Poteva, forse “doveva”, essere l’occasione per Naomi Osaka di cominciare una risalita dopo l’antipasto australiano vissuto tra tanta attesa e grandi emozioni per il rientro in campo, invece la prima tappa del suo giro negli Emirati si è rivelato un completo fallimento.
Possiamo parlare di sorteggi complicati, ma questo è un fattore che soprattutto nel circuito femminile capita a tante, big comprese. E nel caso suo proprio nei giorni prima del sorteggio dell’Australian Open c’era chi si sbilanciava nel dire che giocatrici come Iga Swiatek e Aryna Sabalenka non avrebbero mai voluto trovarla di fronte al primo turno. Pescò Caroline Garcia, fu sconfitta in due set abbastanza equilibrati, e oggi ad Abu Dhabi ha forse fatto (molti) passi indietro rispetto al livello mostrato tra Brisbane e Melbourne. Che non era alto, ma abbastanza incoraggiante per il medio-lungo periodo.
Oggi la giapponese è franata malamente in una partita nel complesso brutta, dove sia lei sia Danielle Collins hanno fatto fatica ad accendersi lasciando che i servizi fossero dominanti nella prima mezz’ora e poi, anche grazie ai tanti errori dell’ex numero 1 del mondo, la statunitense si imponesse 7-5 6-0. Fin troppo poco da dire per un match così atteso, con la giapponese vero simbolo di un torneo che punta in alto malgrado il livello ‘500’ ma non sta avendo riscontri, con pochissima gente fin qui sugli spalti a influire ulteriormente su un’atmosfera quasi non esistente e pochi applausi, nel corso di questa partita, tra un punto e l’altro.
I primi quattro game non hanno visto praticamente scambi. I primi 16 punti hanno visto lo scambio partire solo una volta con una durata di quattro colpi. Per il resto servizi vincenti o risposte sbagliate, e un doppio fallo. L’anticlimax del miglior primo turno che il tabellone potesse offrire. Se Naomi riusciva a servire bene, in risposta era l’esatto opposto. Collins, che pure è andata due volte sotto 15-30 verso fine parziale, ha saputo resistere senza offrire palle break. Un mezzo miracolo dopo una bella risposta dell’avversaria sul 4-5 15-30 l’ha salvata dal dover fronteggiare due set point consecutivi, ma i successivi punti sono stati perlopiù regali dell’ex numero 1 del mondo in risposta. Osaka sul 5-5 si è messa nei guai da sola alla prima occasione in cui il punteggio in un game di battuta diveniva equilibrato. La chance di 6-5 è svanita per una discesa a rete molto “allegra” e dove si è trovata nella terra di nessuno costretta a colpire un difficile schiaffo al volo di dritto.
Se fino al 4-4, magari 5-5, i turni di battuta erano molto veloci, quelli conclusivi sono stati segnati dalla tensione. Di entrambe. Dopo il break subito dalla giapponese, che ha mostrato tanti limiti nel saper vincere un punto senza l’aiuto di un servizio davvero incisivo, è stata la volta dell’avversaria che faceva fatica a mettere a segno l’ultimo punto. Doppio fallo sul primo set point, rovescio largo sul secondo, e soltanto al quarto grazie a una bella prima di servizio ha avuto lo spazio per colpire col rovescio. Per quanto riguarda Naomi, se fino al 5-5 non aveva quasi perso punti alla battuta tranne due doppi falli, è naufragata. Il secondo set non è stato giocato. Ferma coi piedi, testa bassa, troppo silenziosa e senza cenni di reazione se non per una mezza discussione con l’arbitro dettata anche dalla frustrazione su una palla del possibile controbreak sul 3-0 Collins e servizio, quando il dritto della statunitense ha preso l’ultimo lembo di riga laterale e la giudice di sedia ha deciso per dare il punto a Danielle anziché farlo rigiocare.
Poco o nulla da dire fino al 4-4 nel set di apertura, poco o nulla da dire sul secondo. E così Osaka è arrivata alla terza sconfitta consecutiva. Sembra inutile parlare di tabelloni duri o avversarie complicate, per quanto nella realtà può sembrare così. Karolina Pliskova, Caroline Garcia e ora Collins sono tre giocatrici che possono creare problemi nella partita secca, ma stanno vivendo periodi abbastanza distanti dai loro massimi. Non è una vera cartina di tornasole per confrontarla coi piani alti/altissimi della classifica, che è dove vuole tornare appena possibile. Soprattutto, è evidente ancora la difficoltà a spostarsi con rapidità sul campo (e farlo su un periodo abbastanza lungo) oltre a situazioni come le tante risposte colpite male oggi a ricordare che la strada davanti a sé è lunga. Molto.
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