Barbiani WTA Files: più Swiatek-Sabalenka, meno problemi e critiche

Il torneo WTA 1000 di Madrid è andato in archivio con la finale che tutti volevamo: Iga Swiatek, numero 1 del mondo, contro Aryna Sabalenka, numero 2, a darsi battaglia per due ore e mezza, dimostrando per varie ragioni perché a ora sono le migliori giocatrici in circolazione.

La bielorussa ha colto e la prima vittoria in carriera sulla terra battuta contro la polacca giocando a livelli molto alti, l’avversaria di contro pur partendo male ha saputo crescere tanto in risposta dalla fine del secondo set e, finalmente, una partita di questa portata ha visto entrambe alzare il loro gioco fino al game conclusivo dove sembrava forssero alla play station.

Ci sono buoni motivi per lasciare Madrid e guardare avanti con interesse. L’attuale leader della classifica sta arrivando alla fine della striscia immacolata di tornei del 2022 con ottimi risultati, la prima inseguitrice sta vedendo il suo margine ridursi gradualmente approfittando di ogni circostanza.

Sembra probabile avere un cambio al vertice già alla fine del Roland Garros. Il merito sarebbe, in caso, tutto di Aryna che ha cambiato traiettoria dopo i mesi deludenti avuti in questo stesso periodo dell’anno, nella passata stagione. Per capirci: se Swiatek da metà febbraio a metà giugno, con l’unica eccezione di Madrid, non può aggiungere alcun punto al ranking Sabalenka di contro aveva ottenuto quasi nulla. 220 punti nei primi quattro tornei ‘1000’ disputati nel 2022, che col rendimento di quest anno voleva guadagnare (tanto) in maniera costante.

Rimane però, al di là di tutto, la bella conclusione di una partita che se tutto andrà bene sarà destinata a ripetersi in più occasioni. E in fondo non ci dispiace nemmeno, visto anche come qui le ragazze siano sembrate più rilassate dopo i momenti tesi di Stoccarda. Soprattutto Sabalenka, che stavolta da vincitrice non ha fatto trapelare affermazioni che non fossero di rispetto verso l’avversaria.

Oltre a questo, vorremmo anche che questa fase della WTA venisse vissuta con meno acredine. Gli ultimi giorni del torneo di Madrid hanno visto polemiche sulle dimensioni di una torta di compleanno, francamente molto discutibile, e la vicenda delle doppiste (tra l’altro tutte in top-20 in singolare) che al termine della finale non hanno avuto il microfono per salutare il pubblico presente. Victoria Azarenka e Beatriz Haddad Maia, campionesse, e Coco Gauff e Jessica Pegula, sconfitte, si sono così ritrovate a scambiare messaggi su Twitter, con quella sensazione di imbarazzo generale che pare essere solo la punta dell’iceberg di qualcosa di più profondo col torneo tornato sotto la critica anche per le modelle scelte come raccattapalle nei match maschili, pratica attuata già tempo fa da Ion Tiriac quando era direttore dell’evento (passato ora alla IMG).

Il pre e post finale femminile, di fatto, è stato fagocitato da queste polemiche e inciampi, comprese battute perfide sulla questione del pubblico sugli spalti. Facile, per esempio, criticare la numero 1 del mondo che va in campo alle 23:00 per una semifinale ‘1000’ in uno stadio con ormai poche persone rimaste. Alla Caja Magica, da sempre, la sessione serale parte abbastanza tardi per gli standard europei, con oltretutto due partite, e il rischio continuo di sforare oltre la mezzanotte è reale (ma si son fatte anche le 3 del mattino un paio di volte, negli anni passati). Lo stadio non è nemmeno troppo vicino al centro di Madrid ed è anche normale che nel bel mezzo della settimana lavorativa la gente voglia uscire dallo stadio fattasi una certa ora. Semmai è incomprensibile come una semifinale di un ‘1000’ non abbia un ‘not before’ sull’ordine di gioco per facilitare le tv e proporre un’organizzazione migliore alle stesse tenniste, o sia destinata in quello slot orribile. Ne gioverebbero tutti. A parte chi vuole solo fare critica, o pensa maligno che Swiatek che mai ha rifiutato una stretta di mano a una giocatrice a fine gara, possa impuntarsi per le sue posizioni pro-Ucraina. Tra l’altro come se il problema in questo momento storico sia mostrarsi vicina a un popolo aggredito. Ma questo è un altro discorso.

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