[1] I. Swiatek b. C. Osorio 6-2 6-3
Cambia l’avversaria, ma non la sostanza. Iga Swiatek torna al terzo turno dell’Australian Open per il terzo anno consecutivo grazie alla vittoria in due set contro Camila Osorio, tennista colombiana che è un po’ scesa in classifica dopo un 2022 negativo con diverse sconfitte e qualche problema fisico di troppo, ma incarna perfettamente lo stereotipo dell’avversaria che è capace di rendere ogni partita una lotta fisica.
Coinvolge molto, con il suo modo di fare, e già lo si era visto proprio sulla Rod Laver Arena lo scorso anno quando sfidò Naomi Osaka. Era una partita dove non aveva chance concrete di poter passare, eppure per più di un set ha navigato tra la carica agonistica e capacità di entrare “sotto la pelle” della giapponese per rendere piuttosto vivace il 6-3 6-3 conclusivo. Oggi ha avuto meno facilità a imporre il suo modo di vivere la partita, merito di una numero 1 del mondo ben organizzata, eppure Swiatek ha ragione quando nell’intervista a bordo campo ha detto: “È un punteggio non troppo veritiero, perché è stata una partita molto fisica e dove ‘Cami’ mi ha dato tanto da fare”.
Il 6-2 6-3 è un po’ ambiguo: poteva essere forse più netto, perché nel primo parziale Iga non aveva veri problemi in risposta, colpiva molto bene col dritto, ma ha calato di concentrazione al servizio sul 5-1 perdendo per la seconda volta consecutiva la battuta. Non qualcosa di compromettente per il parziale, ma uno dei primi dritti messi in rete ha aperto un nuovo scenario. Non c’è stato un crollo nel rendimento, come magari successo di recente contro Martina Trevisan in United Cup, ma qualcosa concedeva e un atteggiamento più aggressivo della colombiana avevano dato altri spunti al nuovo inizio di parziale. Non c’erano vere difficoltà nello scambio, nel ritmo o nella tenuta di Iga, solo Osorio stava molto più spesso riuscendo ad allungare i punti e a far lavorare tanto la polacca che nelle conclusioni perdeva lucidità, soprattutto dal suo lato destro.
Il break che spezzava l’equilibrio arrivava sul 2-1, con un doppio fallo brutale della colombiana. Sul 15-30 in quel game, lo scambio probabilmente più lungo veniva vinto proprio da Osorio, impegnata in una grande difesa e che esultava alla fine per il cambio di dritto in lungolinea finito in rete dell’avversaria. Swiatek non gliel’ha, sportivamente, perdonata: 11 punti di fila fino al 5-1 15-0, con tanto aiuto del suo servizio e gioco molto concreto.
Un dritto colpito non benissimo sul 30-15 teneva in vita Camila, che approfittava poi di una pessima scelta della polacca con lo schiaffo al volo sulla palla break per rimanere nel match e accorciare fino al 3-5 con un gran game vinto dal 15-30. Di nuovo, tenendo sempre fede al suo spirito indomo, Osorio ha provato in tutti i modi a darsi ancora una chance e solo due ottime prime al corpo di Swiatek hanno messo distanza nel nono game dal 15-15 al 40-15. Non le è bastato nemmeno annullare il primo match dopo dopo l’ennesimo scambio elaborato dove ha tenuto molto bene da fondo alle diverse accelerazioni di Swiatek, perché il kick a uscire sul suo rovescio della polacca ha aperto il campo dove appoggiare l’ultimo vincente, di rovescio, della partita.
Manca ancora qualcosa a Iga, ma oggi è aumentata in maniera importante la percentuale di prime palle (all’80% dal 49% dell’esordio) e ha risposto bene ai cambi di passo che ha richiesto il secondo set. Non sempre a suo agio col dritto, ma lì c’era era merito della sua avversaria che l’ha portata a sbagliare un po’ di più.
[6] M. Sakkari b. [Q] D. Shnaider 3-6 7-5 6-3
Partita incredibile tra Maria Sakkari e Diana Shnaider, debuttante assoluta nel circuito maggiore con uno Slam da protagonista. Prima volta nelle qualificazioni, passate, e vittoria di forza al primo turno contro Kristina Kucova in due set molto tirati. Oggi, il regalo della Margaret Court Arena contro la numero 6 del mondo e due ore e 45 minuti di battaglia su tutti i fronti.
La russa, classe 2004, ha fatto penare la greca con il suo gioco mancino di grande qualità (soprattutto sul dritto) e buona dose di coraggio, tanto da far innervosire in più momenti la stessa Sakkari che a tratti perdeva le staffe e nel secondo set, dopo aver mancato tre set point consecutivi, dopo il punto del 5-5 si è rivolta con rabbia all’arbitro dicendogli: “Mi urla un’altra volta in faccia e chiamo il supervisor”. Testa calda, animo frizzantino, momento delicato. Ne è emersa, ma ha sudato e tremato ben oltre il dovuto grazie a un atteggiamento spregiudicato e coinvolgente della rivale, con 9 anni e un treno di esperienza in meno ma capace di arrivare vicina a creare il primo exploit del tabellone femminile.
