Un tennis così sconsiglia di risolvere una qualsiasi disputa nella semplice determinazione di chi, tra i due litiganti, il talento ce l’abbia più grosso. Fosse stato così semplice venirne a capo, è probabile che un verdetto favorevole a Sinner, sebbene tra le mille difficoltà che ha palesato, alla fine non avrebbe scandalizzato nessuno.
Ma in questo tennis, le dimensioni del talento non sono più talmente centrali da indirizzare il match verso l’uno o l’altro concorrente e determinare il vincitore. Vi sono in gioco altre voci, che nel corso degli anni – e del divenire del nostro sport alla dimensione di un’arte nobile, insomma, una sorta di pugilato a distanza nel quale ganci e uppercut vengono portati tramite racchetta – si sono poste al centro delle dispute, permeandole di considerazioni che esulano la dotazione tecnica dei contendenti. Oggi il tennis predilige la determinazione, la risolutezza, l’ostinazione, la tenuta fisica, l’accuratezza della costruzione di un gioco che non deve mostrare crepe né andare in frantumi al primo scossone. È con questo corredo di attitudini che Francisco Cerundolo, detto Fran, da Palermo, il quartiere più pariolino di Buenos Aires, ha edificato un ponte in grado di scavalcare Sinner, ieri più che mai simile a un fiume che, un’ansa dopo l’altra, allunghi all’infinito il proprio congiungersi al mare, quasi non trovasse la via.
È una sconfitta che fa male, quella di Sinner, e certo aggrava una condizione che, nello scorrere dei giochi, è sembrata deficitaria e in buona parte compromessa, pari a un’influenza che Jannik stesse covando da chissà quanto. I sintomi c’erano tutti, mal di stomaco e gambe incerte, al punto da spingere il nostro a infiniti piegamenti per rivitalizzarle e ad avvertire il proprio team che correva «senza sentirle». Se di questo si tratta, coach Vagnozzi ha alzato bandiera bianca prima di lui. Non era sul campo, dicono fosse a letto con tanto di pezza bagnata sulla fronte.
«Questo era il cento per cento che potevo dare oggi», ammette Jannik. «Non stavo benissimo, anche Vagnozzi non sta bene, ma non sodi che cosa si tratti. Mi ha nuociuto da un punto di vista psicologico non averlo con me in campo, ma non voglio togliere niente al mio avversario, che ha giocato benissimo».
Non sono piaciute nemmeno le scelte tattiche fornite a Sinner per venire a capo di un argentino laborioso e molto ben centrato sui colpi da fondo. Cerundolo ha un buon servizio, anche potente sebbene lo utilizzi in una molteplicità di variazioni, ma scegliere sempre di rispondergli dalla trincea dei giudici di linea ha finito per spalancare il campo a Fran permettendogli di gestire i colpi in tutta calma e trovare sempre la soluzione migliore.
Di certo, in un tennis così, resta fondamentale la qualità. In questa, Jannik e Francisco differiscono, ma non sono più agli antipodi, come un anno fa quando l’argentino approfittava di un problema di Sinner al piede (a Miami) per vincere per ritiro il primo match fra i due. E non sono possibili paragoni nemmeno con il match di Davis dello scorso settembre a Casalecchio, che vide Sinner prendere il sopravvento, e l’argentino particolarmente a disagio sulla superficie indoor.
Il Cerundolo che ha appena fatto il proprio ingresso nei quarti di finale a Roma per incontrare Casper Ruud, liquidando il più atteso degli italiani, è migliorato in tutti i colpi, e ancora di più nell’arte di disporli sul campo. Ha vinto quasi tutti i duelli, tranne quelli del tie break del primo set che è sembrato annunciare una facile vittoria di Sinner.
Non è stato così… Fran ha preso in mano la partita dal primo gioco del secondo set, ha gestito gli scambi e costretto Sinner a inseguire, nemmeno così vicino. È corso via con due break a inizio della seconda frazione (3-0), Sinner gliene ha sfilato uno, ma sul 4-2 l’argentino ha di nuovo intascato il servizio del nostro e agguantato la parità, un set per parte. Il terzo set è sembrato in tutto uguale al primo. Partenza fulminante, gioco fluido ma potente, corse da centometrista a disinnescare i drop shot di Sinner, Cerundolo ha condotto con autorità 2-0, 4-2 e ha colto il break liberatorio ancora una volta nel settimo game.
Un’enormità gli errori di Sinner, addirittura 46 a fronte di 19 vincenti (26-37 il conto per Cerundolo). Sinner ha risposto con i tre colpi più belli del match, due lungo linea di rovescio simili a colpi di balista e un recupero da posizione impossibile trasformato in un vincente che a lungo ha viaggiato esterno al campo. Una magia, magari inutile, ma che testimonia delle qualità del ragazzo, nel caso vi fossero dubbi (e il nostro è quello strano Paese dove basta una sconfitta per scatenare l’antico gioco della caccia ai più forti).
Occorre però rimettersi in sella e fare due conti con se stesso, perché anche alla sua età, Sinner non può accontentarsi di essere un tennista da piccole vittorie. Damose da fa’, è il consiglio che gli viene dai molti romani che lo hanno sostenuto. Il Roland Garros è a un passo…
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