Quando tutto tristemente cominciò quel 24 febbraio con l’invasione russa in terra ucraina, e dopo ormai nove mesi ha creato morte e distruzione oltre a grandi problemi in tutta Europa (e non solo), si pensava impudentemente che il tennis potesse sfuggire alle logiche politiche.
Uno sport globale, dove gli atleti girano di paese in paese settimana dopo settimana, con diversi esempi di relazioni tutto sommato normali tra atleti russi e ucraini, con le reazioni immediate di alcuni russi che si erano esposti contro la guerra e la devastazione.
È sempre bene ricordare che all’inizio di questa orribile vicenda i tennisti ucraini, tutti, avevano chiesto con un comunicato che ai colleghi russi fosse concessa la possibilità di continuare a giocare a patto comunque di non essere rappresentati da alcuna bandiera o simbolo nazionale. Anastasia Gasanova, tennista russa classe 1999 e attualmente numero 154 del ranking WTA, aveva pubblicato vari post sul suo canale personale di Telegram dove si mostrava molto colpita da tutte le immagini. E nel fine settimana successivo, tra 27 e 28 febbraio, scese addirittura in piazza a Lione per prendere parte a una manifestazione in sostegno all’Ucraina, documentati da foto e video. Dopo qualche giorno si era dovuta cancellare da Instagram, citando un pessimo momento dal punto di vista mentale.
Ora, dopo tutti questi mesi trascorsi, quelle fasi di grande empatia è seguita una svolta a U che ha già causato reazioni importanti. Dopo gli ultimi sviluppi della controffensiva ucraina in Crimea, soprattutto, il suo profilo Instagram nel frattempo riattivato è stato riempito da storie dai toni molto duri e vendicativi. La ricerca è stata effettuata dal sito ucraino btu.org.ua, che in tutti questi mesi ha continuato a svolgere il proprio lavoro malgrado tutti i possibili inconvenienti che possono capitare. Dall’inizio dell’invasione hanno spesso scritto articoli di inchiesta cercando di trattare nel dettaglio dinamiche molto complesse. E questo è un esempio chiave.
Negli ultimi giorni Gasanova si è espressa in maniera molto dura contro gli ucraini per le loro reazioni di giubilo all’esplosione sul ponte di Kerch che collega la Russia ai territori occupati della Crimea, ponte simbolo dell’annessione coatta di Vladimir Putin. In un video, la russa sembra decisa a vuotare il sacco su qualcosa di molto personale che teneva dentro da tempo. Nel 2014, anno della rivoluzione di Piazza Maidan a Kyiv e della cacciata in esilio del vecchio premier Yanukovich considerato dal popolo ucraino troppo legato a Putin, lei era a Odesa che si allenava con un team interamente ucraino (“visto che va di moda ormai dire così” ha sottolineato Gasanova). La giocatrice ha parlato di un colpo militare armato e di un clima che da quel momento verso lei e tutti quelli di lingua russa si è reso fin troppo ostile. Ha poi proceduto a ripercorrere passo dopo passo ogni segmento della propaganda pro-Putin e pro-invasione, tra i bombardamenti nel Donbas e la dura repressione di chiunque parli in russo nel paese, concludendo che l’operazione militare speciale (come il presidente russo adora chiamare la sua guerra di invasione) è colpa degli ucraini e poteva essere evitata se avessero cessato il fuoco.
Gasanova, soprattutto, ha rimarcato con molta fermezza che si è sentita ostracizzata per la sua origine, in un paese ostile, salvo però tornare in Ucraina almeno in occasione dell’ultima off season. Fu infatti invitata dall’ex tennista WTA, russa, Valeriya Solovyeva, all’accademia MTA a Kyiv e dopo un periodo di prova di 10 giorni Gasanova rimase per tutta la durata della sua preparazione tanto addirittura da farsi vaccinare contro il covid-19 ed evitare lo Sputnik, vaccino russo che non era accettato per la trasferta in Australia. La stessa Solovyeva disse: “Ho lavorato a Kyiv per un anno, da gennaio 2021. Loro mi accettarono senza problemi, ottenni subito un visto lavorativo. […] Conosco Gasanova da quando ha preso in mano la racchetta. Conosco bene anche sua mamma. L’ho spesso aiutata anche prima di trasferirsi in Ucraina, siamo della stessa città. Mi aveva chiesto di girare con lei nel tour, ma io avevo il mio lavoro e le ho offerto di raggiungermi per allenarci assieme. Non l’ho vista avere alcun problema, penso stesse trovandosi molto bene. E a proposito di essere russa, parlare in russo… l’hanno accolta tutti calorosamente, come con me. Dopo i primi 10 giorni di prova si trovò molto bene che tornò con una ragazzina di 15 anni di Saratov. Lei ha anche ricevuto i vaccini a Kyiv per poter andare in Australia. Si è presentata con passaporto russo e non ha avuto problemi. Mi ha pure detto che l’accademia è molto bella e che si era trovata bene. Quando poi la guerra è scoppiata lei ha preso questa posizione, che per me è incomprensibile, i nostri rapporti sono terminati”.
Gasanova giocherà ora a Rouen, località francese teatro nel 2019 della semifinale thriller di Fed Cup tra Francia e Romania con la vittoria al fotofinish delle transalpine. Quest anno c’è in programma un WTA 125 e nel tabellone di doppio la russa, in coppia con la connazionale Anastasia Komardina, sfiderà le ucraine Dayana e Ivanna Yastremska. Proprio le sorelle Yastremska che avevano partecipato con lei alla manifestazione di Lione. E sempre dal sito btu.org.ua si scopre che Dayana e Anastasia si sono incrociate nello spogliatoio dopo che le frasi della russa sono finite sotto i riflettori. Yastremska ha dichiarato: “Non ho parole. Questo non è normale. Le ho mostrato il video e le ho chiesto se davvero pensava così, mi ha risposto che sì, questa è la sua posizione. Mi ha detto si è sentita dispiaciuta per le persone morte nell’esplosione sul ponte della Crimea e come gli ucraini abbiano riso di quello. Le ho detto che le persone erano felici perché quel ponte non doveva esistere e ora sta permettendo ai russi di rifornirsi di armi e mezzi militari per ucciderci. Le ho chiesto se si sentisse dispiaciuta anche per i bambini ucraini uccisi a Bucha, Kharkiv e Mariupol… e non c’è più stato dialogo, e le ho detto che poteva seguire il percorso delle navi da guerra russe. In uno dei suoi post ha detto che una delle giustificazioni di questo intervento è l’oppressione di chi parla russo. Lei ha detto che rischiava la vita a rimanere a Odesa. Ma non è vero. Io sono di Odesa. Vivo lì. La grande maggioranza parla russo e nessuno ha mai avuto problemi. Questa è una bugia enorme per giustificare quanto sta avvenendo”.
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