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WTA Finals 2023 tra promesse disattese e lo scontento delle giocatrici

La WTA ha (finalmente) annunciato la sede delle Finals 2023: a Cancun, nello stato del Quintana Roo in Messico, dal 29 ottobre al 5 novembre. Tutto a posto? Non proprio.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a cosa fu il 2022: appena dopo lo US Open viene annunciata la sede di Fort Worth come località delle WTA Finals, in Texas. A livello organizzativo fu un buco nell’acqua totale, dovuto anche alla carena di disponibilità economica della WTA che dovendo ancora fare i conti con il contratto sospeso di Shenzhen (10 anni cominciati nel 2019 ma che ora appare definitivamente interrotto) e per questo senza grandi aiuti di sponsor metteva di tasca loro i cinque milioni di montepremi, con tanti tagli nella gestione on-site. Oltre a tribune desolatamente vuote per la pessima posizione dell’arena, il pochissimo tempo a disposizione per promuovere l’evento e l’assenza quasi totale di pubblicità, riducendo le giocatrici a chiedere ai fan di comprare biglietti.

Oltre a quello, c’è la questione delle Billie Jean King Cup Finals: le finali della competizione a squadre più importante. Nel 2022, rotto il contratto con Budapest, si era passati a un’altra sede temporanea dopo Praga 2021: a Glasgow, Scozia. Il viaggio intercontinentale Fort Worth – Glasgow non era comodo, per usare un eufemismo, e la data di inizio delle partite era un giorno dopo la finale in Texas. Un caos logistico che aveva sollevato questioni e malumori, che riprenderemo nel dettaglio tra poco, e aveva fatto fare tre promesse a Steve Simon, CEO della WTA. Ora tutte mancate. Partiamo dal caso di Iga Swiatek.

Il 2 ottobre 2022 la polacca ha annunciato che non avrebbe preso parte alle Finals di Billie Jean King Cup denunciando la disorganizzazione totale di chi gestisce questa programmazione: WTA e ITF, incapaci secondo lei di concordare sedi più agevoli per le giocatrici e costringendole a un nuovo spostamento pesante a fine stagione quando le tenniste sono tutte oltremodo stanche: “Sono molto dispiaciuta che le organizzazioni tennistiche non sono arrivate a un accordo su qualcosa di così basilare come il calendario dei tornei, dandoci un solo giorno per viaggiare attraverso il globo e vari cambi di ora”.

Il 3 ottobre 2022, il presidente dell’ITF David Haggerty replicava che l’ITF “riconosce come la programmazione veda difficoltà per le giocatrici che affrontano il doppio evento e noi stiamo lavorando con la WTA per avere una miglior transizione tra le due competizioni (a partire dall’anno prossimo, nda)”.

Il 2 novembre 2022, la risposta di Billie Jean King a ESPN che criticò la decisione perentoria della polacca: “Posso ben capire la decisione, ma non sono d’accordo. Ma sapete cosa? Sono questioni sue. È lei che sta vivendo questa realtà, non io. Ci mancherà”. Nella stessa giornata Steve Simon, CEO della WTA: “Non ha torto. Questa è una situazione veramente dura come organizzazione, un difficile impegno. È qualcosa che abbiamo già cominciato a discutere per vedere come poter sistemare la questione in futuro”. Promettendo poi una decisione sull’annuncio della sede delle WTA Finals 2023 “non più tardi del primo quarto di stagione” (indicativamente entro la fine di marzo, metà aprile).

Il 7 novembre 2022, Simon aggiungeva che “dal prossimo anno dobbiamo ottenere una sede permanente perché non possiamo più permetterci queste soluzioni così last-minute e annuali”.

E dunque, 2023. Il 10 maggio l’ITF ha annunciato Siviglia, Spagna, come sede delle Billie Jean King Cup Finals, poche settimane dopo che la WTA avesse annunciato da parte sua il ritorno in Cina per la fine della stagione corrente dopo la pausa di tre anni. Tutto faceva presagire un ritorno a Shenzhen, visto quanto è sembrata la WTA attendere la riapertura delle frontiere in Cina, con un altro viaggio scomodo. E la situazione a dir la verità è andata anche peggiorando.

In questo delirio organizzativo, le settimane hanno cominciato a passare senza alcuna comunicazione malgrado tornei come il WTA 1000 di Pechino fossero tornati regolarmente in calendario. Poi ad accendere la miccia è stata Billie Jean King a metà giugno, dicendosi a sorpresa favorevole a fare affari col fondo saudita PIF, e Simon il 30 giugno ad Associated Press rivelava: “A febbraio abbiamo fatto un sopralluogo con alune giocatrici (verosimilmente membri del player council) ammettendo che “ci sono ancora enormi problemi nel paese” in merito ai diritti delle donne e dei membri della comunità LGBTQ. L’associazione leader nel mondo per lo sport femminile che accetta di trattare con i sauditi. Ripetetelo una volta di più, perché dalle voci raccolte (non ultimo quella di Tomas Petera, ex direttore del WTA 500 di Ostrava e volto principale della cordata ceca per ottenere le Finals nel quinquennio 2023/2027) un accordo sembra già stilato con l’anno di esordio il 2024.

