[17] E. Rybakina b. [16] S. Halep 6-3 6-3
Con una prestazione clamorosa, Elena Rybakina ha superato Simona Halep conquistandosi la finale di Wimbledon, la prima a livello Slam della carriera per lei e per il Kazakistan in singolare. Una prova maiuscola sotto ogni aspetto, tra servizio e risposta, per lasciare appena sei game alla giocatrice che probabilmente più di tutte aveva impressionato nel suo cammino fino a oggi.
Halep ha buone responsabilità nel 6-3 6-3 conclusivo, perché la sua prestazione al servizio è stata lontana dai numeri e dal rendimento delle cinque precedenti partite, ma sono soprattutto i nove doppi falli a condannarla a un’ora di enorme sofferenza dove solo per un attimo ha pensato di poter fare qualcosa, quando a inizio del secondo set Rybakina perdeva il break di vantaggio.
Elena però stava veramente bene soprattutto a livello mentale, piccolo grande ostacolo della sua carriera da quando a inizio 2020 si è spinta fin dentro la top-20. Una giocatrice che ha un tennis talmente pulito e giocato senza sforzi che quando lascia andare il braccio è un vero piacere per gli occhi, ma soprattutto ha vinto perché ha tenuto costantemente l’avversaria sotto grande pressione senza farsi prendere dalla fretta di dover chiudere il punto. Ha un gioco aggressivo, vero, ma a differenza per esempio di Amanda Anisimova nei quarti ha saputo avere pazienza nel giocare la palla durante gli scambi avendo spesso il comando e, anche, fortuna quando magari la sua profondità arrivava proprio negli ultimi millimetri di riga.
Halep in questo genere di partite ha forse un neo: la seconda palla di servizio, che non ha velocità particolarmente elevate e contro una grande colpitrice può soffrire soprattutto in determinate situazioni di punteggio. Una di queste, era con la rumena in ritardo e costretta a tenere la battuta per pareggiare i conti. E i problemi, oggi, sono cominciati subito. 1-0 Rybakina, 40-40, primo doppio fallo pesante per Simona che concedeva palla break e perdeva il servizio, mentre l’avversaria lasciava andare la propria prima per il 3-0.
Rybakina ha avuto percentuali davvero elevate. 71% di prime in campo per tutta la partita, 70% di punti ottenuti con quel colpo (84% nel primo set) e 58% con la seconda. Così era quasi ingiocabile e, oltre alla potenza, riportava di là pure slice piuttosto ben eseguiti. Malgrado l’altezza riusciva a stare abbastanza bassa come baricentro e a far ancora più male quando mostrava alla rumena che non bastava la capacità magari di allungare gli scambi o muovere la palla lungo il campo. Così Simona era continuamente in balia: è rientrata da 15-40 sull’1-4 ma non ha potuto nulla nei successivi due turni di battuta cedendo il primo set a Wimbledon dopo 21 vinti consecutivamente. E il secondo parziale è incominciato nella stessa maniera: doppio fallo sulla palla break, Rybakina subito avanti 2-0. La kazaka ha avuto un brutto passaggio sul 2-1, cedendo il servizio a zero, ma non ha lasciato andare avanti la numero 16 del seeding che si è trovata immediatamente 30-30 e sulla palla break concessa ha di nuovo commesso doppio fallo.
Da lì Rybakina non ha più tremato, districandosi bene anche nei pressi della rete e, sul 5-3, si è vista riaprire un game da 40-15 Halep grazie a un nuovo doppio fallo dell’avversaria e, giunta al match point, ha liberato una risposta di rovescio lungolinea che forse per la prima volta le ha lasciato andare un accenno di sorriso sul volto, lei che di solito è una statua in questo e non lascia mai trasparire emozioni, sia in positivo sia in negativo. E dunque sarà lei, sabato, ad affrontare Ons Jabeur. Sarà una prima volta per entrambe, una prima volta anche per i rispettivi paesi: Tunisia o Kazakistan, avranno, tra 48 ore, una loro giocatrice che verrà consacrata come campionessa Slam nel tempio tennistico per eccellenza.
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