Halep: “Se confermano 4 anni può essere la mia fine”

Simona Halep torna a parlare a pochi giorni dalla notizia che la sua positività all’antidoping su cui pende una squalifica di quattro anni verrà esaminata dal tribunale del CAS dal 7 al 9 febbraio 2024.

La rumena avrà una montagna enorme da scalare, perché nella sentenza del tribunale della ITIA non si fa riferimento solo a una singola assunzione di Roxadustat, per quanto rinvenuta in minima parte nel campione delle urine di fine agosto 2022, ma il caso si articola su più fronti dal momento che le è stata riscontrata una irregolarità del passaporto biologico che, sempre secondo il tribunale, avrebbe riscontri sistematici nel suo passato da atleta con altri test dal 2013 a oggi risultati non chiari coi loro parametri.

La richiesta, da parte dell’accusa, era di sei anni per la doppia violazione (test antidoping e passaporto biologico) per un farmaco che ricade nella categoria degli steroidi. Dovessero essere confermati i quattro anni di stop, la stessa rumena riconosce nell’intervista esclusiva a Euronews che potrebbe segnare la fine della sua carriera. Vediamo i passaggi più importanti

Parlando del suo periodo lontano dai campi, Halep dice: “È stato uno shock quando ho ricevuto la lettera secondo cui il mio esame delle urine, solo l’esame delle urine, è risultato positivo ad una quantità molto bassa di una sostanza vietata. Sono sempre stata contraria al doping e ho parlato a voce alta di questo problema, quindi non mi è mai passato per la testa di fare una cosa del genere. È stato uno shock. Dal punto di vista emotivo è stata molto dura perché è un fardello pesante da portare. Il fatto che se ne sia parlato così tanto ha influito molto sulla mia salute mentale”.

Sulla prossima sentenza al CAS: “Confido molto nel fatto che venga accertata la contaminazione e nelle analisi del sangue. Ho fatto moltissimi esami del sangue e tutti erano negativi. Non hanno mai trovato niente che non andasse nel mio sangue. Quindi, grazie a queste due cose, affronterò con fiducia la decisione del Tribunale arbitrale (dello Sport, nda)”.

Sul rapporto con Mouratoglou, che di recente ha pubblicato un video dove si prende la responsabilità della situazione (“Sì, la nostra squadra ha sbagliato”) per essere stato lui a consigliare quell’integratore che conteneva il Roxaustat: “È vero che ne ha parlato. Avrei voluto che lo facesse un po’ prima. Ho smesso di lavorare con la sua accademia già da un po’. Quando mi sono trovata in questa situazione è stato difficile gestirla, perché ho sempre avuto fiducia nelle mie squadre di collaboratori, nelle squadre precedenti e in tutti coloro con cui lavoro, perché ritenevo che con la fiducia si avessero maggiori possibilità di rendere al massimo. Sono sempre stata aperta a imparare dalle persone. È per questo che si assumono delle persone, perché hai bisogno di informazioni, di migliorare. Ho sempre avuto fiducia in questo, ma la mia fiducia si è un po’ incrinata. In futuro non so come sarà, se potrò fidarmi di nuovo. Probabilmente devo imparare, perché questo è il mio principio nella vita:n se assumi qualcuno e lavori con quella persona, devi fidarti”.

Il passaggio su un’eventuale conferma della squalifica da parte del tribunale di Losanna: “Ho fatto questa cosa ogni giorno per 25 anni, ho dedicato la sua vita al tennis e allo sport: quattro anni di squalifica sarebbero una catastrofe, non so come gestirei la cosa. Sì, probabilmente sarebbe la fine della mia carriera. Per qualcosa che non ho fatto e di cui non sono colpevole: ancora più catastrofico”.

Al contrario, nel caso di esito positivo, Simona vorrebbe tornare quanto più presto in campo. Magari è dura ribaltare una sentenza così forte, ma l’uscita di Mouratoglou e la confessione pubblica dove si assume la responsabilità dell’assunzione involontaria di Roxadustat da parte dell’atleta (dove è lui che non ha controllato gli ingredienti dell’integratore) unito al fatto che il CAS opera da zero e non tiene in considerazione l’esito precedente apre qualche eventuale spiraglio alla difesa per lavorare. Rimane semmai il problema del passaporto biologico, con la rumena che è la prima atleta quantomeno di alto profilo a ricevere una sanzione per irregolarità sui valori del sangue.

Dalla stessa categoria