False certificazioni, la dottoressa indagata: Non ho realmente somministrato i vaccini covid-19 ai Giorgi

Si fa sempre più complicata la posizione di Camila Giorgi, e della sua famiglia, nell’inchiesta che la vede indagata per falsa vaccinazione ottenuta contro il covid-19.

La dottoressa vicentina Daniela Grillone, 57 anni, da cui è partito tutto il mega filone di indagini che vede coinvolte centinaia di persone tra cui la tennista azzurra, nelle prime confessioni rilasciate al pubblico ministero e riportate da Corriere del Veneto ha fatto espressamente il nome di Camila spiegando anche come funzionava il processo.

Grillone non si definisce “no-vax” ma spiega che tutto nasce da possibili reazioni avverse sorte dopo la sua seconda dose autosomministrata e, in contatto con un medico no-vax che l’avrebbe convinta fosse tutto dovuto conseguente alle due dosi e l’ha convinta a cominciare questo circolo vizioso di false vaccinazioni su conoscenti che non volevano vaccinarsi. Da una piccola cerchia il numero è divenuto sempre più grande tanto che alle volte il marito dovette pure chiedere a un servizio di vigilanza di controllare le entrate del suo studio. Grillone si fa prendere talmente tanto la mano da cominciare veri comizi no-vax ai suoi pazienti, con le segretarie che raccontano di bugie enormi dette per farsi forza.

Quando il pm le chiede poi se ricorda tra le varie persone passate la figura di Giorgi, la dottoressa dice: “La famiglia Giorgi è in cura da molto tempo presso di me… in particolare Camila soffriva del cosiddetto “gomito del tennista” (…) Poco prima dell’inizio dell’estate (2021, nda) Camila era venuta chiedendo la possibilità di ottenere delle false attestazioni di tutti i vaccini obbligatori, nonché del vaccino Covid”. Vengono fissati appuntamenti per tutta la famiglia tra quell’estate e l’autunno successivo: “Posso confermare con assoluta certezza che nessuno dei vaccini nei confronti della famiglia Giorgi sono stati effettivamente somministrati. In quel caso non ho ricevuto alcun pagamento”.

Le carte dell’inchiesta sono state passate anche alla federazione italiana tennis.

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