Aryna Sabalenka contro Lesia Tsurenko, di nuovo. L’Australian Open 2024 ripropone la sfida tra la bielorussa e l’ucraina coi rancori ancora vivi degli ultimi anni tra accuse, crisi e polemiche di varia natura. Quella che in campo, nel mero contesto tennistico, potrebbe essere una non partita per la differenza di rendimento che c’è a oggi tra le due a favore di Sabalenka, purtroppo le vicende extra lo rendono un incontro molto chiacchierato.
L’episodio, divenuto pubblico, della crisi avuta da Lesia durante l’ultima edizione del WTA 1000 di Indian Wells ha portato alla luce tante questioni del dietro le quinte. Purtroppo, detto in un senso umano, si è sempre cercato di essere più franchi possibili sui problemi e le tensioni che hanno attraversato, e tutt’ora lo fanno, lo spogliatoio WTA. La crisi generatasi dall’invasione russa in Ucraina ha avuto enormi riflessi e se le ucraine hanno deciso di non stringere la mano a fine partita a russe o bielorusse anche per una mera questione di inappropriatezza del gesto quando un paese sta brutalmente attaccando l’altro (al di là delle nostre, inutili, opinioni) non c’è da puntare il dito contro qualcuna in particolare. Russe e bielorusse non hanno mai voluto trattare con loro, né le ucraine vogliono ora cercare il dialogo deluse dalla sensazione di indifferenza e ostruzione.
Sabalenka di per sé non ha alcuna responsabilità diretta, ma con lo scoppio dell’invasione su larga scala dello stato ucraino è finita nell’occhio del ciclone per i rapporti a lungo avuti coi membri del governo bielorusso e testimonianze di ex funzionari governativi di un suo atteggiamento molto propenso nel prestarsi a eventi che gonfiavano la propaganda del leader Aliaksandr Lukashenko. Uno degli episodi che spesso viene menzionato è la firma di Aryna sulla lettera pro-governativa bielorussa dell’autunno 2020, pochi mesi dopo le elezioni (“elezioni”…), a esprimere disaccordo e distacco dalla Libera Associazione degli Atleti della Bielorussia che aveva scritto al CIO per mostrare la loro versione della situazione interna. Sabalenka stessa avrebbe pure ammesso di aver supportato Lukashenko: a Parigi, nel 2023, disse “ora non lo supporto a causa della guerra”. La situazione quattro anni fa era molto tesa, con la rivolta del popolo scoppiata nel momento in cui venne annunciato Lukashenko rieletto con l’80% dei voti, dato a cui non hanno mai creduto. Il leader chiamò l’esercito e le forze speciali che cominciarono a picchiare, arrestare e torturare i cittadini. Aryna, in quella settimana a Lexington, Kentucky, pubblicò un post su Instagram dove si schierava dalla parte del popolo, o perlomeno chiedeva all’esercito di fermarsi. Rispetto a tanti che non hanno avuto la forza di esporsi a favore della popolazione, fu un passo abbastanza grande. Poche settimane dopo, però, Sabalenka si ritrovò a rispondere male sempre su Instagram verso chi le chiedeva di continuare a sostenere la popolazione che ancora manifestava. A dicembre, era parte di una delegazione di atleti che presenziava alla cerimonia di capodanno al palazzo reale.
Aryna ha smesso di vivere a Minsk, spostatasi ormai da qualche anno negli Stati Uniti. Lukashenko l’ha menzionata spesso quando ne aveva bisogno, come per la sua vittoria a Madrid del 2021 dedicata al popolo bielorusso per celebrare la festa del 9 maggio, o come per la vittoria all’Australian Open 2020, o quando lo scorso marzo in un discorso in diretta televisiva ne parlò (purtroppo) in un contesto politico partendo dalla volontà di annientare ogni controffensiva ucraina, passando all’onore dei suoi atleti malgrado il tentativo occidentale di umiliarli imponendogli la neutralità, e finì a menzionare la tennista che, diceva, aveva appena perso una brutta partita a Miami (contro Sorana Cirstea, nda). Lukashenko fece riferimento ai diversi doppi falli commessi in quel match, aggiungendo: “dovrò parlare con lei”. Qualcuno nel salone abbozzò una risata, come fosse una battuta, ma il leader rimase col volto serissimo e calò il gelo. Silenzio, invece, dopo lo US Open che l’ha portata al numero 1 del mondo e dopo le parole di Aryna in cui prendeva le distanze dal suo aiuto all’invasione russa.
