Sonego, nato per essere cazzuto

Chiedo a Lorenzo Sonego dove abbia imparato… Se cazzuti si nasca o si diventi. Se occorra allenarsi, o se la modalità cazzuta intervenga per vie naturali

Dur a cuir, se chiedete ai francesi. Badass, invece, per gli inglesi. Sono i prepotenti, ma vale anche per cazzuti, parola che da gergale ha rimontato anni di sottovalutazione per trovare finalmente il suo spazio nei dizionari. A noi italiani, che certe parole le inventiamo di getto, e a getto continuo, va il compito di riempirle di contenuti, magari per scoprire che non volevano esattamente rinverdire un termine già presente tra quelli di maggior uso, come “prepotente”, ma offrire al neologismo una sua precisa autonomia, tale da renderlo dissimile da ogni altro.

In effetti, l’arte dell’esser cazzuti è come un contenitore che raccoglie un’ampia gamma di modi di essere, di mostrarsi, di far sentire la propria essenza. Uomini duri, griffati per le imprese difficili, capaci, attenti, battaglieri, di cui ci si può fidare, anche prepotenti, perché quando “ce vo’, ce vo’…”, ma solo un po’. Gente che ama conquistare l’obiettivo, che va al sodo sapendo come arrivarci.

Chiedo a Lorenzo Sonego dove abbia imparato… Se cazzuti si nasca o si diventi. Se occorra allenarsi, o se la modalità cazzuta intervenga per vie naturali. Gli chiedo anche se esista una Top Ten di siffatti tennisti, perché a vederlo ieri in campo contro Andrey Rublev, numero 7 Atp e vincitore quest’anno del Masters di Montecarlo, mi era sembrato davvero un confronto fra due della stessa pasta. «Amo la battaglia, la cerco, mi trovo bene nei momenti incandescenti, e so quasi sempre come cavarmela. Sì, sono cazzuto, uno status che mi porto dentro per vie naturali, un piacere che mi fa apprezzare di più ciò che faccio e quando riesco a spostare a mio favore i termini di un match, come è successo con Andrey».

Nato cazzuto. Naturalmente cazzuto… Un ragazzo di animo gentile, un filo introverso, ma amichevole e di buonissima educazione. Tutto meno che un prepotente. E guardate, uno del genere, che muraglia cinese ha tirato su in corso d’opera, quando il match pendeva ormai dalla parte di Rublev e le uniche speranze erano legate a un imprevisto ribaltone. Che c’è stato, alla fine, ma non per consunzione dell’avversario, o per decisione di chissà quale divinità del tennis attardatasi, in quel momento, dalle parti del Suzanne Lenglen. Semplicemente, Lorenzo ha cambiato modo di stare in campo, qualcosa gli è scattato dentro.

Sorprendente Sonny, davvero… A ogni incontro mostra qualcosa di sé, e su di essa costruisce propositi di riscossa, perfeziona tempi e momenti del sorpasso, resiste finché gli avversari non trovano più motivi per darci dentro. Ieri l’ho visto riemergere da un match quasi perso diventando d’un tratto insuperabile, capace di respingere tutto neanche fosse fatto di caucciù, e di puntellare il suo inatteso ritorno in partita con perle di vivacissima luce. Era sotto 57 06, ma dal terzo set si è disposto in modalità guerriera e addio Rublev. Sonego ha prima smantellato ogni possibile reazione del russo, poi ha preso il sopravvento. «Sul 5-6 del quarto, nel game che valeva l’accesso al tie break, ho vissuto momenti infernali perché un errore, in quel momento, avrebbe sacrificato la possibilità di giocarsi tutto in volata, al quinto set. Ma nel tie break mi sono tranquillizzato, il mio tennis continuava a funzionare e Rublev, ci posso credere, sembrava un po’ scosso. Superato quel momento, mi sono convinto che l’incontro poteva finire nelle mie mani». Così è stato, con un break che lo ha spinto sul 5-3 ed è valso la vittoria. «Forse la più difficile, nella mia carriera. Giunta nella giornata in cui credo di aver giocato il mio tennis migliore. È un bel momento, mi sento bene in ciò che faccio, riesco a cambiare, a modulare il mio tennis con facilità. Tutto va per il verso giusto, senza affanni».

Gli ottavi di uno Slam, è la terza volta per Sonego. La seconda a Parigi, che lo vide al quarto turno anche nel 2020, poi – memorabile – un ottavo a Wimbledon 2021 contro Federer, ormai a un passo dal suo ultimo match. Russo anche il prossimo avversario, Karen Khachanov, che viene da due semifinali Slam consecutive, agli US Open dell’anno scorso e agli Open d’Australia di quest’anno. Tre precedenti contro il russo con il nome al femminile (Karen sostiene che nelle zone della Russia da cui vengono i suoi genitori è prassi normale), ma datate agli anni pre-Covid. Ne emerge però un pareggio sulla terra rossa, con un successo per Sonny a Montecarlo seguito da una sconfitta a Roma. Un grande ammiratore di Marat Safin, Khachanov, l’ex numero uno che in questi giorni sta allenando a Montecarlo Matteo Berrettini, che è l’amico tennista più grande di Sonego. Tutto torna… Anche in campo musicale, dove l’ultimo singolo di Sonego ha avuto su Spotify oltre un milione di ascolti. «Stiamo lavorando sul terzo disco, forse sarà pronto per questa estate», butta lì Sonny.Speravo che la cazzutaggine di Sonego facesse da guida a Fognini, ammesso che ne avesse bisogno, e poco c’è mancato che i match ripresi da una posizione di svantaggio diventassero due. Fabio è andato sotto 2-1 ed è riemerso portando il match con l’austriaco Offner al quinto, lì si è trovato 2-5 ed è risalito fino al 4-5, ma non è bastato. Chiude a un passo dagli ottavi, ma è stato un buon Roland Garros anche per lui.

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