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Caos Cancun, Linette a SportInteria: scelto per garanzie e hotel a 5 stelle

Nel nuovo capitolo del caos che si è sviluppato dietro all’assegnazione delle WTA Finals a Cancun arriva la voce di Magda Linette, intervistata al portale polacco ‘SportInteria‘. La semifinalista dell’Australian Open 2023, come uno degli otto membri del player council fino a un mese fa, avrebbe avuto a suo dire un ruolo chiave nell’assegnazione dell’evento finale della stagione WTA alla località messicana preferita per il 2023 alla candidatura saudita di Riyadh e quella ceca di Ostrava/Praga (la prima edizione a Ostrava nel 2023, le successive quattro a Praga).

Alcuni suoi virgolettati non convincono a pieno, ma andiamo con ordine.

Linette spiega che il consiglio giocatrici abbia scelto Cancun come sede delle Finals perché rispetto alla Repubblica Ceca garantiva al 100% l’ingresso nel paese a russe e bielorusse. Nel caso di questo torneo, ad Aryna Sabalenka e Vera Zvonareva (quest ultima in doppio).

Qui, considerando le giocatrici del consiglio come quelle con potere decisionale (tutto, in ogni caso, da verificare) ha probabilmente pesato l’episodio di fine luglio quando a una giocatrice russa fu impedito l’accesso al paese centro-europeo, fatto accaduto proprio a Zvonareva anche la settimana prima quando si era imbarcata per un volo verso Varsavia e l’hanno bloccata alla frontiera (fu anche un momento particolare, visto che in Polonia proprio in quei giorni c’era alta allerta terrorismo dopo un attentato sventato dalla polizia a un carico diretto in Ucraina). Il fatto è che una settimana prima dell’annuncio ufficiale della scelta di Cancun, dal governo ceco avevano fatto sapere che avrebbero cambiato la nota sul divieto di accesso per atleti russi e bielorussi a patto di firmare un documento di neutralità come accaduto per Wimbledon.

Il 31 agosto è arrivata la notifica, l’1 settembre la WTA fu informata del cambio di rotta e lì per varie fonti Praga era diventata la leader nella corsa all’assegnazione del torneo potendo contare su tanti aspetti a proprio favore tra cui organizzazione e stadio già pronti. Il 6 settembre l’annuncio di Cancun come “back up option” per il 2023.

Un altro aspetto che Linette ha voluto sottolineare è come Cancun offrisse il montepremi più alto di tutti i candidati. Con Riyadh che, stando a fonti interne, offriva un contratto pluriennale da 15 milioni di dollari di montepremi più 8 di tasse alla WTA; con Ostrava/Praga che offriva fino a 15 milioni di dollari più 6 di tasse alla WTA; ecco che i nove milioni di Cancun non corrispondono affatto al più alto. A meno che, con il discorso Arabia Saudita escluso, il player council non abbia voluto valutare solo l’offerta di Ostrava per un anno solo, opzione indicata anche da Tomas Petera nell’intervista in cui attaccò pesantemente l’operato della WTA.

La polacca, inoltre, ha sottolineato come sapeva che ci sarebbe stato da costruire uno stadio ex-novo, ma avevano avuto rassicurazioni in merito e che preferivano Cancun per i suoi resort e hotel a 5 stelle mentre Ostrava non regge il confronto sul lusso e comfort. Al di là di un mero discorso di appeal, con meno di sette settimane dal via dell’evento le giocatrici pare abbiano messo avanti la priorità di un luogo rispetto alla mera questione della struttura che doveva essere già pronta e utilizzabile. Non come si è visto qui in Messico con già importanti problemi nella giornata di ieri al primo dei tanti acquazzoni previsti, con l’acqua che ha allagato completamente l’esterno dello stadio e reso inagibile l’accesso e l’interno del campo ricoperto di sabbia trasportata dal vento della spiaggia lì accanto. Ponendo la questione si poteva chiedere se e (in caso negativo) come mai non fossero state interpellate le giocatrici che dovevano giocare il torneo. Tra le otto rappresentanti c’era solo Jessica Pegula, la stessa indicata da Petera come unica che avrebbe accettato di buon grado Cancun rispetto all’Europa rispetto al lungo filone di ceche (e Swiatek) molto probabilmente contrarie. Perché poi si arriva alle durissime parole di Aryna Sabalenka ed Elena Rybakina contro la WTA, alle critiche di Iga Swiatek, ai meme di Marketa Vondrousova per sdrammatizzare un po’.

Per concludere, l’articolo dice che Linette spera in ogni caso la WTA possa trovare un accordo su base pluriennale per un evento di questo genere. E allora o qualcosa non è stato chiaro, o il consiglio giocatrici potrebbe non aver proprio preso in considerazione il contratto quinquennale arrivato dalla Repubblica Ceca, o se qualcuno le abbia informate delle garanzie ottenute dall’organizzazione per l’aiuto a tenniste russe e bielorusse, o se ci sia davvero una sorta di anarchia interna dove chi dovrebbe gestire, Steve Simon, non ha veramente potere su certe cose.

Anche perché, questione relativamente marginale, con queste parole Linette si è abbastanza esposta anche “a casa sua” visto che la scelta di Cancun ha distrutto di fatto molti dei piani di chi da lì avrebbe dovuto volare a Siviglia in meno di 24 ore per l’inizio delle Billie Jean King Cup Finals. La Polonia in tutto ciò, per causa di questa decisione, ha pagato con Swiatek che ancora una volta ha dovuto dire no a causa del calendario definito ‘folle’ messo in atto dal tour. E la Polonia, sconfitta in Kazakistan a metà aprile nel play-off, aveva ottenuto una wild-card dalla federazione con la presenza di Iga apparentemente come garanzia. Al momento dell’annuncio del forfait, Swiatek è stata fortemente criticata da tanti in patria, scatenando anche diversi attacchi sul personale e da quanto è emerso sembra che la stessa organizzazione avesse messo la Polonia in campo giovedì e venerdì per dar modo alla numero 2 del mondo di riprendersi dalle WTA Finals. Quando ancora però Cancun non era stata ufficializzata le condizioni logistiche non erano così irrispettose, quasi, tra i due eventi.

Diego Barbiani

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