È vero che nessuna big nei giorni scorsi, nel tabellone femminile dell’Australian Open, ha fatto vedere granché come potenziale ma erano tutti match abbastanza (chi più, chi meno) abbordabili. Iga Swiatek, invece, aveva di fronte Sofia Kenin, campionessa qui nel 2020 e in ripresa seppur ancora molto a folate dopo due anni di problemi fisici e crisi di risultati.
La polacca, che in Australia al di là della semifinale nel 2021 non è mai andata oltre al quarto turno, non ha ancora trovato grande feeling con questi campi e quest anno non può permettersi di giocare sotto al 60/70% nella prima settimana per poter avere partite gestibili. Oggi, anche per meriti della sua rivale, è stata per circa un’ora e 45 minuti in apnea. Non c’era molto che funzionava, tra tantissime risposte colpite male e poca incisività da fondo campo. Fa quasi specie tra i giudizi leggere di un 7-6(2) 6-2 conclusivo, perché pure lei riconosceva al microfono nell’intervista in campo di come non riuscisse bene ad accendersi.
Pochi momenti “da Swiatek”, ma racchiusi nei momenti davvero importanti. E tanto basta, per stavolta. Solo è dovuta arrivare in risposta sul 5-4 Kenin, nel primo set, e a un pericolosissimo 15-40 al servizio quando aveva appena ottenuto un break gentilmente concessole dagli errori non forzati dell’avversaria che stavano cominciando a salire.
Kenin ha impostato la partita in maniera abbastanza semplice ma il timing strepitoso che può avere sulla palla faceva, almeno da fondo campo, tutta la differenza possibile. Swiatek era spesso in affanno, tenuta in piedi in vari momenti dal rovescio, ma ci sono voluti sei game per arrivare a un (contro)break anche qui con grosse responsabilità della statunitense che dal 40-15 si vedeva raggiunta e commetteva due doppi falli consecutivi nel tentativo di non andare sotto enorme pressione per la risposta della polacca che perlomeno sulla seconda palla riusciva sempre a creare qualcosa. La fase rimaneva complicata, perché Swiatek vinceva un game complicato al servizio sul 3-3 e in risposta sembrava dare qualche sprazzo di sé malgrado alternasse troppo punti giocati e risposte “scentrate”, una di queste sul 30-40. Kenin aveva ottimi piazzamenti, ma non aveva velocità di palla da creare tutto questo impaccio a forse la migliore tennista in risposta del circuito.
A completare il possibile pasticcio, Iga sul 4-4 ha perso a sua volta un brutto game al servizio anche disturbata dal sole. Kenin, meritatamente, aveva la chance di chiudere il parziale e qui, davvero, le sue colpe sono minime. La numero 1 del mondo, come spesso le accade, spalle al muro ha trovato qualcosa in più e i primi due punti sono stati (finalmente) giocati come sa: prima lasciando andare il braccio su un rovescio lungolinea, poi difendendosi su tre accelerazioni e ribaltando lo scambio con un dritto lungolinea vincente. Per la prima volta il suo livello stava salendo fino a fine set, con un tie-break giocato quasi perfettamente e portato a casa per 7-2. C’era voluta più di un’ora, e Swiatek comunque non ingranava. L’inizio del secondo set è stato pericolante e stavolta ha ottenuto aiuto dal servizio con due ace consecutivi a uscire dalle sabbie mobili sullo 0-1 e poi ancora sull’1-2. Dal nulla, sul 2-2, la prima serie vera di errori gratuiti di Kenin che ha perso le misure, forse anche meno lucida, e ha regalato il prezioso vantaggio a una polacca che comunque non sembrava approfittarne venendo di nuovo colpita dalla risposta avversaria e scivolando subito indietro 15-40. Qui, il secondo momento chiave: super slice a uscire con la prima di servizio, ace al centro, nuovo slice a uscire da destra e seconda in kick non risposta per il 4-2.
All’ora e tre quarti di gioco, Kenin ha cominciato a mollare la presa e Swiatek a sentirsi più vicina al traguardo con un immediato 15-40 “trasformato” in break dal doppio fallo della statunitense che ha definitivamente tirato i remi in barca. È stato tutto quello che ci si aspettava: un match molto probante per essere un primo turno, un modo diverso di entrare nel torneo per chi è abituata a vittorie nette.
E Iga dovrà fare tanto affidamento a se stessa perché quel tabellone è veramente bestiale, a partire da un secondo turno contro quella Danielle Collins che in Australia ha qualche marcia in più che nel resto della stagione: semifinalista nel 2019, finalista nel 2022, tanti bei piazzamenti e un gran tifo (al limite, il più delle volte) dal team. Il modo in cui la statunitense impattava la palla oggi nella vittoria 6-2 3-6 6-1 contro Angelique Kerber, anche ora che non è più a quei picchi da tanto tempo, fa paura soprattutto per una Swiatek che dovrà reggere col dritto e col servizio, incurante anche di eventuali molteplici risposte vincenti da chi non ha assolutamente ritegno nel bene e nel male (sportivamente parlando). Ormai si sono delinate le avversarie che fanno male alla polacca: palla potente, piatta, pesante. Danielle quando può le ha tutte. Nel frattempo aggiorniamo il dato della numero 1 del mondo: 17 vittorie consecutive, 17 Slam dopo l’ultima (e unica) sconfitta al primo turno (Wimbledon 2019, perse contro Viktorija Golubic).
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