Lo scorso luglio Ons Jabeur a Wimbledon ha dichiarato: “Ho sentito la voce che le Finals WTA potrebbero tenersi in Arabia Saudita”. È cominciata a montare la polemica e la resistenza di diverse atlete o leggende uscite allo scoperto come Martina Navratilova e Chris Evert, e se Simon diceva di essere costantemente in contatto con le giocatrici, Swiatek ha ribattuto che nessuno è mai andato a chiederle pareri sulla possibilità di Riyad come sede del torneo principale della stagione femminile. Con questo malcontento che montava nello spogliatoio, la WTA ha dovuto rivedere le sue uscite a mezzo stampa rallentando l’annuncio e riprogrammando la situazione. Nelle ultime settimane è uscita forte la vera via d’uscita a questo puzzle così scomodo: la Repubblica Ceca.

Quale paese potrebbe garantire buona organizzazione, grande richiamo di pubblico, perfetta collocazione anche considerando le Billie Jean King Cup Finals meglio dello stato centro-europeo? La cronaca parla di un contratto di cinque anni con 60 milioni di dollari da investire nel progetto che prevedeva Ostrava come sede 2023 e poi Praga per i successivi quattro anni, alla O2 Arena. Era un’occasione clamorosa per risolvere tutto, considerando che pur mancando ormai sei settimane al via avrebbero avuto anche quell’affluenza di pubblico che da almeno 10 anni (con la sola buona eccezione di Guadalajara 2021) manca terribilmente. Due giocatrici ceche sono abbastanza vicine alla qualificazione in singolare (Karolina Muchova e Marketa Vondrousova), altre due potrebbero inserirsi in doppio (Barbora Strycova e Katerina Siniakova), con potenzialmente Petra Kvitova ancora abbastanza vicina all’ottava posizione in singolare, soprattutto con Swiatek sicura al via: Ostrava è a una cinquantina di chilometri dal confine polacco, lo scorso anno la Ostrava Arena fu da tutto esaurito nelle sue partite con una finale epica contro Krejcikova, giustamente premiata come match dell’anno.

Un’opzione perfetta sotto tanti punti di vista, considerando anche che l’uomo a capo dell’organizzazione ceca si era impegnato per permettere ad atleti russi e bielorussi di poter entrare nel paese con una deroga (cosa non successa per il WTA 250 di Praga), ma scartata. Ora le giocatrici sono chiamate a fare in un mese e mezzo: USA, Messico, Giappone, Cina, Messico, Europa. E chi cercherà gli ultimi punti proverà magari ad andare a Cluj, o a Monastir in Tunisia, per poi rifare la traversata atlantica. Un disastro.

È passato un anno, le giocatrici già molto infastidite dai ritardi continui e senza essere al corrente di cosa stesse succedendo, hanno visto infrante tutte le promesse fatte

– Simon aveva promesso che WTA e ITF avrebbero lavorato congiuntamente per organizzare i due eventi conclusivi nel 2023.
– Simon aveva promesso di annunciare entro fine marzo/metà aprile la sede delle WTA Finals 2023.
– Simon aveva promesso di non ripetere la scelta di una sede annulae per l’edizione del 2023.

Non di meno, il problema logistico è rimasto sostanzialmente uguale se non peggiorato: nel 2022 lo spostamento era tra Fort Worth e Glasgow, nel 2023 lo sarà tra Cancun e Siviglia. Vondrousova dopo la sconfitta contro Keys nei quarti di finale dello US Open raccontava alla stampa ceca che le WTA Finals ora erano chiaramente un obiettivo ma voleva tanto giocare le Billie Jean King Cup Finals e ne aveva già parlato con Muchova: non sarà affatto contenta di sapere che la Repubblica Ceca è stata scelta come squadra che inaugurerà la competizione martedì 7 novembre alle 16 contro la Svizzera. E nei suoi stessi panni abbiamo molte giocatrici: Swiatek per la Polonia; Rybakina per il Kazakistan; Pegula e Gauff in singolare e doppio per gli USA con anche alcune doppiste (Taylor Townsend, Desirae Krawczyk e Nicole Melichar Martinez) oltre alla stessa Keys, Storm Hunter ed Ellen Perez come doppiste per l’Australia; Muchova, Krejcikova e Siniakova per la Repubblica Ceca.

Fin qui, è un discreto disastro organizzativo e comunicativo da parte della WTA, con ancor di più il rinvio al 2024 dell’annuncio della sede permanente quando tutte le strade portano in Arabia, convinti non si sa come che in 12 mesi le polemiche insorte possano placarsi, magari “mostrando meglio i pro della decisione, facendo un ulteriore sopralluogo” come accennava Jon Wertheim di Sport Illustrated a Tennis Channel la scorsa settimana. Ma cambierà qualcosa?

Diego Barbiani

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