Discorsi sul futuro di Kvitova e Pliskova, l’impresa di Vondrousova e le nuove leve ceche. Con Jan Jaroch

Per la nuova puntata della nostra rubrica sul circuito femminile, ‘Barbiani WTA files’, questa volta andiamo in Repubblica Ceca (o solamente ‘Cechia’ come nome scelto da poco tempo) e con noi per una chiacchierata su fatti e aspetti del tennis locale c’è Jan Jaroch, giornalista per Daily Sport, unico quotidiano sportivo nel suo paese.

C’è tanto di cui parlare, tra un’annata che avrebbe potuto concludersi col botto se la nomination Ostrava/Praga avesse ricevuto la luce verde per organizzare le WTA Finals poi finite a Cancun, ma anche coi tanti successi più o meno inattesi come Petra Kvitova a Madrid o Marketa Vondrousova a Wimbledon, senza dimenticare comunque gli exploit di Barbora Krejcikova a Dubai e la finale di Karolina Muchova a Parigi. Oltre ai fatti concreti, anche il solito, ormai, cambio generazionale in vista con diverse giocatrici molto giovani che hanno già cominciato a farsi notare. E un commento anche su Karolina Pliskova, che di recente ha fatto intuire di essere ormai giunta alle fasi finali della carriera.

OSTRAVA, LE FINALS, IL GRANDE RIMPIANTO STAGIONALE

Impossibile non dedicare un passaggio della discussione allo sviluppo del tennis in Repubblica Ceca, con una mole enorme di giocatrici (e giocatori) ma paradossalmente nessun torneo di alto livello.

Jan: “Credo da noi ci sia un processo diverso rispetto ad altri paesi. In Cechia abbiamo tanti tornei ‘piccoli’, tornei ITF, probabilmente vogliamo guardare più allo sviluppo dei giovani, delle ragazze, e solo un torneo WTA, a luglio a Praga. C’era anche un torneo a Ostrava, in settembre, ma non penso sia un problema che non abbiamo grandi eventi perché dobbiamo seguire e aiutare lo sviluppo dei nostri tennisti ed è forse più semplice tramite tornei minori che non magari grandi eventi, che costano forse anche troppo come spesa e sono soprattutto per le star, non tanto per lo sviluppo (dei tennisti, nda)”
Diego: “Vedi come un rimpianto non aver più un torneo come Ostrava o l’occasione mancata con le WTA Finals?”
Jan: “Il torneo di Ostrava è nato durante il covid, avevamo la licenza da un torneo cinese (Zhengzhou, nda) e sapevamo che era una questione di qualche anno. C’è molto più rimpianto per le WTA Finals, ma quella è una storia molto diversa”
Diego: “Io avevo la sensazione che proprio nel 2022 Ostrava avesse dimostrato come potesse ritagliarsi uno spazio nel calendario, se non altro per sostenere la stagione indoor altrimenti sempre più ridotta. Le prime edizioni erano condizionate anche dalla pandemia, ma lo scorso anno avete avuto un mega successo, con il tutto esaurito per le fasi finali e la grandissima partita per il titolo tra Iga Swiatek e Barbora Krejcikova, match dell’anno per la WTA. Credi che Tomas Petera ci riproverà? Se non proprio per le WTA Finals quantomeno per qualche altro torneo”
Jan: “Sono piuttosto sicuro vorrà riprovarci. È davvero interessato al tennis. Il problema da quanto sento è che i rapporti non siano ottimali tra la WTA e il tennis ceco, perché se ricordi a luglio fu impedito a una giocatrice russa di entrare nel paese”
Diego: “Sì ma poi Petera dimostrò, disse, che aveva risolto quel problema con un’esenzione”
Jan: “Eh ma credo per la WTA sia stata più una questione di Cancun, che di fiducia in Petera. Lo conosco da tantissimo tempo. Ha grandi qualità nel suo ruolo, sono certo che sarebbe stato in grado di mettere in piedi un grande spettacolo, molto molto meglio di quanto poi avvenuto a Cancun. Considera sempre la vicinanza al confine polacco, tutti quelli che sarebbero accorsi per Iga (Swiatek, nda), tutti i cechi a sostenere le nostre giocatrici…”
Diego: “Io non ho mai creduto alle parole di Steve Simon che le giocatrici volevano Cancun quando almeno la metà delle partecipanti avrebbero scelto Ostrava già solo per essere vicine a casa. Lì per ‘giocatrici’ intendeva quelle del consiglio giocatrici. La mia idea è che loro puntassero all’Arabia Saudita, poi i tempi si sono allungati anche per forti reazioni negative all’interno, e hanno dovuto rivedere i piani. Si sono probabilmente trovati a fare tutto di fretta e penso la scelta in Cechia sia stata scartata più che altro dal consigio giocatrici, come poi si sono lasciati sfuggire”
Jan: “Magda Linette che definisce Ostrava una città grigia…”
Diego: “Sì, e probabilmente Cancun spinto anche da un’organizzazione molto apprezzata come fipiego. A me, sincero, è dispiaciuto anche per chi era a capo dell’organizzazione. Cioè era forse abbastanza logico finisse così, ma non necessariamente per colpa loro. Se nel caso della WTA ci si riduce così tardi nella scelta di un evento, oltretutto così importante, non ci sono i tempi per fare tutto secondo i canoni e il minimo problema diventa un guaio serio. I Santoscoy, come tanti nel dietro le quinte dicevano, non erano persone impreparate ma si sono trovati in un gran caos, e secondo me è stato un bel gesto quello del direttore del torneo di presentarsi al microfono dopo la finale per mettere la faccia riconoscendo i problemi e lodando le giocatrici. Qualcun altro di molto più discusso, per esempio, non c’era”
Il riferimento qui, non molto velato, è a Steve Simon.

