[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4
Per Petra Kvitova il torneo WTA 1000 di Miami è sempre stato considerato un tabù importante. Non è Indian Wells, col caldo importante e secco, ma in Florida l’umidità gioca un fattore chiave soprattutto se si soffre da sempre di problemi legati all’asma. Ecco perché, trovare la prima finale della carriera in questo torneo e farlo a 33 anni appena compiuti ha il sapore di un’impresa vera. Soprattutto perché è in una fase dove si sta lasciando abbastanza andare agli eventi.
A dicembre in Repubblica Ceca si parlava di un 2023 come anno di addio, lei dopo la partita in California contro Aljona Ostapenko dichiarava che ormai nemmeno più prepara le partite, ieri a specifica domanda se questi risultati nei due tornei statunitensi di marzo fossero dovuti a qualche blocco di allenamento particolare lei è scoppiata a ridere, ammettendo con naturalezza che ormai davvero quella fase è abbastanza superata. C’è voglia di andare in campo, di fare il possibile, ma ormai a parlare è soprattutto il suo talento e le sue qualità che le riconosciamo da 17 anni di attività.
È la fase conclusiva della sua storia sportiva. Forse a fine stagione dirà davvero basta, o forse si concederà almeno l’ultimo giro per cercare un’ultima Olimpiade e salutare subito dopo, ma intanto si sta godendo un momento veramente speciale. Non era mai andata così bene in questo periodo, e chissà che le piogge di questi giorni non abbiano reso forse un po’ più sopportabile il clima, anche se la ceca in volto appare sempre più provata partita dopo partita. Già il match di ottavi contro Varvara Gracheva sembrava averlo chiuso con la spia della riserva accesa, poi i tre set di ieri contro Ekaterina Alexandrova potevano replicare quanto visto a Indian Wells col successo durissimo contro Jessica Pegula seguito dalla beffa contro Maria Sakkari ai quarti. Forse i due giorni di riposo le hanno dato un’ultima spinta, e oggi si è inventata una partita giocata davvero solo di braccio dove per un’ora e 40 ha fatto affidamento totale alla sua mano sinistra, alle sue traiettorie e al suo cuore per battere Sorana Cirstea.
Partita abbastanza incredibile, perché nel 7-5 6-4 conclusivo c’è stata la grande rimonta della ex numero 2 del mondo da 2-5 nel set di apertura malgrado fosse sotto 0-30 al servizio nell’ottavo game, 40-15 in risposta nel nono e 0-30 nel dodicesimo, quando aveva appena fatto il secondo break consecutivo. Tutto dipendeva ancor più dall’esito di quel set perché, e lo si era intuito a Indian Wells contro Sakkari, dopo la grande fatica del giorno precedente non aveva più di un’ora e mezza al massimo di autonomia. Forse oggi perdere il primo parziale non sarebbe stato una necessaria condanna, ma la situazione sarebbe stata molto più difficile. Anche perché Cirstea meritava il vantaggio maturato con un break sul 3-2 in un game giocato benissimo: tre ottime risposte dal 15-0 per andare a due palle break consecutive, ben salvate da Kvitova che però non chiudeva il punto del 3-3 complice l’ennesima risposta importante della rumena che arpionava un grande slice esterno dell’avversaria e chiudeva col dritto lungolinea successivo.
Nasceva il break che sembrava decidere il set. Malgrado il rientro della bi-campionessa di Wimbledon sul 2-5, nel game successivo Sorana saliva 40-15. La risposta di Petra è stata, da lì, più volte letale. Cirstea si è fatta riprendere sul 40-40, cominciava una fase molto nervosa dove rivolgeva in almeno due occasioni un pollice alzato molto ironico verso il suo angolo, ma di fatto non c’erano grosse responsabilità perché in quella fase Kvitova stava lasciando andare il braccio ancor più del solito e le sono entrate risposte vincenti impressionanti, soprattutto l’ultima con Cirstea che ha servito piuttosto bene una traiettoria esterna sul 40-40 e Petra ha azzeccato l’impatto col corpo tutto nel corridoio per mettere la palla all’incrocio delle righe in lungolinea. Arrivava il controbreak e la partita cambiava: game a zero, 5-5; nuovo break Kvitova e 6-5. Sorana sembrava il pugile che aveva preso tre, quattro ganci consecutivi sul volto, Petra risaliva dallo 0-30 a suon di vincenti e pallate pesanti per prendersi il pesantissimo parziale.
Nel secondo set la ceca continuava a volare sfruttando l’inerzia positiva, ma il doppio break sfumato sul 2-0, dove era avanti 15-40 in risposta, ha rimesso tutto in bilico perché, come a Indian Wells, non aveva chiuso la partita costringendosi a un secondo set da giocare fino alla fine. Continuando a spingere, anche senza un grande aiuto delle gambe, riusciva spesso a tirarsi fuori dai guai senza nemmeno soffrire più di tanto. Solo sul 3-2 si è fatta riprendere dal 40-15 al 40-40, uscendone però molto bene con due ottimi servizi. Sul 5-4, nel momento chiave, non ha tremato dopo un primo punto in cui sembrava aver perso il momento buono per chiudere, ma ha trovato alla fine un’ottima accelerazione incrociata. Pur con un doppio fallo sul primo match point, la ceca ha poi tirato giù l’ultimo servizio esterno da sinistra della sua partita girandosi subito verso il suo angolo con lo sguardo di chi non poteva crederci.
È in finale a Miami, tutto vero. L’ultima finale l’aveva giocata in un altro torneo per lei complicato come Cincinnati, nell’estate 2022, persa senza troppo appello contro Caroline Garcia. Non sarà favorita probabilmente nemmeno domani, quando troverà Elena Rybakina, che però ha già sconfitto in stagione nel primo turno del WTA 500 di Adelaide nella seconda settimana dell’anno. L’unica volta tra l’altro in cui la kazaka si è arresa in due set in questa stagione.
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