Sta finendo in maniera sempre più travagliata, per usare un eufemismo, il 2023 della WTA. Se sul campo abbiamo gli sviluppi di un’edizione delle WTA Finals partita tra i pessimismi generali e dove sono emersi problemi e critiche fin dalla vigilia del torneo, un’inchiesta pubblicata sul sito ‘TheAthletic‘ fa luce su un lato ancor più oscuro del dietro alle quinte e conferma le sensazioni di queste ultime 48 ore: le giocatrici sono sempre più insofferenti nelle azioni dell’associazione internazionale che gestisce il tour femminile.
L’autorevole sito internet ha messo in luce, infatti, come l’agitazione generale abbia portato tante delle prime 20 del mondo a confronti molto tesi coi vertici della WTA negli ultimi mesi e lo sfogo di Aryna Sabalenka in questi giorni è frutto anche di una riunione dai toni abbastanza accesi lo scorso giovedì tra le big della classifica e Steve Simon, CEO della WTA stessa. La rabbia, scrive ‘TheAthletic’, sta circolando da qualche mese ormai ma ha raggiunto il suo picco durante l’ultimo torneo di Pechino con diversi incontri tra le giocatrici a margine del torneo WTA 1000 culminati in una lettera di tre pagine firmata da Sabalenka, Elena Rybakina, Ons Jabeur e Marketa Vondrousova tra le altre dove viene richiesto immediata attenzione alle loro richieste di una paga migliore, un calendario più flessibile e un aiuto alle tenniste che vanno in maternità oltre alla volontà di avere nel consiglio delle giocatrici un rappresentante della PTPA, l’associazione a tutela dei diritti dei tennisti fondata da Novak Djokovic e Vasek Pospil nell’agosto 2020. La lettera finiva con una richiesta di “una scritta, sostanziosa risposta a questa lettera e ogni richiesta di miglioramento con un chiaro impegno da parte della WTA per far fronte ai problemi segnalati qui sopra in data 13 ottobre”. C’è anche Iga Swiatek in questo contesto, con la polacca che ha però inviato una sua lettera ai vertici della WTA chiedendo veri cambiamenti per il futuro del tennis femminile.
Invece delle risposte desiderate, le giocatrici avrebbero ottenuto la proposta di due incontri con Simon e altri vertici dell’associazione il 16 ottobre e lo scorso giovedì. Inoltre, a quanto scrivono, alle partecipanti alle WTA Finals sono stati inviati una serie di talking points che le giocatrici potrebbero considerare dovessero arrivare determinate domande: la guerra tra Israele e Gaza, la posizione della WTA in questi incontri, e la possibilità di avere le Finals o altri eventi tennistici in Arabia Saudita dal prossimo anno. A proposito di quest ultima, dove ricordiamo esserci tutt’ora pesanti problemi per le persone omosessuali e le donne non possono andare allo stadio per eventi sportivi se non accompagnati da un uomo, la WTA ha avvisato le giocatrici di considerare la risposta: “Sono felice di giocare ovunque le WTA Finals si terranno, è un evento molto prestigioso”. Sugli incontri con i vertici WTA, invece, le giocatrici sono state avvisate di considerare come risposta un elogio all’impegno della WTA per aumentare la pensione delle giocatrici e dire che vogliono continuare queste conversazioni per continuare a costruire un futuro più forte per il tennis femminile. In questi incontri con i veritici WTA, le giocatrici non hanno trovato risposte soddisfacenti. Anzi, giovedì scorso due big si sono alzate anzitempo dal tavolo lasciando la sala con enorme frustrazione.
Episodi che arrivano al termine di un anno movimentato in campo e, se possibile, ancor di più fuori. A marzo Simon si rese protagonista di una accesa discussione con Lesia Tsurenko, a Indian Wells, circa la posizione della WTA sulla guerra da cui si successe poi l’attacco di panico prima del match contro Sabalenka. Ad aprile il dietrofont (annunciato) della WTA stessa nel suo boicottaggio sulla Cina cancellando completamente le parole di supporto spese per Peng Shuai, tutt’oggi senza più notizie circa il suo stato. A maggio le polemiche scoppiate durante il torneo di Madrid per i trattamenti degli organizzatori verso le giocatrici, poi a Roma dove la finale tra Rybakina e Anhelina Kalinina fu giocata poco prima di mezzanotte quando gli organizzatori decisero di non volerla spostare al giorno dopo scaricando la resposabilità sulle tenniste. A giugno i primi spifferi su un possibile coinvolgimento dell’Arabia Saudita nel tennis già dal 2023 con le Finals, poi tra luglio e agosto montava sempre più la polemica sui ritardi nell’organizzazione dello stesso Masters di fine anno fino al suo annuncio, da subito carico di polemiche, dello scorso inizio settembre.
A proposito, tra le ultime voci contro Cancun è giunta quella dell’allenatore di Sabalenka, Anton Dubrov, che ha dichiarato come il campo delle Finals sembra molto duro e con delle buche nel terreno sotto la superficie. Questa irregolarità sta causando grandi problemi alle giocatrici nel capire movimenti, rimbalzi della palla e come spostarsi senza rischiare infortuni.
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