Sakkari è partita male, forse sorpresa, forse non conoscendo bene l’avversaria che lasciava andare dei dritti veramente interessanti e faceva tanto male fino ad arrivare sul 3-0 40-40 in risposta. Al servizio non tremava fino al 5-3, quando nel momento cruciale la tensione c’era. Per entrambe. Otto parità, tre palle del controbreak cancellate attaccando a tutta e riuscendo a far segnare l’ennesimo dritto vincente in lungolinea sul quinto set point. 6-3 Shnaider e situazione che si faceva incerta.
Diana non è nemmeno professionista a tutti gli effetti. È stata selezionata negli Stati Uniti alla North Carolina State University, ha avuto il primo ranking WTA solo a fine ottobre 2021, fuori dalle prime 1000, e un anno dopo era già a ridosso delle 100. Dovrebbe cominciare gli studi, ma ora sembra che il suo futuro possa cambiare. Non oggi, perché la reazione di Sakkari è arrivata. Non ha ribaltato subito la situazione, perché a fine secondo set è subentrata anche per lei molta frustrazione e tensione con le numerose opportunità mancate, ma di nuovo Shnaider riusciva a esaltarsi pur apparendo sempre più al limite. Quel recupero da 0-40 sul 4-5, dopo il controbreak sul 3-5, è stato l’apice. L’ace finale, l’esultanza, il pubblico in piedi e Sakkari che arrabbiata si rivolgeva all’arbitro minacciando di chiamare il supervisor. Lei stessa che nel set decisivo al break per il 3-1 nel set decisivo ha cacciato fuori un urlaccio potente su un errore dell’avversaria. Non c’era però l’allungo, perché un pessimo turno di battuta ha riportato Shnaider sotto. L’ha salvata, semmai, la differenza importante tra saper in qualche modo resettare e chi invece era da almeno una mezz’ora al limite nelle energie mentali e così Diana non ha raccolto l’opportunità dell’aggancio e Sakkari è scattata sul 5-2.
La russa si è presa gli ultimi applausi annullando due match point nell’ottavo game, ma nel nono pur salendo 0-30 è stata ricacciata indietro da uno smash rischiosissimo della greca seguito poi da un ace sul 30-30 che ha preso l’ultimo millimetro di riga. Serviva questo per emergere, a dimostrazione ulteriore di come sia stata in apnea per tutto il tempo. Alla fine, malgrado i momenti di tensione, una bella stretta di mano e il commento divertito di Maria ai microfoni a bordo campo: “So che deve andare al college, forse farebbe meglio a continuare col tennis”.
Altri incontri
Jessica Pegula torna al terzo turno dell’Australian Open eppure oggi per la prima volta nel 2023 il livello è stato diverso, in una giornata dove non ha mai avuto tanta efficacia nel colpire la palla e trovandosi molto spesso a indietreggiare nel campo per gestire la profondità di Aliaksandra Sasnovich.
Un secondo turno con qualche insidia di troppo rispetto alle previsioni, malgrado poi se la sia cavata per 6-2 7-6(5). In molte parti, però, hanno influito i gratuiti della bielorussa, che a fine partita saranno addirittura 41. La sensazione era che gestendo meglio alcuni frangenti, oggi per la sua avversaria sarebbe stata ancor più delicata.
Pegula è partita con un immediato break di vantaggio, ma già sul 2-1 è andata vicinissima a perdere la battuta e il volto era più corrucciato del solito. Sasnovich si proponeva, ma era troppo pasticciona nel momento di concretizzare. Aveva buona efficacia soprattutto col rovescio, dove spesso faceva perdere campo alla statunitense, ma le scivolava tutto via sul più bello. Poteva essere 2-2, in un attimo si è ritrovata sotto 1-4 e doppio break. Riusciva a recuperare un turno di battuta, per perderlo immediatamente e lasciar andare il set.
Nel secondo parziale Pegula era di nuovo avanti, veniva raggiunta sul 3-3, serviva sul 5-4 e sul 30-30 commetteva un doppio fallo che le costava poi il nuovo controbreak e il sorpasso di Sasnovich. Nel tie-break, infine, l’iniziale equilibrio è stato rotto da un brutto dritto dopo il servizio di quest ultima che regalava un minibreak sul 2-2, lo recuperava sul 2-4 proprio con una risposta (stavolta di rovescio) ma il nastro beffardo dava il 5-3 a Jessica che arrivava a doppio match point. Sul 6-4 sempre il nastro tornava grande protagonista, stavolta per la bielorussa, ma non si verificava l’aggancio a causa dell’ultimo errore di dritto di Aliaksandra dopo aver ancora fatto indietreggiare la sua avversaria spingendo col rovescio.
Un match delle occasioni mancate, verrebbe da pensare, anche se di fatto Pegula è sempre stata avanti e alla fine ha meritato la vittoria.
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