Halep, l’accusa voleva 6 anni di stop

È uscita nel dettaglio la stesura della sentenza che ha condannato Simona Halep a quattro anni di squalifica per la positività al roxadustat del 29 agosto 2022 e alla successiva infrazione del passaporto biologico. Un processo ritenuto ‘intenzionale’ dal tribunale indipendente voluto dalla ITIA (International Tennis Integrity Association) e un giudizio che, con grande beffa, fa quasi un favore alla ex numero 1 del mondo visto come si sia scoperto che la stessa ITIA aveva chiesto una squalifica di sei anni per “aggravate circostanze”, in questo caso secondo loro una durata di doping nel sangue che potrebbe risalire persino a marzo del 2022.

Il discorso è, davvero, intricato. Ci sono ben 126 pagine dove viene snocciolato nel dettaglio ogni passaggio di un processo che ha avuto bisogno di un anno per giungere a una decisione, con qualche rinvio nel momento in cui inizialmente si doveva capire la questione relativa alla sostanza proibita, quanto fosse la concentrazione nel test e quanto fosse quella nell’integratore “arma del delitto”, poi legata alla vicenda del passaporto biologico.

IL TEST POSITIVO

Halep come tanti altri atleti ha cominciato a usare un passaporto biologico nel 2013. Da allora non c’è mai stato alcun problema a livello di doping, nessuna anomalia nei valori del sangue, nessun segnale fino a quel test del 29 agosto di un anno fa, l’unico (comprese le controanalisi) risultato positivo al roxadustat. Questo viene usato per curare situazioni di anemia, ma nello sport è proibito perché aumenta l’emoglobina nel sangue e il numero di globuli rossi, aumentando dunque l’ossigeno, il recupero e la prestazione. Simona ha subito confermato la violazione, ma non ha assunto la responsabilità di aver ingerito volontariamente la sostanza, mentre il problema col passaporto biologico è stato evidenziato da un valore registrato il 22 settembre 2022 e confermato con l’accusa il 19 maggio 2023. Accertato il problema, la ITIA chiedeva che in caso venisse riconosciuta dal tribunale la volontarietà, il tribunale doveva far valere le “aggravate circostanze” necessarie per alzare il periodo di squalifica da quattro a sei anni.

Il primo rinvio del tribunale, istituito a gennaio, è arrivato quando la data del 28 febbraio è stata spostata al 24 marzo su richiesta di tutte le parti coinvolte. Il 3 marzo viene notificata invece la possibilità che il campione 48 del passaporto biologico, il valore del 22 settembre 2022, “è altamente improbabile che il suo valore longitudinale sia il risultato di una normale forma fisiologica o patologica, e potrebbe essere il risultato dell’utilizzo di una sostanza proibita”. In quel momento, con la riunione di esperti in corso, emerse che tutti i dati indicavano uno scenario di probabile doping avvenuti durante il periodo dello US Open.

Halep, secondo la sentenza, ha contestato questo nuovo sviluppo definendolo ‘prematuro’, non teneva conto di fattori critici e ritardava lo sviluppo del processo; che l’affermazione dell’ITIA secondo cui l’infrazione del passaporto biologico fosse utile era solo speculativa; che questa pausa sul primo capo d’accusa dovuta al nuovo sviluppo delle indagini ledeva i diritti della rumena. Nessuno dei tre punti venne accettato. Dopo una lunga serie di appuntamenti, richieste, confronti e rinvii, l’udienza definitiva è avvenuta tra il 28 e il 29 giugno scorsi, a Londra. Per conto della tennista, come testimoni, c’erano: Patrick Mouratoglou, Darren Cahill, Candice Gohier, Frederic Lefebvre.

Il tribunale ha voluto dare tutto il modo a Simona di esporre la propria posizione, professandosi ancora una volta completamente contraria a ogni forma di doping e come non fosse mai stata immischiata in alcun problema fino al test del 29 agosto 2022. Ha sottolineato come dal marzo 2022 abbia cominciato a lavorare con Mouratoglou e si sia trasferita alla sua accademia in un’annata non molto felice dal punto di vista della tenuta atletica, e dove ancora a inizio agosto aveva sofferto tanto il caldo umido di Washington al punto da dover richiedere un’esenzione per alcuni medicinali per aiutare la respirazione nasale. Questo la settimana prima di vincere il WTA 1000 di Toronto prima di ritirarsi durante il torneo di Cincinnati. In questo frangente è avvenuto il fatto: la fisioterapista di Halep, Gohier, ha richiesto di aggiungere un integratore di collagene alla sua nutrizione. Su suggerimento dato da Lefebvre, Gohier ha ottenuto tre prodotti da un fornitore, tra cui quello descritto come Keto MCT.