COME NASCONO (CONTINUAMENTE) NUOVE LEVE

Una domanda a cui nessuna giocatrice è mai riuscita a dare risposta concreta è: come mai, con un bacino così piccolo rispetto a tanti altri paesi, la Repubblica Ceca non solo è capace di produrre ottime tenniste ma riesce spesso negli ultimi 15-20 anni ad avere anche il ricambio generazionale pronto.

Jan: “Guarda, è vero che magari hanno tante occasioni per giocare nei tornei minori, però credo abbia più impatto l’aspetto dei genitori e la tradizione che si è creata in Cechia per il tennis. Sincero: non c’è un vero merito della federazione in questo, stanno facendo così così, però c’è tanta tradizione ormai, ottimi allenatori e tante ragazze che possono crescere a contatto magari le migliori. Karolina Muchova per esempio, che si allena a Stvanice… Nikola Bartunkova (classe 2006, ora n.295 del mondo, nda) è lì, possono giocare assieme, può vedere Muchova e convincersi che può farcela pure lei. Credo molto in questo senso”.
Diego: “Per te stiamo assistendo a un cambio di mentalità o stile di gioco tra le vostre ragazze? Rimanendo solo a queste generazioni abbiamo Kvitova e Pliskova che giocano in un modo diverso magari da Krejcikova, Muchova e Vondrousova magari ancor diverse e con sempre più varietà…”
Jan: “Sono davvero diverse. No non credo però, per me è una coincidenza. Non insegni tennis in un modo unico, un ottimo allenatore vede quale stile la sua allieva è più portata e cerca di farlo emergere, non penso a una questione di mentalità generale ceca”
Diego: “Quale risultato ti ha sorpreso maggiormente in questi anni tra queste giocatrici?”
Jan
: “La vittoria di Vondrousova a Wimbledon”
Diego: “Immagivano”
Jan: “No senza dubbio. Ho sempre pensato potesse far bene su erba perché mi ricordava molto la storia di Lucie Safarova. Lei a inizio carriera odiava giocare sull’erba, poi col tempo ha saputo adattarsi e ha raggiunto pure una semifinale (nel 2014, nda). Ha avuto successo su erba, ed era mancina… Non so, ero convinto potesse arrivare a giocare bene, ma davvero quanto successo a luglio va oltre ogni mia immaginazione. Se pensi a Kvitova sicuro la vedi con grandi potenzialità qui, ha amato da sempre la superficie. Ma con Marketa… scherzavamo sul fatto che lei e Muchova si siano scambiate le qualità perché, sai, noi tutti ci possiamo aspettare Karolina far bene a Wimbledon e Marketa a Parigi, invece quest anno hanno raggiunto finali sulla miglior superficie dell’altra”
Diego: “Per quanto rigurarda le giovani, chi vedi più pronta nel giro di qualche anno?”
Jan: “Sicuramente Linda Noskova. Ha un ottimo coach, Thomas Krupa, lo ricordi vero? È stato anche con Barbora Strycova, Karolina Pliskova per un po’… oltre a lui David Kotyza… Linda non ha ancora molta esperienza, ma ha ottime fonti di ispirazione e ha un grande tennis. Credo sia lei la nostra speranza migliore in futuro”
Diego: “Metteresti anche le sorelle Fruhvirtova qui? Te lo chiedo perché si è parlato tanto di loro, forse si è creata anche troppa pressione?”
Jan: “Credo ci siano forse troppe aspettative. Hanno avuto bei risultati da ragazzine, però per ora poco altro e altre giovani stanno arrivando. Linda e Brenda si allenano anche sei, otto ore al giorno da tanto tempo. Si è velocizzato tanto il loro processo di crescita e credo possano essere davvero ottime giocatrici, top-30 quantomeno, ma per quanto sia difficile prevedere il futuro forse non sono chiari prospetti Slam al momento. Almeno, io la vedo così”
Diego: “Sì, sincero, si è sentito tanto soprattutto di Linda. Nel mio caso la prima volta fu quando lei aveva 13 anni e magari andava in campo per la Extraliga (il campionato a squadre ceco, nda) e probabilmente è vero che tanti si aspettavano qualcosa da subito. Alla fine può magari essere anche una questione di un percorso più lento del previsto. Che poi, per voi parliamo sempre di un blocco solido di giocatrici, anche cinque, stabili in top-50. È qualcosa di ottimo”

