Il nuovo tennis s’avanza, è ping, è tennis, è pong e lo giocano in due, al momento, uno è spagnolo ed è, anzi era, il numero uno del mondo, l’altro è italiano e forse un giorno numero uno lo sarà. Alcaraz contro Sinner, Sinner contro Alcaraz, sesta ripresa di un match che diverrà infinito. Paolo Bertolucci che è di telecronaca per Sky, su qualche errore qui e là, ne ricava la convinzione che ci siano gocce di umanità, nel fiume impetuoso di quei colpi proibiti. Forse sbaglia.
A me sembrano semplicemente ancora in rodaggio. Del resto, uno, Carlos, ha 19 anni, l’altro Sinner 21. Sono ancora macchine bambine, i due. Ma vale la pena ribadirlo: Sinner ha vinto una semifinale che solo Sinner avrebbe potuto vincere, contro un avversario cui solo Alcaraz avrebbe potuto offrire un volto. Il nuovo tennis è tutto qui, racchiuso nella dotazione balistica di appena due giocatori. Solo a loro è dato interpretare il match come per lunghi tratti hanno fatto. Travolgendo di scambi surreali un intero stadio costretto ripetutamente a chiedersi se fosse vero il tennis cui stavano assistendo, o si trattasse di una rappresentazione olografica di quale sarà il futuro del nostro sport. Jannik e Carlos picchiavano senza guardarsi, sempre in anticipo, sempre a braccio libero, e le palline correvano impazzite. Dall’alto dello stadio, e nelle poche riprese elaborate dai droni, il campo rimpiccioliva e si aveva lo stesso effetto di un videogame.
Vince Sinner stavolta, perché Alcaraz ha forse dato per scontata la vittoria. Era 15-40 sul 4-3 del secondo set, dopo aver vinto il primo, e ha fatto due errori pesanti sulle palle break. Ha perso la finale, e anche il numero uno. Sinner nel terzo ha dominato. La finale, domani notte, è tra Sinner e Medvedev, e Jannik ha le sue buone chance. Anzi, se riuscirà a portare il match in modalità ping pong sarà imbattibile.
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