perché hanno fatto qualcosa di clamoroso, ma c’è un triangolo di valori che si sta formando tra loro.

Diego Barbiani

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