Il caso specifico di Tsurenko, però, non fa probabilmente riferimento solo a lei come ragione dell’attacco di panico. O almeno non va sottovalutata la discussione tra Lesia e Steve Simon. Senza quell’incontro avvenuto qualche giorno prima probabilmente avremmo avuto una partita sì molto tesa, ma senza quel filone che ha creato ancor più caos. Anche perché proprio il suo allenatore, Nikita Vlasov, nel marzo 2022 a invasione appena cominciata e sempre a Indian Wells incrociò Sabalenka dopo che perse al primo turno contro Jasmine Paolini. Qui le versioni sono due, ma entrambe indicano uno scambio di parole: per qualcuno il coach le diede contro per la sua presunta vicinanza a Lukashenko, qualcun altro dice fosse stato un commento ironico sulla sua sconfitta. La conclusione però è la stessa: Sabalenka non la prese bene e andò nell’ufficio dell’organizzazione a raccontare l’episodoi. Vlasov fu squalificato per due settimane (la durata di Indian Wells).
Un anno più tardi, nello stesso posto, Sabalenka e Tsurenko dovevano affrontarsi al terzo turno ma la partita fu cancellata a pochi minuti dal via per i problemi poi rivelati dall’ucraina. E quella discussione con il CEO ha colpito Lesia nel personale. Ormai tra le ucraine c’era la sensazione che da parte della WTA gli sforzi per sostenerle erano minimi, e che servisse ben altro approccio da parte della federazione come fece notare anche Iga Swiatek in conferenza stampa in quei giorni. Lo scontro verbale tra Simon e Tsurenko è stato a quanto sembra, davvero molto pesante. Se Lesia gli imputava lo scarsissimo aiuto, proprio lei ha detto di essere rimasta allibita che: non deve lamentarsi se c’è qualcuna nel circuito che supporta guerra e bombardamenti, perché è una loro opinione; si sarebbe mostrato favorevole a riammettere russi e bielorussi alle Olimpiadi e, con fare non proprio comprensivo, commentare “non è un problema nostro” alla possibilità di un boicottaggio degli ucraini.
Tsurenko quel giorno raccontava di sentirsi vuota, con tante emozioni e sensazioni che non riuscivano a tramutarsi in qualcosa di concreto. E nel successivo contro Donna Vekic, al secondo turno, era in campo in una condizione molto dimessa. Chiamò anche il trainer, continuò ad avere un atteggiamento che alla croata diede molto fastidio tanto da non darle la mano a fine match. Solo poi si sarebbe capito che tutto derivava da quel confronto con Simon. E Lesia sapeva che al turno successivo avrebbe trovato Sabalenka. Disse all’Equipe: “Ho chiamato mia mamma, avevo bisogno del supporto dei miei cari, ma lo stress non se n’è andato, ho continuano nei giorni successivi a parlare col mio psicologo, con uno della WTA, ma non è stato sufficiente”. Voleva giocare, ma le parole di Simon e tutto il contorno stavano avendo la meglio. Nel giorno X tutto proseguì in maniera abbastanza naturale, finché arrivò la chiamata agli altoparlanti perché le due si preparassero a scendere in campo. Lesia parlò di come la mente cominciò a offuscarsi, si sentì venire meno, tremava, (dice) sapeva che sarebbe andata contro chi si è mostrata sostenitrice di chi sta aiutando l’invasione e la distruzione russa nel suo paese.
Sabalenka e le ucraine si sono trovate sempre più distanti mentre il caso di Indian Wells continuava a far parlare e la WTA ha da subito voluto lavarsi le mani delle denunce e testimonianze di provocazioni da parte di tennisti russi (come riportato da Barbora Krejcikova) continuando a ripetere che non avrebbero mai impedito a nessuna di competere. È giusto, ma avrebbero forse dovuto puntare sul senso di responsabilità collettivo, mentre più volte si sono mostrati permissivi come per le dichiarazioni di Anastasia Gasanova. Vlasov, persona molto emotiva, fu anche lui trasportato dal momento e si attivò tra aprile e maggio 2023 con un board investigativo indipendente per far partire un’indagine contro Simon. Dal canto suo, la WTA ha fatto partire un’indagine contro lo stesso Vlasov, reo di aver usato espressioni molto gravi nei confronti dei tennisti russi. Indian Wells non fu solo un attacco di panico, ma portò a una cascata di eventi. Tsurenko prima (e dopo) di allora non ha mai rinunciato a scendere in campo quando dall’altra parte della rete ci fossero state tenniste provenienti dai paesi per lei ostili. Ora ci risiamo, e servirà tatto per affrontare al meglio la vicenda.
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