Simona non ha mai sentito parlare, secondo la ricostruzione, di questi integratori. Ha chiesto a Gohier se avesse controllato gli ingredienti ricevendo risposta affermativa. Ha chiesto pure a Mouratoglou, che ha risposto di non aver trovato sostanze controindicate. Halep ha così fatto uso di Keto MCT dal 23 al 28 agosto, non rivelandolo però nel giorno del test.

Per il tribunale sorgeva la domanda: l’ingestione di roxadustat è arrivata solo tramite Keto MCT? Perché qui potrebbe ruotare molto della posizione della rumena tra ingestione non intenzionale (una contaminazione) e una intenzionale. Sfruttando gli esiti del professor Alvarez, che difendeva la causa della rumena, hanno preso i valori di roxadustat trovati nelle urine con quelli delle sue analisi sui campioni di polvere filtrati e dissolti nell’acqua. I risultati hanno dato ragione alla versione del dottor Eichner, rappresentante della ITIA, secondo cui Halep avrebbe dovuto ingerire quantità enormemente più alte di Keto MCT per ottenere i valori rilevati nelle analisi del 29 agosto 2022. Di fatto, il tribunale qui ha concordato con Halep la contaminazione di Keto MCT, ma allo stesso modo ha ritenuto che la rumena avesse assunto roxadustat anche in altre circostanze non rivelate. Simona, pur rimarcando secondo la sentenza la sua estraneità all’uso volontario di Keto MCT contaminato, non ha saputo dire altri metodi e per questo è stata punita con l’intenzionalità dell’assunzione.

IL PASSAPORTO BIOLOGICO

Per quanto riguarda l’accusa del passaporto biologico, Halep dal 2013 a oggi ha presentato 56 campioni del sangue, di cui solo 5 invalidi. Il passaporto biologico registra i valori del sangue con molta attenzione ai globuli rossi e il problema con Halep è centrato sul campione numero 48, del 22 settembre 2022. Tra l’altro, ci sono due cose che fanno notare: il campione numero 47 del 26 agosto (tre giorni prima del test positivo) è indicato come invalido mentre dal 27 aprile 2022 al 26 agosto 2022 non ci sono campioni rilevati.

Nel campione 48 viene notata un’elevata emoglobina oltre ad altri fattori che spingono gli esperti a verificare anche alcuni dei successivi. Sono emerse anomalie, secondo le ricostruzioni, col numero 50 prelevato a dicembre che viene giudicato secondo i suoi valori come anomalo e probabile indice di doping con grandi variazioni in emoglobina. Di nuovo i campioni 51 e 52 furono notati come “anomali” e il 19 maggio 2023 i tre esperti medici incaricati arrivarono alla conclusione che è “altamente probabile” che la variazione nei valori sia stata provocata da sostanze proibite nel sangue.

LA PENA

Dunque si è arrivati alla sentenza di quattro anni di squalifica, con la richiesta esaminata alla fine dell’allungamento a sei anni voluto dalla ITIA per aggravate circostanze: il doping del sangue è stato ripetitivo e sofisticato, il Panel del processo ha stabilito come lo stimolamento al roxadustat sia stato nel periodo tra marzo e settembre 2022 con la rumena che dunque avrebbe usato una o più sostanze dopanti o metodo di ingestione; l’atteggiamento ostile della giocatrice; le analisi del sangue fanno ipotizzare un aumento dei globuli rossi per migliorare le prestazioni in vista di Wimbledon e dello US Open. Il tribunale non ha voluto ascoltare queste ultime accuse, confermando quindi il periodo di ineleggibilità dal 7 ottobre 2022 al 7 ottobre 2026, cancellando tutti i risultati ottenuti dal giorno in cui è stato effettuato il test positivo (29 agosto, quindi solo lo US Open).

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