Us Open, Shelton ci prova ma in finale ci va sempre Djokovic

La pazzesca solidità di Djokovic ha la meglio sull’esuberanza del giovane Shelton: 3 set a 0 per il classe 87 che torna in finale a New York due anni dopo l’amara sconfitta contro Medvedev che gli costò il grande slam ad un passo dalla gloria.
Prestazione alternante per l’americano che fa quello che può, ma ancora insufficiente, soprattutto per la scarsa continuità del suo gioco, per tenere testa ad un fenomeno del calibro del serbo.
Il match si gioca col tetto per via della pioggia: primi 5 game di studio tra i due avversari che si affrontano per la prima volta.
L’equilibrio si spezza nel sesto gioco: due dritti sbagliati, palla corta in rete e volèe sbagliata su serve and volley concedono il break a Djokovic che lo conferma agevolmente nel game successivo.
Si accende improvvisamente il match nell’ottavo game, con il serbo che si issa, con delle grandi difese, sullo 0-40 ma Sheltonfinalmente si accende, annulla bene 4 set point in totale e si porta sul 5-3, costringendo il serbo a servire per il set.
Nole per la prima volta soffre con la battuta e si ritrova a dover affrontare la prima palla break del match: risposta nei piedi da parte dell’americano che però sbaglia un dritto a metà campo sul colpo successivo (probabilmente la sua risposta, contro altri avversari, non sarebbe tornata indietro).
Game a tutta dell’americano, che tira a velocità supersoniche ma non riesce più ad impensierire il serbo che, al quinto set point, sfrutta un errore di dritto del numero 47 del mondo e chiude per 6-3 il primo parziale.
Sette game abbastanza piatti, con scambi ridotti all’osso e spettacolo quasi del tutto assente: Nole sfrutta il passaggio a vuoto (per ora ancora troppo frequenti) dell’americano e protegge il game di battuta nonostante la reazione veemente di Shelton che, dopo un inizio blando, inizia a carburare con il suo gioco esplosivo.
Djokovic cerca di sfruttare l’onda emotiva favorevole ad inizio secondo, rispondendo a delle mine con la battuta dell’americano e conquistandosi subito una palla break: Shelton la annulla con uno smash comodo a rete e poi chiude il game con un bolide di dritto. 
Ma nulla può nel quinto game, quando si incarta come nel primo a metà set e con un doppio fallo, perde il servizio: Nole tiene e replica nel settimo gioco, in un game in cui l’americano alterna bei punti a disastri cosmici dovuti anche alla scarsa esperienza in match contro un cannibale di questo sport come Nole, che non regala nemmeno le briciole ai suoi sfidanti.
Djokovic col passare dei minuti ha reso il compito dell’avversario ancora più arduo, allungando sempre di più gli scambi e costringendo a non colpire mai da fermo l’avversario: dopo 78 minuti, lo score dice 6-3/6-2 per il serbo.
Nel terzo set, non c’è bisogno di attendere molto per vedere un break: Nole passa a condurre subito, con Shelton che commette doppio fallo (aumentati a dismisura col passare dei minuti) sulla palla game e viene impallinato da un passante comodo col dritto da parte di Djokovic sulla palla break.
Soltanto un ace a 230 km/h evita il doppio break a Shelton che riesce a rimanere a contatto nel punteggio e nell’ottavo game si conquista una chance per rimettere in pari il set: rovescio profondissimo dell’americano ed errore col dritto di Djokovic.
Primo break del match per Ben che, con un altro game spettacolare, passa a condurre per la prima volta in questo set:continua il momento positivo per l’americano che conquista un set point in risposta grazie anche ad un paio di errori col dritto di Djokovic.
Nole piazza la prima vincente per annullarlo e tiene la battuta alla seconda chance: dopo essersi difeso alla grande, sfrutta uno dei momenti di down tipici del suo giovane rivale e, dopo una sciagurata palla corta, tira il rovescio vincente che lo riporta sopra di un break.

Al servizio per il match, Djokovic deve difendersi dall’ultimo sussulto di orgoglio di Shelton che conquista due palle per il tiebreak: Nole le annulla grazie al servizio ma i colpi di scena non sono finiti qui.
Dritto sbagliato sul match point, terza palla break e smash di Djokovic in rete: si va inaspettatamente al tie break.
Partenza a razzo del serbo che va subito avanti per 3-0 grazie ad una grandissima risposta nel primo punto:
Djokovic allunga sul 5-1, Shelton rientra fino al 5-4 ma il serbo prima con una difficilissima volèe e poi sfruttando un errore di dritto dell’americano chiude il tie break per 7-4 conquistando la 36esima finale slam della carriera dopo 2 ore e 40 minuti.
L’esplosività del classe 2002 non è bastata a scalfire la solidità del serbo: il prossimo numero 1 al mondo oggi era nella versione cannibale (tranne qualche piccolo calo di tensione nel finale del match), non in quella dei primi turni slam dove spesso gioca con le marce ridotte, perdendo set con giocatori nettamente inferiori.
Djokovic, ad un passo dal titolo slam numero 24, ora attende il vincente tra la testa di serie numero 1 Alcaraz e la numero 3 Medvedev, gli ultimi due ad averlo battuto in una finale slam (Wimbledon 2023 il primo, Us Open 2021 il secondo).
Shelton esce a testa alta da questo torneo, che lo ha visto arrivare per la prima in una semifinale slam e lo proietterà per la prima volta nella top 20 (precisamente alla posizione numero 19, alle spalle di Musetti): non male per un classe 2002 al suo primo vero anno di circuito, dove non ha mai vinto più di un match nello stessa settimana ad esclusione di questo torneo e dell’AustralianOpen.
I margini di miglioramento ci sono, l’esplosività e il tocco non mancano, ma scarseggiano ordine e continuità nel suo gioco, spettacolare ma troppo altalenante.

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