Jannik Sinner, dopo il successo per 6-3 6-4 contro Jan Lennard Struff, è arrivato in conferenza stampa con grande tranquillità. L’azzurro, ora agli ottavi di finale dell’ATP Masters 1000 di Indian Wells, è arrivato così a 14 vittorie consecutive in stagione, 17 totali contando anche le tre delle Finals di Coppa Davis di Malaga.
Sul match contro Struff: “C’era da mettere molta attenzione, perché tutto sembra facile poi magari c’è un controbreak sul 4-3 e tutto si riapre. Ho saputo intrepretare in maniera ottima la partita, proprio così come ci eravamo preparati”. Sulla prossima partita, contro Ben Shelton o Francisco Cerundolo: “Sono due giocatori molto diversi. Shelton, uno dei migliori servitori che abbiamo, anche mancino. Gioca molto, molto bene sia di dritto sia di rovescio. Ancora la devo preparare bene, ma penso che anche lui cambierà qualcosa. L’ultima volta ha perso, prima aveva vinto lui, sono sempre state partite molto tirare ed equilibrate. Con Cerundolo invece la scorsa volta ci ho perso, però avevo giocato su terra rossa, a Roma, per cui vediamo. La cosa più importante sarà sempre di far muovere l’avversario”.
Sulla capacità di organizzare la propria vita da atleta con tutta la fase più “amministrativa” del dover gestire un grande team di persone, invece, non si è particolarmente sbottonato: “È molto semplice: il tennis è quello che mi piace fare. Io mi sveglio al mattino e mi alleno perché è la cosa che mi piace fare. Poi ci sono altre cose e ci do meno peso. Spesso devo fare al mattino qualcosa, ma al pomeriggio sono fresco perché comunque voglio portare tutto me stesso nell’allenamento e nella partita. Ci sono delle cose da fare, sicuro, ma c’è di peggio no? Fa parte del mio lavoro, lo accetto e lo faccio anche volentieri. È una cosa nuova e mi serve anche per imparare cose nuove, vedere gente nuova. Alla fine c’è molto peggio direi”.
Dopo aver risposto invece che una delle sue migliori qualità è l’avere enorme rispetto per gli avversari senza aver paura di affrontarli, Sinner alla domanda se abbia sempre sentito questa qualità come sua o se ne abbia capito l’importanza col tempo ha risposto: “No, potrei dirti che avevo paura quando dovevo andare a fare gare di discesa libera con lo sci. Vai velocissimo, fai salti di 20, 30 metri. È diverso. Qui invece è solo una partita di tennis e di fatto alla fine facciamo del nostro meglio e qualche volta può andar bene e qualche volta no. Alla fine l’unica cosa che può succedere è che perdi una partita”.
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