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Serena, la ribelle

Ma davvero vuole uscire di scena una così? Abbandonare baracca e burattini e lasciare tutti con il dubbio, con la domanda irrisolta… E cioè se una come Serena Williams, dopo venticinque anni di tennis e ventitré trofei conquistati nei major, sia ancora capace di vincere un titolo del Grand Slam? Ma non un titolo qualsiasi. Magari uno US Open. Anzi, proprio questo US Open, che si sta giocando nel caldo acido di Corona Park…
L’ha scritto lei, in fondo. «Mi ritiro. Olympia mi chiede una sorellina».

Una lettera personale ad Anne Wintour ma rivolta ai lettori di Vogue che, come tutti sanno, non è esattamente un magazine di tennis. È moda, è High Class, è Vippaio Indiscriminato. Very Inutil People. Del quale Serena e famiglia fanno parte a pieno titolo, da anni. Bambina compresa, vista all’Ashe Stadium con le perline ai capelli come la mamma nel 1999, nei giorni della sua prima vittoria Slam. Poi, però, è stata ancora Serena a proporre qualche «chissà», qualche «se» e qualche «ma», all’ipotesi dell’addio definitivo. È successo dopo la vittoria d’avvio, contro la Kovinic. Sarà vero? Non sarà vero? Benedetto marketing che s’infila dappertutto, come sabbia negli slip.
Certe volte commentare il tennis sembra facile, c’è una classifica, chi vince e chi perde, basta inserire i numeri del ranking e vedere chi ha fatto l’impresa. In questo caso, Serena Williams è la numero 605, l’estone Anett Kontaveit la numero due. Facile no? Serena ha vinto 76 26 62, ed è in terzo turno, opposta ad Ajla Tomlianovic. Non solo… Ha pure giocato bene, tirando sberle come da tempo non la vedevamo fare. Capperi che botte. Una a destra, una dall’altra parte, schemi semplificati per non incasinarsi la vita. Quanto basta a una come la Kontaveit per perdere la trebisonda. Bimba, vuoi sapere perché prima di te e delle altre di oggi, c’è stata una ragazza (donna, mamma, aliena…) che ha messo tutte quante in riga, per venti anni? Ecco, beccati questa e ragionaci su…
Ed è proprio la conseguenza di questi arruffati ragionamenti a condurci verso approdi che non ritenevamo più possibili. Se una quarantenne batte la testa di serie numero due, significa che è di nuovo la numero uno del tennis? Bè, non è così semplice. Certo è che Serena in questo torneo di addio sta rendendo la vita complicata a tutti. A New York si sono radunati un bel po’ di giornalisti che attendono di poter inviare l’articolo definitivo ai propri giornali. Era tanto bella… Era tanto brava… Ma lei non vuol perdere. Non ci sta. E questo signori significa essere ancora una vera ribelle. E allora «Sciapò», come direbbe Cassano.

Daniele Azzolini

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