Swiatek di ‘corto muso’. Storia di una rincorsa durata una stagione

La classifica WTA Race 2023 dopo l’Australian Open vedeva Aryna Sabalenka leader con 2470 punti frutto di undici successi consecutivi, due titoli e l’ascesa al numero 2 del mondo che avrebbe dato il là all’inseguimento a Iga Swiatek nel ranking basato su 52 settimane, quello che comunemente vediamo aggiornarsi lunedì dopo lunedì. Nella Race, però, la bielorussa è stata in testa per tutto l’anno ed era un traguardo a cui teneva forse più che diventare numero 1 per qualche settimana.

Ne parlava durante lo scorso torneo di Wimbledon, quando la sconfitta in semifinale contro Ons Jabeur a cinque punti dal successo e dal trono del ranking in singolare aveva l’aveva ancora una volta stoppata: “Per me è importante essere numero 1 a fine anno, continuerò a spingere tanto per quel traguardo”. L’idea di base è chiara: essere numero 1 oggi vuol dire che per tutta la stagione si è fatto un lavoro enorme, migliore di tutte.

Ranking di fine anno:

1. Iga Swiatek 9295
2. Aryna Sabalenka 9050 (-245)

Qualcuno che non si occupa professionalmente di tennis, Massimiliano Allegri, ha dato il là a un termine che è diventato quasi un mantra nella sua Juventus: il ‘corto muso’, ripreso dall’ippica, a indicare il muso di un cavallo davanti a un altro in un arrivo al fotofinish. Non vogliamo dire che Iga non abbia meritato a trovarsi là davanti, né che Sabalenka non sia stata altrettanto brava durante tutta una stagione condotta in testa, a tratti con un vantaggio che toccava o superava punti. Chi delle due merita il titolo di giocatrice dell’anno? Perché molti numeri dicono, forse, ‘Swiatek’, ma i progressi enormi di Aryna nel livello e nella pericolosità per quasi tutto il resto del gruppo la pone su un piano simile. Per esempio, guardando i tornei importanti, ha mancato la semifinale solo a Miami, Roma, Montreal e Pechino. Negli Slam come nelle Finals era lì, ha fatto due finali Slam, ha vinto quello che potrebbe diventare il match dell’anno proprio contro Swiatek a Madrid, in finale. Se c’è da contestarle qualcosa, è forse nell’ultimo step che ancora le manca: un migliore atteggiamento quando è sotto pressione. Prendiamo l’esempio recente del match perso contro Iga a Cancun: lei, ben consapevole che per far partita non deve perdersi in lamentele e nervosismi, non ha retto e si è incanalta in una spirale negativa. La stessa polacca ha avuto inciampi: l’infezione virale di Doha/Dubai divenuta poi un problema alle costole, l’inciampo a Roma quando non ha chiuso la partita contro Elena Rybakina prima di farsi male, le due sconfitte premature a Melbourne e New York.

Nella Race Sabalenka è stata leader incontrastata tranne che nelle due settimane dell’Australian Open, dove davanti a lei c’era Belinda Bencic. Da Melbourne in poi ha avuto un vantaggio enorme che ha amministrato piuttosto bene lungo tutta la stagione. Meritava di essere numero 1 del mondo dopo lo US Open ed è stata vicinissima a realizzare il suo vero obiettivo stagionale, e invece…

Guardando la stagione, suddividendola in periodi, sembra quasi incredibile. Dei circa 2000 punti di vantaggio dopo l’Australian Open ha fatto così bene che ha mantenuto circa 1800 punti fino a Parigi quando la sua sconfitta in semifinale (con match point ben salvato da Karolina Muchova) aveva permesso a Swiatek di recuperare sui 1200 punti. La fortuna della polacca, forse, è stata quella di una stagione su erba proficua al punto da intascare 540 punti e, allo stesso tempo, Aryna non più di 835 quando aveva la possibilità concreta di fare almeno finale a Wimbledon. Momenti ed equilibri sottili, perché se Iga ha poi fatto meglio nell’avvicinamento allo US Open (980 punti contro 455), la rivale ne ha messi in cascina ben 1300 contro 240 (+1060) e così il distacco tra le due da un 400/700 punti di range estivo è ritornato a 1515 punti con ormai poche settimane rimanenti.

Oltretutto, i 100 punti che Iga ha intascato a Tokyo erano frutto della sua settimana peggiore di tutto il 2023, tanto che aveva lasciato pensare fosse il segnale di aver esaurito la benzina e cercare di lavorare in ottica 2024 per riprendere il confronto. Ci ha smentito nella maniera più netta. Con 1415 punti da recuperare in, di fatto, due tornei, la polacca ha rivoltato come un calzino la situazione: 2500 punti lei, 830 per la bielorussa.

Per la prima volta dal 2012, con questo sistema ranking, abbiamo più di una giocatrice capace di superare quota 9000 punti. Allora furono addirittura tre, campionesse come Victoria Azarenka (10595), Maria Sharapova (10045) e Serena Williams (9400). Ora, nuovi volti, Swiatek e Sabalenka hanno messo insieme una stagione dove forse è mancata proprio la lode, a voler essere critici. Una delle due ha prevalso sull’altra. Di nulla. Prendendosi il trofeo di numero 1 dell’anno proprio all’ultimo metro di una corsa che l’altra ha condotto fino all’ultimo chilometro e che tanto desiderava. “Musetto davanti. Non c’è bisogno di cento… Musetto davanti, il muso. Fotografia: corto muso. Semplice. Quello che perde di corto muso arriva secondo, quello che vince di corto muso è primo” diceva Allegri. E voi siete intenditori di ippica?

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