KVITOVA E PLISKOVA, PERCORSI DI ADDIO?

Il discorso è andato infine su due delle principali protagoniste di quest epoca per il tennis ceco: Petra Kvitova, bi-campionessa a Wimbledon, e Karolina Pliskova, arrivata al numero 1 del mondo. La prima compirà 34 anni l’8 marzo, la seconda 32 il 21 dello stesso mese. Entrambe stanno sentendo sempre più il peso dell’età e sanno di non avere molto più tempo davanti dopo aver interrotto la stagione 2023 con diverso anticipo. Per Petra il rientro in campo potrebbe dover attendere un po’ di più.

Jan: “A quanto so, non è pronta a cominciare la stagione. Credo non sarà all’Australian Open, non comincerà lì la sua stagione causa dolori alla schiena. Non si è praticamente allenata in questa off season, è andata giusto un po’ in palestra. Non credo sia vicino un momento dove possa dire ‘basta’, per dire, ma non credo sia pronta a cominciare la stagione in due settimane”.
Proprio Jan, a proposito, ha parlato in maniera molto approfondita del “caso Kvitova” in un articolo pubblicato sul portale isport.blesk.cz.
Diego: “Credi che anche Pliskova, vista la recente intervista dove parlava di essere alla fine della carriera, possa avere difficoltà?”.
Jan: “No lei no. Ci ho parlato un paio di settimane fa, dovrebbe essere pronta a cominciare il 2024 da Brisbane, giocherà la stagione regolarmente e poi vedrà”.

Karolina, qualche giorno fa, aveva accennato ai problemi dell’ultimo periodo. Anche lei come Kvitova aveva dovuto chiudere prima la stagione per dolori (stavolta al polso) e raccontava di come ormai si veda sempre più distante dallo sport, con l’idea di diventare mamma entro i 35 anni (ne compirà 32 il prossimo anno) e ha espresso anche scetticismo sulla possibilità che la sorella Krystina, assente da due anni, possa decidere di rientrare dopo la gravidanza, senza nemmeno approfittare del ranking protetto che le verrebbe riservato.

Diego: “Lo scorso anno, a dicembre, in una conferenza stampa con Kvitova ti era capitato di avere una risposta che parlasse di una giocatrice ormai abbastanza distante, anche lei, dal campo, soprattutto perché vedeva quelle della sua generazione ormai diventare tutte mamme. Poi è arrivato marzo, due ottimi risultati tra Indian Wells e soprattutto Miami, di nuovo in top-10… pensi l’abbia convinta ad andare ancora un po’ avanti?”.
Jan: “No, non direi. Considera che da lì lei fu a lungo ferma per infortunio alla gamba. Non ha potuto proprio giocare sulla terra rossa. Per il ranking in sé è stato molto importante: è sempre vicina alla top-10 ed è la giocatrice più anziana tra le prime 15 del mondo ora. Ma non credo che quel successo abbia avuto un eventuale ruolo nel decidere o meno di andare avanti”.

Potrebbero avercelo, forse, le Olimpiadi. Per entrambe, salvo sorprese vere, quella di Parigi 2024 sarà l’ultima chiamata a cinque cerchi e, come potrebbe valere anche per altre colleghe, ogni pensiero di ritiro potrebbe essere rimandato. Certo è che le fatiche di entrambe stanno diventando un fattore importante.

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