La vittoria di Aryna Sabalenka nel WTA 1000 di Madrid contro Iga Swiatek certifica una volta di più che se l’inizio di stagione della polacca è da 8,5 per costanza, risultati confrontati col lungo periodo di vittorie dell’anno scorso, quello della bielorussa è ancor meglio.
Non da 10, perché è in leggero calo rispetto all’Australia e qualche scivolone (pochi, davvero) le hanno impedito un cammino quasi immacolato, ma nell’ottica di due giocatrici, almeno, ad altissimo livello in questo momento la tennista di Minsk ha raccolto di più.
Ieri la finale alla Caja Magica è stata molto palpitante. Non sempre ad alto livello, ma con lo scorrere dei game le emozioni sono aumentate e per tante finali di tornei importanti nel circuito WTA succedutesi in questi anni risultate troppo spesso a senso unico, la partita di ieri ha riconiciliato con vecchie sensazioni che fanno riaffiorare i buoni propositi su questo match-up: questa sembra essere la vera rivalità di questo periodo storico del circuito femminile. Non particolarmente piena di inventiva nelle scelte, perché Sabalenka sa giocare in una maniera soltanto e Swiatek va molto sul ritmo e in pressione, aggiungendoci traiettorie molto lavorate e angoli stretti ma limitando al minimo l’uso di slice (cosa a cui la bielorussa non disdegna) o smorzate.
C’è molto equilibrio e, per una volta, lo si vede a livello davvero alti. Aryna sembra sempre proiettata ad avere la meglio su un’avversaria come Swiatek che deve impostare una partita spesso di enorme sacrificio ed è dura rincorrere ogni palla quando l’altra comanda lo scambio come fatto ieri sera, eppure Iga ha una testa incredibile perché pur in una serata dove non riusciva a essere costante ai suoi massimi è stata quasi vicina a girarla. Nel terzo set, dallo 0-3, è arrivata 3-3 0-15 e con un’ottima risposta di rovescio su cui un autentico miracolo (e buona dose di fortuna, che non guasta) di Sabalenka le ha dato modo di rigiocare a sua volta sulla linea di fondo campo opposta. Non si sa bene come, ma ha evitato uno 0-30 in una fase dove cominciava a essere in affanno, nel momento clou del match. Di fatto, salvatasi dal doppio svantaggio ha trovato una prima quantomai benefica, ha ricominciato a spingere come una forsennata e in risposta ha fatto il break partendo da due risposte sui piedi di una Swiatek che non ha avuto tempo di riorganizzarsi dopo il servizio. Nell’ultimo game, poi, sembrava di essere alla playstation.
Ha vinto Sabalenka, nell’ottavo confronto tra le due (5-3 avanti Swiatek ora) e quello che segna probabilmente l’arrivo di Aryna come prossima numero 1. Nessuna delle due giocatrici difendeva punti, una ne ha incamerati 1000, l’altra 650, rosicchiandone altri 350. Il divario in classifica resta di 1800 punti circa per Iga, ma le prossime settimane saranno per lei terribili in termini di cambiali in uscita. Per la numero 1 ci saranno 2900 punti da difendere (gli ultimi tornei della serie vincente 2022: Roma e Parigi), per la numero 2 medo di 500 (la semifinale di Roma e il terzo turno al Roland Garros). Dovesse Swiatek tenere il numero 1 anche dopo Parigi, arriverà poi alle settimane sull’erba dove ha giocato talmente tanto poco dal 2018 che molto probabilmente sarà in affanno nell’unico periodo dell’anno ancora davvero indigesto. Sabalenka, che tornerà a Wimbledon, avrà solo che da guadagnare.
Per una volta, però, al di là dei meri confronti, viene da pensare che se come sembra arriverà il cambio al vertice non ci saranno veri demeriti a pesare per la numero 1 in carica. È un momento, questo, dove chi insegue sta facendo anche meglio di lei. E sottolineamo “anche meglio”, perché forse Iga ha sofferto qualche delusione in questo inizio di 2023, ma oggettivamente se in sette tornei ci sono sei semifinali e quattro finali, il suo lo sta facendo alla grande. Verrebbe quasi, stavolta, da normalizzare una sconfitta in una fase decisiva. Abbiamo detto ieri presentando la partita che Iga è una giocatrice che in finale diventa una macchina e raramente sbaglia. Ieri è mancata nel primo set ma poi è cresciuta più che poteva portandosi ad avere chance di ribaltare una partita che fino al 6-3 3-3 15-40 sembrava quasi solo a tinte bielorusse. I passi avanti a livello mentale ci sono, anche perché parliamo sempre di una ragazzina a poche settimane dal compiere 22 anni e che aveva tutto da perdere in questi mesi dove il suo punteggio in classifica non sarebbe mai cresciuto per la modalità in cui va il ranking, mentre le avversarie potevano solo guadagnare. Sabalenka, assieme a Rybakina un po’ appannata ora per un fastidio alla schiena, ha avuto anche lei un inizio fatto di tanta continuità, soprattutto rispetto a un 2022 dove pativa delusioni amare (sconfitte nei primi turni in quasi tutti i tornei importanti).
Stiamo arrivando, così, a un cambio in vetta al ranking. Stavolta, però, non sembra cambiare la sostanza delle attrici in ballo. Non ci sono cali reali e tangibili della numero 1, che forse faticherà più del solito in certe occasioni, ma che quest anno ha soprattutto bisogno di arrivare in fondo con nuovi step mentali fatti, incamerando ulteriore preziosa esperienza dopo aver retto con enorme dignità uno scettro da leader per una sessantina di settimane. Ieri poteva essere per lei il primo titolo “pesante” dallo US Open. Non è arrivato, ma in questi mesi forse l’unico errore che sta pagando è l’inizio di stagione dove era carica di troppi pensieri e aspettative, pressioni che si sentiva e si è aumentata da sola. Quell’Australian Open perso agli ottavi la sta condannando soprattutto nella Race, dove ora i punti di distacco da Sabalenka sono circa 2000, a testimonianza ulteriore del rendimento ancor più buono della rivale, ma in partite come ieri alla fine ci guadagniamo tutti. E se il dominio di una va bene, l’arrivo di una o due rivali che alzano il loro livello può essere allo stesso modo una spinta positiva, anche per la stessa numero 1 attuale.
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