[1] N. Djokovic b. [10] J. Sinner 5-7 2-6 6-3 6-2 6-2
C’è da arrendersi, da calare le braccia, di dire va bene basta, adesso ritiratevi cosa dovete ancora dimostrare? O forse da arrabbiarsi perché di nuovo, ancora una volta, sfidando qualsiasi calcolo delle probabilità, qualsiasi logica sportiva, il più vecchio va sotto dopo aver sofferto le pene dell’inferno e misteriosamente, invece di raccogliere quel che resta del vecchio campione, il giovane smette, non riesce più a fare quello che faceva fino a 10, macché, 5 minuti prima: giocare. La cronaca di questa partita somiglia troppo a quella di tante altre di questi ultimi 5 anni, e davvero non è il caso di ripetervela, di spiegare che splendida rimonta Sinner sia riuscito a compiere nel primo set, con un gioco molto più brillante di quello messo in mostra contro Alcatraz, quando era stato aiutato molto dallo spagnolo. Sinner era andato sotto 4-1 prima semplicemente di ingranare una marcia più di quella dell’avversario, che però si chiamava Djokovic e tanto bastava per renderla esaltante prima che inverosimile. Per mezz’ora Djokovic è stato meno di uno sparring partner, ha subito un parziale terribile prima di 6 game a 1 e poi di 12 game a 3, e poi, dice lui, si è guardato allo specchio. Sarà, ma il mistero è quello che succede all’altro, che prima risponde a poi arriva un sola volta ai vantaggi e una sola volta a 30 in 14 turni di risposta. Una cosa che manco avesse di fronte Sampras, anzi Federer. Cosa passa per la testa e per la gambe di questi ragazzi rimane un mistero poco glorioso, e tocca di nuovo ingoiarci le nostre speranze, per ripetere un refrain davvero ormai insopportabile.
Adesso si parlerà di speranze, di esperienze buone per il futuro, per insegnamenti eccetera, ma oggi Djokovic non è che giocasse contro uno che fa i tornei juniores, ma con uno che è stato top10 e ha persino giocato un paio di partite alle Finals. Superarlo con questa irrisorisa facilità, con un 6-3 6-2 6-2 che non ammette discussioni, senza manco dare l’aria di impegnarsi chissà quanto continua a ricordarci quanto il tennis contemporaneo non sia messo bene. E a spiegare magari perché Nick Kyrgios è così amato, nonostante tutto: ci provino con lui Djokovic e Nadal a dargli due set di vantaggio.
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