«Lo ha deciso lui», dice Rafa. “Lui” è il suo corpo, nei confronti del quale il campione di quattordici Roland Garros continua a portare grande rispetto, malgrado nell’ultimo periodo, un anno più o meno, siano sorte divergenze e incomprensioni. Si vogliono bene, sapete… ma non si capiscono più come una volta.
Non fossero legati anima e corpo (appunto) avrebbero già deciso di dormire in stanze separate… Nadal era certo di convincerlo a riprendere la collaborazione che aveva permesso di fondare un binomio indissolubile, inossidabile, premiatissimo, perfino invidiato per gli spazi inesplorati che insieme hanno percorso, Rafa alla guida e “lui” motore instancabile. Ma non è stato così.
È giunto il momento di una tregua. Breve, più lunga, definitiva, si vedrà… La richiesta è pervenuta nei giorni scorsi, ha girato per un po’ fra i pensieri di Nadal, poi è stata presa definitivamente in considerazione. Rafa ne parla malinconico, lo fa a suo nome e, con qualche tono più freddo, anche a nome di “lui”, il quale riottoso gli ha cancellato uno a uno tutti i tornei cui sperava di partecipare. Via Montecarlo, di Barcellona manco a parlarne, Madrid non è utile. Proviamo Roma! Niente da fare, “lui” ci ha provato ma dopo un po’ ha alzato bandiera bianca. Tende a grippare, come non ci fosse più olio a lubrificare gli organi meccanici. E allora Parigi, ultima speranza, ma appesa a un filo, e al dunque vana. La decisione finale non può che essere un’altra. Smettere per qualche tempo con lo sport, gli scatti, le piroette, gli sforzi, le corse e tutto quel gioioso assortimento di giochi agonistici che avevano vissuto assieme. Portare la temperatura del motore a zero e attendere. «Sarà lui a farmi sapere quale sarà il seguito di questa vicenda, ma spero che questa decisione azzeri poco a poco i malanni, e gli faccia tornare la voglia di riprovarci».
Se questo accadrà, e Rafa ne parla come del più bel regalo di fine carriera, sarà per tornare a fare come ordina la propria testa. «L’obiettivo, ora, è quello di riprendere quando sentirò di poterlo fare. I problemi fisici mi hanno tolto la gioia di giocare. Mi fermo per provare ad assaporare appieno la prossima stagione, che probabilmente sarà l’ultima. Non so quanto sarà lungo lo stop, forse mesi, ma se ne avrò la possibilità voglio tornare per dire addio a tutti i tornei che sono stati importanti nella mia carriera, ma voglio farlo essendo competitivo. Se avessi continuato ad allenarmi, a tentare di giocare, come ho fatto finora nella speranza di rientrare, penso che “lui” non mi avrebbe più messo nelle condizioni di farlo».
È un lungo addio. Il secondo cui assistiamo. E non così dissimile da quello che Rafa ha vissuto lo scorso settembre a Londra, unendo le proprie lacrime a quelle di Federer. Due fenomeni dello sport destinati a una parabola comune, che ha mischiato vittorie, amicizia, solidarietà, reciproco apprezzamento. Due parti diverse di uno sport che, unendosi nei tanti match giocati assieme, hanno dato al tennis una forma definitiva, geometrica, probabilmente perfetta. Un addio da preparare per tempo, da riempire di significati, e di applausi da parte dei sostenitori, anche loro a lungo divisi e alla fine riuniti sotto il segno dei due primattori. Ciò che ha ricevuto Federer, nella festa di addio, avrà Rafa quando sarà il momento. Anche le lacrime… È stata di qualche tempo fa la confessione di Nadal, sul seguito della festa di addio di Roger, della foto che li riuniva piangenti mano nella mano. «Era difficile non emozionarsi in una serata simile. Quando sono tornato in albergo, da solo nella mia stanza, mi sono commosso di nuovo, e ho pianto a dirotto». E ha continuato: «È stato un rapporto bello fin dall’inizio e negli anni si è rafforzato. Abbiamo vissuto qualcosa di speciale e di comune. Il nostro modo di vedere il mondo e lo sport, il tennis stesso, ha fatto sì che il nostro rapporto personale fosse probabilmente più importante di quello professionale».
Il quindicesimo Roland Garros era l’obiettivo di quest’anno. Forse l’unico. Una vittoria avrebbe consegnato a Nadal un record rotondo, perfetto e probabilmente imbattibile, tale da cambiare ogni decisione. Forse la sua carriera si sarebbe interrotta lì, chissà… Nei pensieri di Rafa c’è ancora voglia di provarci. «Sto meglio rispetto alle ultime settimane, speravo che i segnali fossero tali da condurmi a Parigi, ma non è stato così. Sono triste, è una stagione che si arena nel nulla. Ma il mio corpo ha detto basta e io non posso farci niente. Salvo concedermi la speranza di provarci ancora una volta, fra un anno. Gli ultimi mesi sono stati difficili, fra alti e bassi e tante frustrazioni. Ma penso di essermi meritato un addio diverso da un annuncio in conferenza stampa».
Sarà difficile vederlo ancora vittorioso. Non importa. Rafa ha sempre anteposto la felicità alle vittorie. È uno dei suoi insegnamenti. Tocca a “lui”, ora. al suo corpo stanco e acciaccato. Forse gli donerà il finale in cui spera. Nel quale speriamo tutti.
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