[15] S. Halep b. B. Haddad Maia 6-3 2-6 6-3
Simona Halep ha messo le mani sul titolo numero 24 della sua straordinaria carriera, ma soprattutto è tornata a imporsi in un torneo di grande valore come il WTA 1000 di Toronto mantenendo fede alla storica ottima tradizione che la vede spesso fare molta strada in Canada. Se l’altro giorno citavamo le cinque semifinali, quella odierna era la quarta finale nel paese della foglia d’acero e il 6-3 2-6 6-3 ai danni della sorpresa Beatriz Haddad Maia vale il terzo titolo tra Toronto e Montreal.
Una partita accompagnata e sospinta dal calore di un pubblico accorso in massa nell’impianto perché per tutta la settimana, al di là delle giocatrici locali, Halep e Haddad Maia sono state forse le più tifate dalla foltissima colonia rumena e brasiliana. Così c’era tanto rumore sulle tribune, tantissimi cartelloni e scritte, tifosi festanti e indemoniati nel supportare le rispettive beniamine. Una giornata sportivamente molto piacevole, anche se non sempre quanto visto in campo rispettava standard alti perché l’incontro è stato spesso impostato sulla fisicità e se Haddad Maia è giunta praticamente a 13 ore di gare da inizio torneo la stessa Halep ieri aveva giocato una lunga partita contro Jessica Pegula e il fisico oggi non sembrava rispondere come spesso le accade.
L’inizio al servizio della rumena è disastroso, con quattro doppi falli nel primo turno di battuta e la brasiliana che volava sul 3-0. Riusciva in qualche modo a sbloccarsi, e per ribaltare completamente il parziale è bastato soprattutto trovare più profondità in una fase dove l’avversaria non era mai sufficientemente pronta a gestire il braccio di ferro continuo che Simona voleva imporre.
La partita è poi stata capovolta nel secondo set quando l’ex numero 1 del mondo ha calato l’intensità e Haddad Maia ha lasciato andare maggiormente il braccio, diventando più aggressiva e partendo subito con un break di vantaggio che ha incanalato la frazione a suo favore. L’effetto e l’inerzia però svanivano quasi subito: Halep ha trovato un fondamentale break di vantaggio all’inizio del set decisivo e, pur perdendolo sul 2-0 lo ha subito ritrovato riuscendo poi ad allungare per il 4-1 e gestendo perfettamente gli ultimi due turni di battuta. Quello che faceva specie, in un’atleta spesso ben preparata ai grandi sforzi come Simona, è che già nel quinto game della partita la si vedeva boccheggiare e per diversi tratti alla fine degli scambi era piegata sulle gambe dalla fatica.
C’era poco spettacolo nel suo tennis, poche geometrie, un dritto con cui bisticciava fin dai primi scambi e il servizio che al di là dei doppi falli ha spesso rappresentato una chimera soprattutto senza la prima in campo. Così si è vista una Halep più attendista da fondo campo, ma nel terzo set c’è stato un passaggio dove è sembrato che le gambe non la stessero seguendo negli spostamenti laterali, spesso scomposta al momento dell’impatto e dunque in ritardo nel colpo successivo. Eppure, da veterana e campionessa, ha saputo emergere dal momento complicato e trovare la forza di portare a casa una dura battaglia contro un’avversaria sorprendente nel cammino, con gli scalpi di Leylah Fernandez, Iga Swiatek e Karolina Pliskova, ma molto ben comportatasi e che da domani vedrà il proprio nome in top-20 per la prima volta in carriera.
Era da Roma 2020 che Halep non metteva le mani su un trofeo di questo valore, il primo da quando ha cominciato a lavorare con Patrick Mouratoglou, finalmente sorridente dopo mesi in cui non riuscivano a raccogliere l’impegno che stavano mettendo negli allenamenti. E con questo risultato Halep, esattamente dopo un anno, tornerà in top-10 nella classifica mondiale. Finalmente.
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